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Immagini scattate da me
In questi ultimi giorni ho girato un pochino in auto per le valli nei dintorni: Val Venosta, Val Passiria, Val d’Ultimo e Val d’Adige seguendo in parte la Strada del Vino. Anche se lo scopo di questi viaggetti non era prettamente fotografico, ho avuto modo di osservare i vari ambienti, i vari scorci ed in alcuni casi di fermarmi a scattare qualche fotografia per un progettino fotografico iniziato lo scorso dicembre (ma ancora non anticipo nulla a riguardo).
Ed ho avuto anche un’altra conferma: che se si sta sempre fermi nel proprio “orto” si raccoglie sempre e solo la stessa “verdura”. Una metafora per sottolineare come in due giorni di seguito, spostandomi dai luoghi a cui sono abituato, ho avuto delle belle occasioni fotografiche che forse avrei potuto sfruttare di più, ma sono comunque felice di essere riuscito a cogliere l’attimo. Mercoledì ad esempio mi trovavo nella frazione di Valtina sulla strada che porta a Passo Giovo; stavo fotografando alcune capre nei pressi di un maso quando ho sentito uno strano rombo provenire dalla montagna. Lì per lì non ci ho fatto subito caso, ma quando ho alzato lo sguardo ho visto che lungo il versante della montagna opposto a dove mi trovavo stava scendendo una piccola valanga schiantandosi tra gli alberi sottostanti; quindi ho subito puntato lì il teleobiettivo ed ho scattato a raffica. Forse non una foto eccelsa tecnicamente, ma non credo capiti tutti i giorni di trovarsi ad assistere a questi fenomeni.
Devo dire che nonostante non fosse di grossa portata, l’effetto è comunque impressionante. Sembra come un grosso fiume in piena che travolge tutto ciò che incontra sul suo cammino. In questo scatto è ben evidente l’effetto che ha la massa nevosa nell’impatto con gli alberi sottostanti!
E’ invece di ieri un altro scatto inaspettato. Non un paesaggio in questo caso, ma uno dei miei amici pennuti. In questo caso la “gita fuori porta” era in Val d’Ultimo dove ho superato Santa Valburga fino a raggiungere Santa Gertrude, l’ultimo paese della valle. Qui i prati sono ancora parzialmente innevati; tuttavia quelli più esposti al sole in questi giorni mostrano una splendida fioritura di crocus viola e bianchi. Li definirei quasi tappezzanti in alcuni tratti. Prima di girare l’auto per rientrare verso casa mi sono fermato proprio a fare qualche scatto, scegliendo di tenere montato il 300mm nella speranza di riuscire, con lo schiacciamento prospettico, a rendere meglio la densità con cui i fiori ricoprivano il terreno.
La scelta di usare il teleobiettivo è stata azzeccata. Non tanto per ciò che mi ero proposto di fare, quanto per il fatto che tra i crocus, nei prati appena concimati, alcune cesene (Turdus pilaris) razzolavano in cerca lombrichi e altri piccoli insetti. Insolitamente confidenti, nonostante fossi a piedi in mezzo al campo mi hanno lasciato fare alcuni scatti prima che le nuvole rubassero la scena al sole. Ho appena iniziato a guardarle, ma senza dubbio qualche scatto carino è uscito, come quello che inserisco qui in anteprima…
Se le cose vanno come spero, le prossime settimane potrebbero essere piuttosto interessanti per me dal punto di vista fotografico. Ma per ora è presto per dirlo e non vorrei portarmi sfiga come in passato… Intanto questa domenica sarò invece impegnato in un piccolo reportage della celebrazione per il 145° anniversario dei Vigili del Fuoco di Merano. Appena possibile inserirò qui un piccolo reportage della giornata.
Di recente ho acquistato su web un nuovo capanno fotografico portatile che andasse a sostituire l’Ameristep acquistato alcuni anni fa. Non che quest’ultimo avesse particolari problemi, ma cercavo qualcosa di più flessibile e trasportabile; il capanno Ameristep è comodo, spazioso ed impermeabile, ma pesa parecchio e necessita di una superficie piana per essere posizionato oltre ad essere un po’ grande e dalla forma riconoscibile. Ecco perché ho deciso di fare un tentativo con il capanno/poncho mimetico Kwik Camo® della Essential Photo Gear, appositamente studiato per l’utilizzo fotografico, che a detta di molti offre risultati eccellenti. In effetti, se si guarda la foto a lato, la resa mimetica è piuttosto buona.
Di fatto il capanno in questione è una sorta di lenzuolo (non impermeabile dunque) molto leggero ed adattabile, con aperture per l’obiettivo della fotocamera, per il flash e può essere usato anche come poncho grazie a delle aperture laterali da cui possono uscire le braccia. Inoltre sulla parte superiore, all’altezza degli occhi, è dotato di una retina (anch’essa con disegno mimetico) che permette di vedere all’esterno. L’unico neo è costituito da una certa difficoltà nel muoversi all’interno e dal fatto che i propri movimenti possono essere rilevati dagli animali, ma almeno in questo mio primo tentativo si è rivelato comunque efficace!
Era più di un mese che, tra un malato e l’altro in famiglia (maledetta influenza!), non riuscivo a prendermi il tempo per qualche scatto. Così ieri mattina, svegliatomi di buon’ora, ho deciso di imp0rovvisare un’uscita e provare il nuovo acquisto sul campo per testarne l’efficiacia. Dopo qualche difficoltà iniziale per il posizionamento, sono riuscito a piazzarmi a ridosso di un albero di acacia i cui rami offrivano una sorta di continuità al disegno Realtree del capanno.
Ben presto il laghetto del biotopo si è popolato di germani reali e cormorani e dopo poco più di un’ora di attesa, un bellissimo adulto di airone cinerino (ardea cinerea) si è posato proprio sul ramo che stavo inquadrando. Ho colto subito l’occasione e l’immagine che ne è uscita è forse il mio migliore scatto di sempre a questa specie…
Di questo scatto mi piace molto la luce radente del primo mattino, il piumaggio dell’uccello ben evidenziato (compreso il ciuffetto nero sul capo) e lo sfondo dove, sfuocato, è presente anche un cormorano che nuota placidamente sull’acqua. Purtroppo, come in altre occasioni, la mia fretta nello scattare ha reso l’esemplare sospettoso, tanto che dopo nemmeno un minuto si è spostato su di un diverso posatoio ad una ventina di metri più in là. Ma già così mi ritengo più che soddisfatto!
Ad ogni modo la mattinata era ancora lunga e volevo mettere ulteriormente alla prova il nuovo acquisto. Più di una volta, nei pressi del ramo dove ho fotografato l’airone, si era fatto vedere un tuffetto. Così, quando più tardi gli aironi si sono involati a causa del rumore di una motosega lì vicino, ho colto l’occasione per avvicinarmi ulteriormente alla superficie dell’acqua (nel limite del possibile dato che la riva è invasa dai rovi) nella speranza di vederlo ripassare. La nuova postazione era molto vicina all’acqua, ma con il tuffetto purtroppo non ho avuto la stessa fortuna in quanto lo stesso si era spostato dalla parte opposta del laghetto.
In compenso a pochi metri da me si è avvicinato un pettirosso che non aveva minimamente notato la mia presenza. E ad un certo punto anche uno dei cormorani si è avvicinato ed è salito sul ramo dov’era posato prima l’airone; sarà stato a non più di 5 metri dalla mia posizione, vicino al punto tale che il moltiplicatore 1.4x che avevo montato sul 300mm per il tuffetto era di troppo. In questa occasione ho constatato la vera limitazione del “capanno”; infatti dopo aver tolto con molta calma il moltiplicatore, nel tentativo di riporlo al sicuro ho fatto qualche movimento di troppo e il cormorano è ridisceso in acqua allontanandosi verso il centro del laghetto. In ogni caso è stato un test assolutamente positivo con il quale ho anche capito quali sono gli errori da non commettere nelle prossime occasioni.
Erano quasi 4 anni che aspettavo che ritornassero; l’ultima volta che ho visto i folletti della taiga era il gennaio del 2007, quando un folto gruppo si è fermato prima a Laion e dopo qualche giorno nel paese di Cornaiano vicino a Bolzano. Chi li conosce sa sicuramente che sto parlando dei beccofrusoni (Bombycilla garrulus), sicuramente tra gli uccelli più belli che mi sia capitato di vedere.
La loro presenza alle nostre latitudini è quasi sempre legata a periodi di freddo intenso, con conseguente scarsità di bacche, nel nord dell’Europa. In Germania nelle scorse settimane c’è stata una vera e propria invasione che preannunciava il loro arrivo anche a sud delle Alpi. E così è stato. Quest’anno, come quattro anni fa, le segnalazioni si sono moltiplicate.
Quando mi è giunta la notizia che un piccolo gruppetto di una dozzina di individui si trovava a circa 15 minuti di auto da casa mia non ho potuto non approfittarne. Ieri mattina, nonostante un tempo penoso (nebbia, vento e pioggia mista a neve), mi sono recato ad Avelengo dove erano stati segnalati. Le condizioni meteo erano veramente pessime, ma mi han dato la possibilità di fare qualche scatto ai beccofrusoni sotto la neve.
Gli scatti in questione sono sicuramente suggestivi, ma mancano di dettaglio a causa degli ISO elevati. Quindi oggi pomeriggio, dopo pranzo, ho riprovato a dedicarmi a loro ed i risultati sono decisamente incoraggianti. La luce era ottima, il posatoio quasi (altri fotografi, giunti per l’occasione, hanno posizionato appositamente alcune bacche con il risultato di avere delle situazioni un po’ finte) ed i primi scatti che ho rivisto promettono bene. Ve ne propongo qui uno che finisce dritto dritto nella galleria “avifauna”…
La partita non è ancora conclusa perché mi piacerebbe ottenere uno scatto un po’ più dinamico, ma già con gli scatti di questi due giorni sono più che soddisfatto. Per non parlare della gioia nell’aver rivisto, dopo anni, tornare questi stupendi uccelli a far visita alla nostra provincia.
Bentornati amici della taiga!
Sto finalmente trovando il tempo per riordinare il mio materiale fotografico: sto buttando via le foto sfocate, mosse o doppie dal mio archivio per far spazio sull’hard disk e pian piano sto elaborando gli scatti di questi ultimi mesi, tra i quali anche quelli di una giornata fotografica di metà giugno in cui mi sono dedicato esclusivamente alla fotografia. Una giornata davvero faticosa, ma che alla sera, riguardando le foto scattate, mi ha dato delle belle soddisfazioni.
La giornata è cominciata alla mattina di buon’ora, quando con Anita e Mirko ci siamo recati nella zona di Tesimo con l’intento di dedicarci prevalentemente alla fotografia macro, dato anche il fatto che Anita voleva provare il suo nuovo Nikon 105mm f/2.8 Macro VR. Nel pomeriggio, poi, io e Mirko abbiamo partecipato all’evento Alumix organizzato dalla Manifattura Fotografica a Bolzano, dove abbiamo avuto l’opportunità di fare un po’ di scatti all’interno di un’ex struttura industriale ora parzialmente destinata a manifestazioni ed altri eventi culturali.
L’uscita mattutina è stata particolamente interessante e fin dai primi passi mossi in mezzo al bosco sentivo che sarebbe stata una giornata positiva. A poco più di un centinaio di metri dall’auto ci siamo imbattuti in numerose orchidee della specie Neottia nidus-avis, confinate in un’area di poche decine di metri quadrati. Si tratta di una new entry della mia personale checklist delle orchidee spontanee; sicuramente non sono tra le più belle e vistose, ma non potevo perdere l’occasione di fotografarle. E non è l’unica specie di orchidea trovata, perché a poca distanza ci siamo imbattuti anche in alcuni esemplari di Platanthera bifolia, di cui uno particolarmente bello che potete vedere nella galleria “Orchidee spontanee“.
Ma l’emozione più grossa è stato quando, mentre cercavo insetti nell’erba alta, ho visto Mirko arrivare verso di me chiedendomi se ho visto il gufo. Il gufo? Quale gufo? Stava scherzando?
No, non stava affatto scherzando! Ma non si trattava di un gufo, bensì di un giovane allocco (Strix aluco) che probabilmente aveva da poco lasciato il nido. La sua presenza ci è stata rivelata dal rumoroso vociare delle cesene ed altri turtidi impegnati nel mobbarlo. Purtroppo non c’è stata la possibilità fotografarlo come si deve, ma è stato forse uno degli incontri più emozionanti che mi sia capitato negli ultimi anni.
Per quanto riguarda l’Alumix devo praticamente ancora cominciare la post-produzione, ma gli scatti dell’uscita naturalistica mattutina sono già in buona parte online; alcuni li avevo già caricati nell’ultimo aggiornamento, mentre oggi ho aggiunto due nuovi scatti di un bellissimo giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum), di cui vi propongo qui un’anticipazione con uno scatto ambientato che sulla mia pagina Facebook pare sia stato piuttosto apprezzato.
Nel tardo pomeriggio infine, sempre con Mirko, abbiamo chiuso la full-immersion con una visitina all’aeroporto di Bolzano, dove speravamo di trovare qualche soggetto interessante da fotografare. L’aeroporto del capoluogo è un hot-spot molto interessante per l’avifauna e la sera non è difficile imbattersi in specie particolari.
Ma anche qui, alla fine, ci siamo dedicati alla macro; abbiamo infatti trovato alcuni esemplari di Misumena vatia, un interessante aracnide della famiglia dei tomisidi (o ragni granchio) che ha la caratteristica di modificare la sua colorazione in funzione delle piante o dei fiori su cui tende l’agguato alle sue prede. In questo caso è stato però facile individuarli in quanto, nonostante la colorazione giallo canarino, sostavano su dei fiori di cardo. Di lì a breve (una settimana sostengono gli amici del forum naturalistico Natura Mediterraneo) avrebbero dovuto modificare la pigmentazione per mimetizzarsi sulla nuova pianta ospite.
Anche di questi ragni ho inserito due nuovi scatti nella galleria “Aracnidi” e ve ne propongo qui uno in anteprima.
Della stessa giornata ho inserito una nuova immagine anche nella galleria “Farfalle e falene“, mentre qualche altro scatto di repertorio è stato inserito in altre gallerie. Ho ancora diverse immagini, anche vecchie, da sistemare. Chissà che non venga fuori qualche altra chicca di cui mi ero dimenticato 😉
Il lavoro sull’85^ adunata nazionale degli Alpini a Bolzano è finalmente terminato: più di 600 scatti realizzati sul posto, quasi 250 postprodotti (il resto sono andati invece cestinati) e di questi 84 hanno trovato spazio in una galleria nella sezione “Eventi e reportage“.
Questa è forse uno dei miei scatti preferiti di quel giorno, esposto anche nelle due mostre fotografiche dedicate al raduno organizzate dallo Studio Evois di Laives.
Non sono le fotografie a cui sono abituato, ma spero comunque, in questa parentesi al di fuori della fotografia naturalistica, di essere riuscito a cogliere una parte dello spirito della manifestazione.
Lo scorso 13 maggio la città di Bolzano ha ospitato per la prima volta la variopinta carovana degli Alpini, in occasione dell’85° raduno nazionale. Una grande festa ed una bella occasione fotografica a cui non sono potuto mancare.
Nei giorni che hanno preceduto la sfilata vera e propria, i profili Facebook dei miei amici bolzanini si sono riempiti di immagini goliardiche che mostravano tutta la gioia e l’allegria che si respirava per le vie della città. Sarei voluto essere lì, ma i vari impegni non mi han permesso di scendere a Bolzano durante la settimana. In compenso non volevo assolutamente perdermi la parata, così la mattina di domenica 13 maggio mi sono trovato con Eleonora e Maurizio per raggiungere il capoluogo altoatesino…
Abbiamo preso il pullman di buon’ora; raggiungere Bolzano con l’auto sarebbe stato impossibile perché tutto il traffico è stato chiuso. A differenza di quanto mi sarei aspettato, insieme a noi c’era solo un piccolo gruppo di Alpini con famiglia.
Durante il vaggio il mio pensiero è andato più e più volte a mio nonno: era un alpino, è stato a diversi raduni e questa occasione non se la sarebbe di certo persa. Sentivo quasi di essere lì per lui e questo mi metteva gioia e una grande malinconia allo stesso tempo.
Non ho mai partecipato ad una simile manifestazione, né tantomeno l’ho mai fotografata. Non sapevo bene cosa aspettarmi né come muovermi. Ma una cosa è certa: volevo esserci e cercare di cogliere con l’obiettivo della mia fotocamera non solo l’evento in sé, ma anche alcuni dettagli e sfumature tra le migliaia di persone che vi hanno partecipato. Non sono però sicuro d’esserci riuscito…
La prima cosa che abbiamo notato una volta scesi dal bus navetta è stata l’incredibile partecipazione della città, con bandiere tricolori appese praticamente ovunque. Ma il tempo per guardarsi intorno era poco… la parata stava per cominciare!
E nel punto di “ammassamento” centinaia di Alpini appartenenti a gruppi provenienti da ogni parte del mondo erano già pronti per sfilare: Uruguay, Sud Africa, Perù, Brasile… una moltitudine di persone che ha fatto migliaia di chilometri solo per partecipare a questo evento, uniti da un unico spirito.
La prima ora è stata piuttosto frenetica e concitata; non sapevamo come muoverci, c’era molto da fotografare, pochi erano gli spazi liberi ed eravamo un po’ indietro rispetto alla testa della parata. Per buoni 20 minuti la nostra è stata una vera e propria corsa tra la folla, nel tentativo di raggiungere i primi della fila tra cui anche le autorità locali.
Fortunatamente lungo il percorso abbiamo trovato una buona postazione, comoda e libera da elementi di disturbo, dove ci siamo fermati per assistere alla sfilata. E’ qui che finalmente ho potuto concentrarmi maggiormente sulle persone, sui loro volti: dai ragazzi della mini-naja ai “veci” dalle lunghe barbe; ognuno con la sua storia, ognuno con lo stesso entusiasmo nello sguardo per la partecipazione a questo evento.
Ed è qui anche che mi sarei mangiato le mani per non avere con me un 70-200mm anziché il 24-105. Ma il 70-200 non è un obiettivo che fa parte del mio corredo perché prima d’ora non ne avevo mai evvertito una reale esigenza. In questo caso, però, si sarebbe rivelato molto utile per isolare i soggetti dallo sfondo e cogliere meglio i dettagli; ho dovuto dunque arrangiarmi col 24-105 sul quale, ahimé, non potevo nemmeno montare il moltiplicatore 1.4x che sarebbe stato un bell’aiuto.
Il vero, grande errore della giornata è stato però quello di scordare a casa (più o meno colpevolmente) due schede di memoria rispettivamente da 2 e 4 GB, rimanendo così con soli 4GB (pari a circa 300 scatti) a disposizione. Quindi, una volta esaurito lo spazio sulla compact flash, ho dovuto abbandonare temporaneamente la manifestazione per trovare un negozio aperto dove acquistare una scheda… impresa che si è rivelata pressoché impossibile!
Fortunatamente in mio soccorso è venuto Renzo di Euro Impianti Elettrici, impresa che ha realizzato l’impianto elettrico del condominio in cui mi sono appena trasferito, incontrato causalmente lungo Corso Italia che mi ha permesso di restare nel suo ufficio a scaricare le immagini dalla fotocamera (con istruzioni telefoniche di Luca, legittimo proprietario del pc ) per liberare la scheda e lasciar spazio a nuovi scatti. Ciò nonostante, ahimé, ho perso quasi un’ora e mezza di tempo!
Riunitomi finalmente agli altri abbiamo seguito per un po’ la parata da molto vicino nel suo punto di arrivo, dopodiché ci siamo pian piano diretti verso i prati del Talvera per andare a mettere qualcosa nello stomaco. Nel girare tra i numerorissimi gruppi di Alpini abbiamo colto qualche altro scatto, tra cui i due fantastici “veci” col barbone della sezione torinese dell’A.N.A.
Infine, dopo un succulento quanto pesante panino con salsiccia e cipolla (!), era arrivato il momento di dare un’occhiata al mondo degli alpini in servizio. Sia chiaro: non approvo la guerra, né le missioni di pace supportate dall’intervento militare. Ma un reportage completo della giornata non sarebbe stato completo senza documentare anche questo aspetto… ammiro gli Alpini per il loro impegno sociale, un po’ meno per quello militare.
I prati del Talvera, oltre agli stand gastronomici, ospitavano anche spazi dimostrativi delle Forze Armate italiane, con i propri mezzi (compresi un elicottero ed i famosi mezzi Lince) ed i propri reparti. E’ qui dunque che si è conclusa la mia giornata fotografica.
In realtà ci sarebbe stato ancora molto da vedere: dovevano sfilare ancora i gruppi locali e la serata si sarebbe rivelata un’unica grande festa in tutta Bolzano. Ma il mio tempo lì era finito…
Lasciati Eleonora e Maurizio mi sono diretto a piedi verso la stazione, dove i bus navetta continuavano ad andare e venire trasportando i vari gruppi di Alpini da una parte all’altra della città.
Mentre tornavo verso il pullman per Merano, dal finestrino della navetta osservavo gruppi festanti di persone che invadevano ogni strada, comprese quelle della zona industriale trasformatasi per l’occasione in una sorta di grande campeggio.
Sono felice dell’esperienza vissuta, nonostante i numerosi chilometri percorsi a piedi (molti dei quali in cerca di una scheda per la fotocamera) ed un po’ di rammarico per non aver avuto la possibilità di godermela per tutta la sua durata.
A distanza di oltre 5 mesi ho finalmente trovato il tempo di metter di nuovo mano a quegli scatti. Prima di iniziare il reportage avevo un dubbio: colore o bianco e nero? Ma dopo aver partecipato alla giornata ho preferito mantenere i miei scatti a colori per dare risalto a quella che era, come da titolo di questo post, la variopinta carovana degli Alpini.
Presto nella sezione “Eventi e reportage” troverete una galleria con una selezione delle fotografie scattate quel giorno.
Ecco finalmente l’aggiornamento che da tempo avrei voluto mettere online!
Sono passate un’intera primavera ed estate senza che io caricassi più nessuna immagine nelle gallerie del sito. Chi mi segue su Facebook ne avrà certamente viste alcune in anteprima, ma solo ora ho trovato qualche ora per caricarle anche qui, dove la qualità peraltro è certamente migliore di quella del social network che, ahimé, tende a comprimere un po’ troppo le immagini con evidente decadimento specialmente per gli sfondi omogenei come questi.
Ma più di tante parole, lascio lo spazio alle immagini!
Quelle che seguono sono solo alcune anteprime delle 32 fotografie che ho appena finito di caricare nelle varie gallerie…
C’è davvero un po’ di tutto, a parte i paesaggi (che per ora, fuori allenamento come sono, vanno al di fuori della mia portata): coleotteri, libellule, orchidee, funghi, anfibi, farfalle… persino lepri!
Il lavoro in realtà non è ancora finito. Ho ancora centinaia di scatti da sistemare, di cui decine da pubblicare (tra cui anche i reportage realizzati all’ex fabbrica Alumix di Bolzano e quello del raduno degli Alpini, sempre a Bolzano). Ma ho deciso che intanto da qualche parte dovevo cominciare, quindi ecco la prima carrellata che vi consiglio di gustare (o almeno mi auguro che sarà così) nel formato più grande entrando nel menu “Gallerie natura” e selezionando poi quelle che più sono di vostro interesse.
Buona visione!!
Chi mi segue saprà bene che da un paio d’anni alcune delle mie uscite sono dedicate alla salamandra pezzata, anfibio particolarmente vistoso per la sua colorazione nera a macchie gialle. Questo simpatico animaletto era frequente nei nostri boschi, ma da diversi anni non se ne vedono più molte. Ricordo che quand’ero piccolo bastava una giornata di pioggia per vederle lungo i sentieri nei boschi o lungo i Waalweg sparsi nel Burgraviato; ma oggi a quanto pare non è più così.
Lo scorso venerdì l’amico Mirko Masieri ha avuto fortuna ed ha avuto modo di scattare diverse foto, pubblicate sul suo profilo Facebook. Io quel giorno lavoravo, ma avevo avuto la stessa idea per il fine settimana; anche se poi a me non è andata altrettanto bene nonostante il meteo estremamente favorevole. Domenica c’era una continua alternanza di pioggia e schiarite, ma di salamandre nemmeno l’ombra.
Morale della favola… sono finito nuovamente a fotografare funghi e insetti.
Ma va bene lo stesso. In quel paio di ore trascorse da solo ho comunque avuto anche modo di riflettere sull’approccio che mi sembra di avere ultimamente nelle mie uscite fotografiche, più simile a quello di un cacciatore che a quello di un naturalista. Devo ricominciare ad osservare tutto ciò che mi circonda anziché fossilizzarmi su di un unico obiettivo… forse così torneranno ad essere i soggetti che cercano me e non viceversa!
L’estate quest’anno è volata. Mai come quest’anno ho preso così poco in mano la fotocamera. Ma d’altro canto, come più volte ho detto, la fotografia per me è soltanto un hobby e, in questo caso, casa e famiglia hanno avuto la precedenza. Nell’estate che si è appena conclusa ho dedicato tutte le mie energie al trasloco nel nuovo appartamento, atteso da ormai 11 lunghi anni: cucina e salotto da scegliere, lavori da seguire, mobiletti da montare, cose vecchie ed inutili da buttare e soprattutto… tante tante scatole in giro per casa!
Perfino le mie ferie quest’anno sono state dedicate interamente al trasloco. Ora però io e la mia famiglia siamo nella nuova casa; ci sono ancora vari lavoretti da fare ed alcune cose da sistemare, ma il grosso è fatto. Così, quando Mirko mi ha chiesto di andare a fare qualche scatto, seppur con qualche esitazione ho deciso di unirmi alla compagnia.
Quindi lo scorso sabato, di buon mattino, Mirko, Anita ed io ci siamo diretti verso Tesimo, nella zona del biotopo di S. Ippolito che abbiamo constatato in più di un’occasione essere piuttosto interessante per la fotografia macro.
L’uscita di per sé è cominciata in modo piuttosto scialbo; speravamo di trovare qualche soggetto interessante, ma la ricerca è stata piuttosto infruttuosa.
In un prato, vicino al biotopo, qualche timido segno di vita si lasciava intravedere nell’erba: crochi autunnali, alcune cimici, api e bombi semiaddormentati e ragni di vario tipo. Ma nulla a che vedere con quanto ci aspettavamo. Ciò nonostante mi son divertito a mettere alla prova il mio nuovo plamp autocostruito, realizzato con il braccetto snodabile di una torcia per lettura ed una piccola pinza per giardinaggio: leggero, pratico, versatile ma probabilmente non riproducibile perché non ho idea di dove trovare lo stesso tipo di braccetto dato che era di una torcia avuta in omaggio in banca 🙂
Altro esperimento della mattinata è stato quello di una macro con rapporto di ingrandimento decisamente superiore al classico 1:1.
Mirko ed Anita si son fatti prendere dalla “moda” degli obiettivi invertititi ed infatti erano dotati entrambi di 24mm con anello di inversione; è una tecnica che mi ha sempre affascinato per i grandi ingrandimenti che si riescono ad ottenere, ma non l’ho mai utilizzata per due motivi strettamente collegati tra loro: in primis perché rende quasi obbligatorio l’utilizzo del flash e, come conseguenza, a distanza di anni ancora non sono convinto dei colori che, a mio avviso, vengono resi un po’ innaturali dal lampo di luce artificiale.
Nonostante tutto, però, volevo comunque cimentarmi in qualche scatto un po’ particolare: il ragno che vedete nell’immagine qui sopra (seconda fotografia) è stato ripreso con la Canon EOS 7D (sensore ridotto con fattore ingrandimento 1.6x) + Canon EF 180mm Macro + 3 tubi di prolunga (12-24-36mm) + Canon extender 1.4x. Non so di preciso a quanto corrisponda l’ingrandimento reale, ma dovremmo essere intorno a 2.5:1 se non oltre.
Il resto della mattinata è stata un po’ strana, con tutti e tre incerti se immedesimarci nei panni di fotografi o di fungaioli; infatti, nonostante la stagione e l’altitudine (700m), il bosco era pieno di funghi, tra cui anche diversi porcini. La seconda metà della mattinata è stata quindi incentrata sulla fotografia ai funghi, specialmente per Anita che ha passato qualcosa come un’ora e mezza sempre sullo stesso porcino! :laugh:
Incontro inaspettato ed inedito aggiungo, perché il protagonista di questo incontro lo conoscevo solo di nome, ma non lo avevo presente nella mia mente; solo quando sono arrivato a casa, guardando le fotografie e consultando la guida, sono riuscito ad identificarlo. Parliamo del voltolino (Porzana porzana), un piccolo rallide migratore piuttosto raro da osservare che nella mia ignoranza inizialmente avevo scambiato per un porciglione (Rallus aquaticus).
Di ritorno da Velturno, dove con Anita, Eleonora e Massimo siamo andati a fotografare le pulsatille ho deciso di fermarmi a vedere se trovavo il martin pescatore.
Stavo osservando e fotografando dalla macchina un giovane airone cinerino lungo i canali d’irrigazione nelle campagne di Postal/Gargazzone, quando dietro di lui spunta un piccolo gallinaceo. All’inizio pensavo appunto fosse il “solito” porciglione, ma mi sembrava un po’ troppo confidente, al punto che sono riuscito ad avvicinarmi per fotografarlo anche scendendo dall’auto (cosa che con il porciglione sarebbe stato impossibile).
Poi osservandolo mi son reso conto che era abbastanza diverso perché il becco è decisamente più corto e non si trattava nemmeno di una giovane gallinella d’acqua (Gallinula chloropus). Di cosa si trattava allora? Arrivato a casa, sfogliando le pagine di “Uccelli d’Europa”, ecco svelata la misteriosa identità: voltolino, confermato anche dai birdwatchers della lista locale di EBN Italia.
E’ stata una piacevole sorpresa, perché è un dato interessante per la nostra regione e perché cercando un po’ di informazioni su di lui mi sono imbattuto nel sito uccellidaproteggere.it dove a proposito del voltolino si legge: «Avvistare un Voltolino è un evento memorabile. Nidifica in pochissime zone, e anche in quelle in cui è regolarmente presente ama starsene ben nascosto tra i canneti».
Ho inserito due scatti del simpatico voltolino (di cui uno è quello pubblicato qui sopra) e due del citato airone nella galleria “Avifauna“.