La riserva della Feniglia
Esistono in Italia dei luoghi dove la Natura è in pace con l’uomo; la Maremma Toscana è certamente uno di questi luoghi e di essa fa parte anche il Tombolo della Feniglia, una sorta di cordone di sabbia che percorre il lato sud della laguna di Orbetello collegando l’entroterra con il Monte Argentario. Il tombolo, o Duna della Feniglia, si sviluppa per circa 6 km ed è costituito da spiaggia con vegetazione litoranea sul lato sud, da un’imponente foresta di pini nella parte centrale e da una fascia tipicamente lagunare sul lato nord.
Quest’estate ho trascorso con la famiglia una decina di giorni sulla laguna di Orbetello ed ho avuto anche alcune occasioni per trascorrere qualche ora nella riserva. La mia prima visita si è svolta nel corso di un Tour in mountain bike attorno alla laguna, senza fotocamera (avevo solo l’iPhone con me), nel corso del quale non però ho avuto modo di apprezzare a pieno il valore naturalistico della Feniglia.
All’inizio del percorso, dopo poche centinaia di metri venendo dall’Argentario, si trova subito un cartello illustrativo ed un capanno di osservazione dal quale, in realtà, non ho visto praticamente nulla se non alcuni anatidi in lontananza. In compenso ho sentito molto bene le le zanzare (pessima idea andarci nel tardo pomeriggio senza protezione!) e le cicale che, proseguendo con la pedalata, mi si lanciavano letteralmente addosso. Più avanti la cosa si è invece fatta più interessante e lungo la laguna ho notato diversi gruppi di cavalieri d’italia accompagnati da gabbiani ed altri limicoli non meglio identificati.
Ma è solo quando sono arrivato verso l’uscita della riserva che ho assistito ad una scena inaspettata: una signora con la figlia offrivano della frutta ad un gruppo di femmine di daino con i piccoli che si avvicinavano apparentemente senza alcun timore; le due mi hanno poi invitato ad avvicinarmi e fare lo stesso… che emozione!
Qualche giorno dopo, svegliandomi di buonora, ho raggiunto nuovamente la riserva Duna della Feniglia, questa volta in auto e con scopi fotografici; poiché però l’intero percorso si sviluppa appunto su circa 6km ho pensato bene di utilizzare ancora una volta la mia mountain bike per gli spostamenti.
Il sole non era ancora sorto, il cielo era terso e sulla laguna regnava una grande calma. Ho deciso inizialmente di provare un appostamento all’interno del capanno di osservazione dove ho atteso qualche ora (stavolta con dosi abbondanti di Autàn! 😬 ), ma gli unici soggetti che sono riuscito ad osservare e ritrarre sono stati una garzetta che ha trascorso almeno un’ora sulle salicornie, una famiglia di volpoche ed un guardingo porciglione con prole al seguito.
A metà mattina ho deciso di spostarmi lungo la laguna per altre osservazioni. Devo dire che muoversi in bicicletta con lo zaino sulle spalle ed il 300mm imbracciato era tutt’altro che comodo… forse a piedi sarebbe stato più semplice, ma pace. Mi sono fermato più volte per fotografare, anche se un po’ da lontano, alcuni giovani cavalieri d’Italia; e con loro ho visto garzette, aironi, piro piro, un chiurlo ed altri rappresentanti dell’avifauna locale.
Avendo con me la fotocamera oramai l’idea era però quella di raggiungere l’ampia radura in cui si trovavano i daini per fotografarli da vicino; così ho seguito il percorso naturalistico fino alla fine giungendo in loco ancora con una bella luce radente e riuscendo quindi a fare un po’ di scatti agli ungulati che però rimanevano ad una certa distanza.
Anche questa volta erano presenti solo femmine con i cuccioli; i maschi, mi ha detto la ragazza qualche giorno prima, tendono a rimanere nel folto del bosco.
Tutt’altra situazione invece l’ho trovata la sera stessa, quando ho pensato di portare anche mia moglie e mio figlio a vedere i daini ed a provare a dar loro da mangiare.
Acquistata un po’ di frutta nel supermercato del campeggio, intorno alle 18.00 ci siamo diretti verso Ansedonia, parcheggiando questa volta l’auto proprio vicino all’ingresso della riserva dove si trovano i daini. Una delle femmine, non appena visto il sacchetto con il cibo, si è precipitata verso di noi prendendo ben volentieri albicocche ed altra frutta dalle mani di Riccardo, tutto felice per l’incontro!
Non sono certo che sia giusto questo rapporto così “amichevole” tra fauna selvatica ed esseri umani. Fortunatamente in questo luogo meraviglioso gli animali non corrono pericoli e sono protetti, al contrario di altri luoghi dove il foraggiamento ha purtroppo un secondo fine poco felice per gli animali.
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