Ancora sull’etica della fotografia digitale…
In mancanza di tempo per qualche nuovo scatto (volevo farmi un giro domani, ma pare che la giornata sarà piovosa), riflettevo nuovamente sul significato della fotografia perché sempre più spesso si sfruttano i vantaggi del digitale per alterare in maniera abbastanza pesante quello che era lo scatto visto dal mirino della propria fotocamera. Giusto o sbagliato?
Vediamo innanzitutto di capire di cosa si parla. Le modifiche che si possono fare ad un’immagine sono moltissime; basta un programma di fotoritocco (es. Photoshop) e un po’ di tempo a disposizione. Gli interventi in assoluto più frequenti sono:
– crop, ossia tagli più o meno pesanti di porzioni di immagine
– maschera di contrasto per aumentare la nitidezza
– contrasto e saturazione per rendere i colori più vivi
– regolazione dell’esposizione e bilanciamento luci/ombre
– clonazione di porzioni di immagine per eliminare eventuali disturbi
In linea di massima sono operazioni che tutti fanno. Ma quand’è opportuno fermarsi? Quale è il limite da non superare?
Certo molto dipende da che tipo di immagini si realizzano e dal perché si realizzano. Una persona che fotografa per lavoro deve cercare di recuperare anche gli eventuali scatti sbagliati, ma penso che se lo si fa per pura passione lo scopo debba essere quello di migliorare il modo di fotografare e non quello di postprodurre (o postprocessare) le immagini.
Ben vengano i crop se servono a eliminare un elemento di disturbo che non rientrava nell’inquadratura (in genere il mirino delle reflex non copre mai il 100% della scena inquadrata e qualche sorpresa ci può sempre essere), così come dare una leggera aggiustatina ai livelli per migliorare contrasto e saturazione (specie se si lavora in RAW) è spesso indispensabile. Ma tutto con la dovuta misura!
Ultimamente leggendo riviste, pagine web e seguendo forum vedo come troppo spesso, a mio parere, si ricorre a crop per ricomporre completamente l’inquadratura, all’eccessiva saturazione dei colori per “spettacolarizzare” i propri scatti. Così come in alcune proiezioni si ricorre ad effetti di movimento per valorizzare scatti altrimenti poco significativi.
Personalmente mi sento apposto con la mia coscienza, ma il problema nasce quando ci si deve confrontare con gli altri. Come giudicare le immagini altrui? Solo da quello che vedo o anche da ciò che ci sta dietro?? :scratch:
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