Ancora sull’orso ucciso in Germania
Ha avuto un certo rilevo la notizia dell’orso, amichevolmente battezzato come “Bruno”, abbattuto alle 4.50 di ieri nel sud della Germania. Il quotidiano locale, l’Alto Adige, ha dedicato alla vicenda un ampio spazio in prima pagina ed un dettagliato servizio all’interno (da pagina 16 a pagina 20); numerose sono state le reazioni del mondo ambientalista ed anche di quello politico con il leader dei Verdi nonché Ministro per l’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, e numerose personalità politiche del Trentino Alto Adige. Da ogni parte arrivano condanne nei confronti di quest’azione che ha risolto il problema (comunque reale e riconosciuto) nel peggiore dei modi possibili.
Ecco alcune reazioni.
WWF Italia (fonte: www.wwf.it)
«“Abbattere animali appartenenti a specie protette è un atto gravissimo – accusa Fulco Pratesi, presidente del WWF Italia – L’orso Bruno tra l’altro è il frutto di un progetto di conservazione, è un esemplare nato da soggetti reintrodotti nell’ambito del progetto Life Ursus al Parco dell’Adamello-Brenta. Noi del WWF cerchiamo di lavorare a favore della conservazione. Qualcuno invece altrove spara, distruggendo anni di lavoro”.
In più occasioni il WWF ha in queste settimane offerto e messo a disposizione la propria esperienza nella gestione dei conflitti, per altro risolti con successo in Italia, specie in Abruzzo. L’orso era monitorato e tutte le informazioni erano trasferite alle autorità locali.
“Non c’è giustificazione per quanto accaduto stamattina all’alba. – sostiene Michele Candotti, Segretario generale WWF Italia – Battute di caccia contro un orso sono il segno di una sconfitta. Ci sono misure e tecniche consolidate per allontanare gli orsi dai centri abitati. Ci scandalizziamo quando in Africa o in India le popolazioni locali uccidono specie protette come elefanti, tigri. Noi oggi non abbiamo nulla da insegnare. Abbiamo agito esattamente allo stesso modo”.
L’intera vicenda dell’orso Bruno mostra poi come nella rete ecologica europea si siano aperte falle vistose. Non c’è continuità nella rete, né condivisione di metodologie. E’ necessario ripartire dal recupero di questa continuità per scongiurare brutte sconfitte come quella di oggi».
LAV – Lega Anti Vivisezione (fonte: www.infolav.org)
«“La condanna a morte di Bruno è stata una decisione vergognosa – dichiara Ennio Bonfanti, responsabile del settore ‘fauna’ della LAV – perché non c’era nessun motivo per ucciderlo: bastava risarcire gli allevatori di pecore eventualmente danneggiati e aspettare che Bruno ritornasse nel fitto delle foreste, magari nelle Alpi italiane da dove proveniva. Si è trattato di un killeraggio premeditato, dettato da una inaccettabile quanto primitiva paura di un animale che nell’ignoranza è sempre stato dipinto come nemico dell’uomo. La sua imbalsamazione, poi, rappresenta un grottesco e macabro atto di disprezzo per la vita di un essere vivente”.
La LAV fa notare che in Italia le leggi vigenti avrebbero assolutamente impedito la fucilazione di Bruno, che per il nostro diritto (legge 157 del 1992) è una “specie particolarmente protetta” considerata quale “patrimonio dello Stato” da tutelare anche “nell’interesse della comunità internazionale”. E’ paradossale ed incredibile che la Germania – dai più ritenuta un Paese con una sensibilità verso la natura e gli animali maggiore di quella riscontrabile in Italia – abbia deciso di fucilare l’innocuo orso per il quale il Governo italiano (nella persona del Ministro dell’Ambiente on. Pecoraio Scanio) aveva ufficialmente chiesto la “grazia”.
“E’ stata palesemente ed arrogantemente violata la Convenzione di Berna sulla vita selvatica in Europa del 1979, recepita in tutta l’Unione con la Decisione 82/72/CEE del 1981 – denuncia Bonfanti – che tutela gli orsi europei. Chiederemo quindi alla Commissione europea di aprire una procedura d’infrazione contro la Repubblica tedesca per violazione del diritto comunitario. In ogni caso, chiediamo al Ministro Pecoraio Scanio di protestare ufficialmente contro questa vergognosa esecuzione chiedendo l’intervento ufficiale del Comitato permanente di vigilanza sulla Convenzione presso il Consiglio d’Europa”».
Alfonso Pecoraro Scanio, Ministro dell’Ambiente (fonte: Alice News)
«“Un brutto segnale per chi ha a cuore il ritorno e la difesa di questo animale”. E’ il commento del ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio sull’abbattimento di Jj1, l’orso che aveva passato il confine italiano, finendo in Baviera dove le autorità gli hanno dato la caccia per settimane. “Abbiamo fatto di tutto per cercare di evitare quanto accaduto. Putroppo non ci siamo riusciti – aggiunge Pecoraro – Ma l’ondata di simpatia che si è diffusa in queste settimane intorno a ‘Bruno’, così come le reazioni negative oggi alla notizia della sua uccisione, ci fanno ben sperare per il futuro. Ecco, la brutta notizia di oggi almeno rafforza la convinzione di quanto l’orso sia amato e ben visto”. […]
“Il Governo Italiano – sottolinea Pecoraro – non può che fermamente richiamare l’attenzione dei paesi europei interessati al rispetto dei principi di cui all’allegato 1 della Direttiva Habitat, e riconfermare l’opportunità che, indipendentemente da ogni protocollo per la gestione dell’orso, ci si attendeva un coordinamento più accentuato al fine di salvaguardare la vita dell’animale. L’Italia non può accettare che il controllo della popolazione alpina di orsi avvenga attraverso l’abbattimento di individui.
Lo sconfinamento di esemplari appartenenti alla crescente popolazione italiana rappresenta sicuramente un elemento di successo del progetto ‘Life Ursus’, attivo in Trentino e cofinanziato dalla Comunità Europea. Tale progetto prevede infatti nei prossimi anni il raggiungimento di una popolazione di 40-50 orsi che non possono in alcun modo rimanere all’interno del territorio trentino. Tale situazione rende indispensabile un coordinamento ed un raccordo tra i protocolli di gestione dell’orso nei diversi paesi, nel pieno rispetto di quanto previsto dalla Direttiva Habitat e dalla Convenzione di Berna.
L’Italia – ha continuato Pecoraro – sta anche approntando un progetto di supporto strategico alla nuova situazione con un budget di 230 mila euro destinato alle attrezzature per il radiomonitoraggio, alla cattura e trasporto degli orsi, al potenziamento dei laboratori di genetica, ai corsi di formazione, alla costituzione della banca dati e, come estrema soluzione, anche ad attrezzare nuove aree faunistiche di recettività per individui problematici”».
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