fotografie
Immagini scattate da me
Ovviamente sto scherzando… le salamandre sono animali estremamente affascinanti e lungi da me definirli “malefici”. Ma un pochino oggi ci han fatto penare…
Nonostante il meteo avverso oggi avevo proprio voglia di fare qualche scatto, così mi son messo d’accordo con l’amico Mirko per il pomeriggio, sperando di non prendere troppa acqua. Le previsioni del servizio metereologico della Provincia di Bolzano recitavano: «Cielo generalmente nuvoloso. Nel pomeriggio i rovesci si estenderanno su tutta la provincia, localmente saranno possibili anche temporali. Limite della neve sui 1700 m, in calo verso sera lungo la cresta di confine a 1000 m. Contemporaneamente nelle vallate inizierà a soffiare il föhn da nord, anche di forte intensità, e le precipitazioni saranno in esaurimento. Temperature massime comprese fra 7° e 16°».
Azzeccate? Mica tanto. Alle 13.00 pioveva a dirotto un po’ ovunque e ad un Mirko piuttosto demotivato ho proposto appunto di andare in cerca di salamandre; ma già dalle 14.00 è iniziato ad uscire il sole. La meta è comunque rimasta quella di Montefranco, in cerca degli anfibi neri a pallini gialli.
Alle 14.30 ci siamo trovati a Sinigo ed in poco più di 10 minuti siamo arrivati nella prima location prescelta. Scendiamo dalla macchina, facciamo 50 metri di numero… ecco una salamandra! «WOW – pensiamo – che culo!». Ma la bestiola in men che non si dica si infratta in un buco e non esce più. Manco a dirlo, non ne abbiamo viste altre in tutto il pomeriggio :verysad:
Cambiamo zona e ci dirigiamo in un luogo vicino ad un ruscello dove mi sembra sia l’ambiente adatto per trovarne qualcuna. Strada facendo ci fermiamo vicino ad uno stagno dove una poiana, a nemmeno 10 metri dalle nostre teste (e anche qui ovviamente la fotocamera era inservibile), lancia il suo caratteristico fischio e si sposta, lanciandosi poi in picchiata giù per la scarpata.
Scendiamo di nuovo dall’auto, percorriamo a piedi di nuovo 50 metri di numero e su un masso, vicino ad un muretto a secco, Mirko mi fa notare un carbonasso (un biacco melanico, piuttosto diffuso in zona). Ovviamente non c’è nemmeno il tempo di tirar fuori la fotocamera che anche lui si infratta velocemente tra i sassi. Sigh :drop:
Proseguiamo per un centinaio di metri ed arriviamo nel posto prescelto. Cerchiamo ancora le salamandre. Nulla. A quel punto ho deciso di comunque di tirar fuori la fotocamera dallo zaino e di mettermi a scattare qualche fotografia alle felci che in questo periodo iniziano a popolare il sottobosco.
E’ quasi ora di rientrare. Mi fermo ancora un attimo per un primissimo piano di due piccoli fiorellini lungo il sentiero e mentre sono intento a scattare sento un verso a me già noto: quello di uno scoiattolo ed è anche molto vicino. Mi giro, lo vedo. Ma il 300mm è nel bagagliaio dell’auto di Mirko e per il 180 macro non c’è abbastanza luce. Ok…
Ma la vera chicca deve ancora arrivare. Siamo alla macchina, mettiamo via tutto e ci apprestiamo a tornare verso casa. Sul mio cellulare (che era nello zaino e che non ho sentito) ci sono 6 chiamate non risposte e un messaggio di Maurizio Azzolini, nome noto del birdwatching non solo a livello locale, con scritto: «Non riesco a contattarti. Al Valsura ci sono 4 aironi guardabuoi e 1 airone rosso. Siamo tutti qui!»
Ma vaff…. 😛
Sembra incredibile, ma sono 3-4 anni ormai che cercavo di fotografare la pulsatilla comune (Pulsatilla montana) senza troppi risultati. In qualche caso sono arrivato troppo tardi, quando i fiori erano già quasi tutti sfioriti, in altri quando invece c’era il vento a rendere impossibile ottenere uno scatto decente di questo bellissimo fiore primaverile, chiamato anche “Fior di Pasqua” per la caratteristica di fiorire proprio nel periodo delle festività pasquali.
Ed un motivo era anche il fatto che l’unico posto che conoscevo (scoperto con l’amico Paolo) si trovava a Naturno, lungo una passeggiata ai margini del Parco Naturale del Tessa dove tutta l’area è recintata e solo in pochi punti è possibile accedere e non necessariamente in questi punti si trovano i fiori in questione. Senza contare il vento che spira costantemente sulla Val Venosta…
Fortunatamente quest’anno le cose sono andate diversamente perché grazie ancora una volta agli amici della Manifattura Fotografica ho scoperto una nuova location, facile da raggiungere e piena zeppa di questi fiorellini affascinanti.
Il posto si trova a Velturno in Val d’Isarco, sul versante orografico destro della montagna tra i comuni di Bressanone e Chiusa e si rivelato non solo proficuo, ma bello da starci per il paesaggio sulla valle e l’aria pura che vi si respira. Compagni di uscita Anita, Eleonora e Massimo.
Le previsioni meteo erano piuttosto incerte quella mattina e sicuramente il tempo ha influito sulle foto, perché sarebbe sicuramente stato bello arrivare e trovare i fiori coperti dalle goccioline dell’umidità del mattino (erano previste nubi basse); invece il paesaggio intorno a noi si presentava estremamente brullo e secco, senza alcuna traccia di rugiada, ed il sole ci ha accompagnato tutto il tempo, rendendo i contrasti e le ombre un po’ più difficili da gestire.
Ma tutto sommato non mi posso lamentare dei risultati, di certo migliori di quelli degli anni passati.
Che sia stato il ferro di cavallo trovato nel campo a portarmi un po’ di fortuna?
Mi è piaciuto tornare a sdraiarmi nell’erba, con la faccia rasoterra, per cercare la migliore inquadratura per fotografare le pulsatille. Mi han detto, a posteriori, che quella è una delle zone dell’Alto Adige più ricca di serpenti ed effettivamente sia io che Anita abbiamo notato molti buchi nel terreno… poco importa. Anzi, speravo in un incontro (magari non troppo ravvicinato :suspect: ) con qualche rettile strisciante da immortalare con il mio obiettivo, ma non ne ho avuto il piacere…
A breve caricherò le immagini migliori nelle gallerie (devo completare la selezione di qualche altro scatto), ma nell’attesa ecco una piccola anteprima…
Ho appena finito di recuperare un po’ di pregresso. Da tempo avevo lì alcune fotografie, vecchie anche di quasi un anno, che finalmente ho trovato il tempo di sistemare e pubblicare.
Sfogliando le gallerie troverete diverse nuove immagini, di cui avevo anticipato qualcosa nei post precedenti. Sono in totale 16 “nuovi” scatti di cui buona parte inseriti nella galleria “Scorci e paesaggi” e nella galleria “Aracnidi“.
Ecco un piccolo assaggio…
Lo scorso fine settimana io, Massimo e Anita ci stavamo organizzando per un’uscita fotografica nella zona dolomitica; la meta precisa non era ancora definita, ma avevamo le idee abbastanza chiare su cosa fotografare. Purtroppo il giorno prima della nostra “gita fuori porta” il mio stomaco ha deciso di inscenare una protesta e così dopo aver passato la serata di venerdì con i crampi ho deciso di non unirmi alla piccola comitiva.
Con il cuore mi trovavo con gli amici ad osservare il tramonto dalla cima del Col di Poma (Zendleser Kofel) in val di Funes, anche perché hanno portato a casa un’esperienza e degli scatti davvero incredibili, ma fisicamente non ce l’avrei davvero fatta.
I momenti che ultimamente riesco a ritargliarmi per il mio hobby sono però pochi e quindi non ho voluto rinunciare completamente a far muovere l’otturatore della mia Canon 7D. Assieme all’esperto Luca Torchia, conosciuto in occasione della presenza del nibbio bianco a Bolzano e con il quale sono rimasto in contatto tramite social network, ci siamo quindi organizzati una mattinata alternativa, approfittando peraltro della presenza di qualche migratore ritardatario che sosta in questi giorni dalle nostre parti.
Dopo esserci trovati intorno alle 8.30 nei pressi di Terlano, io e Luca abbiamo inizialmente passato in rassegna i filari di mele alla ricerca di poiane, poi ci siamo fermati lungo un canale di irrigazione dove si stavano alimentando alcuni aironi (due bianchi maggiori ed un cinerino) ed infine ci siamo diretti al lago di Monticolo nel comune di Appiano dove nei giorni precedenti era stata segnalata la presenza di una strolaga mezzana (Gavia artica), uccello migratore che trascorre l’estate nei grandi laghi del nord (Scozia, Scandinavia, ecc.) e che in inverno attraversa il continente per svernare su parte delle coste del Mediterraneo.
Il piumaggio delle strolaghe in estate, ed in particolare proprio quello della strolaga mezzana, è molto vistoso ed elegante; in inverno è decisamente più anonimo, ma poiché non è un animale che frequenta abitualmente l’entroterra in questo periodo dell’anno (ed in particolare le nostre zone) l’occasione era comunque ghiotta!
Dopo breve ricerca e con un po’ di fortuna siamo riusciti ad individuare la strolaga, anche se avvicinarsi per tentare di ottenere un buono scatto è tutta un’altra cosa.
La prima occasione che ho avuto non ha purtroppo dato il risultato sperato: i riflessi dorati nell’acqua e la bella luce non son bastati ad ottenere un buono scatto poiché la strolaga si trovava ad una distanza troppo elevata e la messa a fuoco non è stata particolarmente precisa. L’abbiamo seguita per un po’, dopodiché la distanza tra noi e lei (o lui?) è diventata eccessiva.
Poi però abbiamo notato che si stava avvicinando sempre più ad un punto vicino alla riva del lago e quando abbiamo raggiunto il punto dove è emersa l’ultima volta ci si è presentata la prima vera (ed ultima) occasione per fotografarla; si trovava infatti a pochi metri dalla riva e non appena indivuata entrambe le nostre macchine hanno iniziato a scattare a raffica.
A casa in un primo momento mi ha preso lo sconforto perché buona parte degli scatti della mia raffica risultava fuori fuoco, ma fortunatamente tra le tante fotografie cestinate un paio si sono salvate e questa è una delle due…
Il punto di ripresa non è ottimale (ci trovavamo in cima ad uno scoglio), ma viste le condizioni e la relativa rarità dell’avvistamento mi ritengo comunque più che soddisfatto.
Mi sarebbe piaciuto provare ad abbassare il punto di ripresa, ma quando ho raggiunto la riva a pelo d’acqua l’animale si era ormai già spostato ad una distanza non sufficiente ad ottenere dei buoni risultati. Ed è stata appunto la prima ed ultima occasione, perché nella mezz’ora successiva abbiamo cercato di avvicinarla nuovamente, ma durante le sue immersioni si spostava ad una velocità davvero impressionante, attraversando metà lago in pochi secondi, tanto che il commento di Luca è stato: «Quella è Flash, non è una papera!».
Un ultimo giro, sulla strada del ritorno, l’ho fatto nelle campagne tra Bolzano e Merano (prima nella zona di Settequerce, poi nella zona del biotopo “Ontaneti di Postal”, ma qui la presenza di avifauna era molto scarsa.
La giornata nel complesso si è conclusa positivamente, anche perché la mia personale checklist si è ulteriormente ampliata. Oltre alla strolaga mezzana, al lago di Monticolo ho potuto osservare anche:
– un nutrito gruppo di germani reali (m+f)
– 9 moriglioni (7 maschi e 2 femmine)
– 1 moretta (anche questa una new entry per la mia personale checklist)
– 2 svassi maggiori
– un paio di poiane (5 in tutto, contando anche quelle viste nelle campagne)
– ghiandaie, codibugnoli ed altri piccoli abitanti del bosco
Recentemente, insieme ad alcuni amici, abbiamo intrapreso la strada delle fotografie in notturna per immortalare la volta celeste ed in particolare la Via Lattea. Quest’ultima è in realtà la galassia in cui noi stessi ci troviamo, ma in quella che viene definita astronomia osservativa la Via Lattea è una banda luminosa che attraversa il cielo e che in condizioni ottimali (cielo limpido, luna assente e basso inquinamento luminoso) è possibile osservare anche ad occhio nudo.
Io personalmente sono stato stimolato in questo genere di fotografia dalle immagini pubblicate da Maurizio Pignotti che, per quanto mi lascino a volte un po’ perplesso relativamente alla postproduzione, hanno davvero un notevole impatto. Molte delle sue immagini sono doppie esposizioni realizzate anche con l’ausilio di una tavola equatoriale, ma con un grandangolo e tempi di scatto inferiori ai 30″ è teoricamente possibile fare dei buoni scatti anche con un unico scatto senza che si avverta il movimento delle stelle.
Così in un paio di occasioni abbiamo cercato di immortalare il cosmo sui sensori delle nostre fotocamere.
La prima uscita si è svolta a settembre sull’altopiano del Salto nei pressi della chiesetta di San Giacomo a Lavenna (Langfenn), comune di San Genesio; la seconda al Lago di Carezza, situato a circa 1500 metri di altitudine nel comune di Nova Levante ai piedi del Latemar. Compagni di avventura Anita e Max.
In entrambi i casi siamo rimasti estasiati dallo spettacolo a cui si può assistere trovandosi fuori dalla città: nonostante l’inquinamento luminoso proveniente da Bolzano (più evidente a San Genesio), in cielo era possibile osservare migliaia di stelle e anche ad occhio nudo la Via Lattea risultava ben visibile. A San Genesio con il 300mm moltiplicato son perfino riuscito a fotografare, seppur mossi e poco più di piccoli puntini luminosi, i 4 maggiori satelliti di Giove (i cosiddetti satelliti medicei o galileiani): Io, Europa, Ganimede e Callisto.
Senza contare che in poco più di un’ora ho contato almeno 5 stelle cadenti. Non male! :victory:
L’esperienza è stata sicuramente positiva. Certo è che, nonostante l’impegno, c’è ancora molto da lavorare. Non sono infatti del tutto soddisfatto dei risultati ottenuti.
In primo luogo mi son reso conto che devo assolutamente rifarmi l’occhio sulle inquadrature; gli scatti che prediligo sono quelli con un primo piano di un certo impatto che contribuisca alla godibilità dell’intero fotogramma; l’intenzione c’è, i risultati un po’ meno…
In secondo luogo una parte della mia insoddisfazione è data dai limiti tecnici della mia fotocamera: la Canon EOS 7D è un’ottima fotocamera, con la quale devo sì ancora prendere bene confidenza, ma che ha pur sempre 18 megapixel con un sensore APS-C (conosciuto come DX dai nikonisti); questo implica che fino a 800 ISO lavora bene, ma quando si comincia ad andare più in su con la sensibilità, il rumore comincia a diventare più evidente e fastidioso.
Alcune di queste immagini, in particolare quelle con la Via Lattea visibile, sono scattate con una espozione di 20/25″ a f/3.5 e ISO tra i 4000 e i 6400. Va da sé che qualche difficoltà nell’ottenere un buono scatto me la dovevo aspettare e soprattutto devo mettermi l’anima in pace sotto questo punto di vista.
Le difficoltà in questi casi, però, non sono solo legate ad aspetti tecnici (dell’attrezzatura o del fotografo), ma anche dalle condizioni “climatiche”. La prima uscita, come detto sopra, si è svolta verso fine settembre quando la nostra provincia (come il resto del nord Italia) era ancora investito da un’anomala ondata di calore; ma quando il sole cala all’orizzonte, lasciando spazio alla notte, le temperature in montagna scendono e l’umidità si fa sentire… tant’è che una volta tornati in auto ci siamo resi conto di avere lo zaino ed i vestiti bagnati.
Più critico è stato al Lago di Carezza dove, una volta scesa la notte, l’aria si è ben presto condensata e con le temperature sotto zero ha trasformato l’umidità in brina che ha ricoperto ogni cosa: le pietre su cui stavo seduto, l’erba, gli zaini (quello nella foto a lato è il mio nuovo Kata) e perfino le lenti degli obiettivi che, forse con la condensa del nostro fiato, si sono appannati e letteralmente… ghiacciati! :embarace:
Non è stato comunque il freddo il problema, ma proprio l’umidità. Fotocamere ed obiettivi di un certo livello non hanno grossi problemi ad affrontare il freddo; ma l’umidità che si sviluppa al crepuscolo può rivelarsi un nemico ben più inquietante…
Sulla stessa scia che mi ha portato negli ultimi giorni a pubblicare un po’ di report delle uscite di quest’anno (ma anche a causa del fatto che sono a casa con la bronchite, in effetti), questa mattina ho finito di mettere online nelle gallerie anche le immagini di queste ultime.
Ho inserito ben 10 nuovi scatti nella galleria “Orchidee” ed altri un po’ in tutte le gallerie: paesaggi, insetti, farfalle, fiori ed avifauna. Intanto un piccolo assaggio…
Salvo imprevisti, prossimamente dovrei riuscire a mettere online qualche altro scatto e relativi report nel blog…. vediamo!
A metà luglio ancora un’uscita organizzata dal Fotoclub Immagine di Merano. Destinazione: i tortuosi tornanti del Passo dello Stelvio.
L’uscita era finalizzata a fotografare il paesaggio, la flora ed eventualmente la fauna che caratterizzano questo angolo della nostra Provincia, cuore del Parco Nazionale dello Stelvio. Non si può purtroppo parlare di Natura incontaminata perché la strada, specie nel periodo estivo quando il passo è aperto al traffico, viene letteralmente assalita da centinaia di veicoli a motore; il panorama che si può però ammirare è mozzafiato, la flora particolarmente ricca e, con un po’ di fortuna, è possibile imbattersi nei diversi rappresentanti della fauna quali caprioli, cervi, marmotte, gipeti, pernici e quant’altro.
Di buon’ora ci siamo dunque ritrovati sotto la sede del club e siamo partiti alla volta dello Stelvio, dove siamo arrivati intorno alle 8.30. Qualche minuto per ambientarsi ed abbiamo poi iniziato con i primi scatti a soggetti floreali: gigli martagoni, elleborine (orchidee selvatiche), semprevivi gialli, nigritelle.
Il tempo è trascorso velocemente, nonostante i primi risultati non fossero particolarmente incoraggianti anche a causa della luce del sole, già piuttosto dura, che creava contrasti e ombre fin troppo marcati.
Dato l’intenso traffico che nel frattempo ci ha raggiunti, verso metà mattina abbiamo deciso di spostarci in una zona un po’ più tranquilla.
Ci trovavamo all’altezza dell’albergo Franzenshöhe ad una altitudine di 2188m s.l.m.; da qui abbiamo quindi imboccato il sentiero n. 14 che, attraversando il ghiacciaio, conduce al rifugio Borletti. Senza però spingerci così avanti, dopo poche decine di metri ci trovavamo finalmente immersi nella Natura del Parco, pur circondati ancora da una forte presenza antropica. A farla da padroni in questo ambiente sono i mughi ed i rododentri, ma erano numerose anche le piante di Gymnadenia odoratissima, piccola orchidea selvatica che si distingue da g. conopsea soprattutto per il forte profumo che ne caratterizza anche il nome.
La mattinata volgeva alla conclusione ed il meteo, che fino a quel momento ci aveva graziato, ha ben presto cambiato idea: all’ora di pranzo siamo stati salutati da numerosi scrosci di pioggia. Ci siamo quindi rifugiati nel bar del Franzenshöhe per qualche fetta di torta ed una bibita in compagnia.
Per certi versi le avverse condizioni meteo hanno inficiato le nostre aspirazioni di fotografare il paesaggio, reso grigio e piatto dal grigio del cielo. Ma di contro per la fotografia macro è stato un bene non avere luci dure a creare contrasti sui petali dei fiori o sulle ali delle farfalle, come si vede nella prossima immagine.
Dopo esserci rifocillati a dovere (sorvolando sui due panini che già mi ero divorato nel corso della mattinata :drop: ) abbiamo scrutato il cielo e discusso brevemente sul da farsi. C’è chi voleva rimanere lì nei dintorni per cercare di fotografare le marmotte che riempivano l’aria con i loro fischi; qualcun altro era invece dell’idea di salire fino al passo; altri ancora per scendere a Trafoi, in località Tre Fontane, dove il tempo sembrava un po’ più clemente.
Il gruppo si è quindi diviso: Anita, Max e Maurizio sono saliti al passo Stelvio dove sono rimasti quasi fino al tramonto, mentre il resto del gruppo è sceso a Trafoi dove le occasioni fotografiche certo non sono mancate.
Neanche dirlo, il mio soggetto principale erano ancora una volta le orchidee: pur mancando le bellissime scarpette di venere (Cypripedium calceolus), da tempo ormai sfiorite, mi sono invece concentrato sulle elleborine violacee (Epipactis rubiginosa), che qui ho scoperto crescere un po’ ovunque sul sedimento che si è formato lungo il torrente che scende lungo la vallata. Risalendo il sentiero che porta alla base delle cascate, tra pietrisco e mughi, queste orchidee sembrano aver trovato il loro habitat ideale!
Sempre in tema di orchidee, sono riuscito finalmente ad avere lo scatto “perfetto” (tra virgolette perché comunque si può sempre migliorare) di Listera ovata, orchidea di colore verde piuttosto complessa da documentare a causa dei fiori davvero molto piccoli. Ed infine, girando nei pressi della chiesetta, ho trovato un fazzoletto di terra ricoperto da sfagno su cui crescono diverse piantine di Pinguicola comune (Pinguicula vulgaris); queste ultime erano evidentemente già sfiorite, ma è un ottimo spunto per il prossimo anno. Senza contare l’effetto pittorico creato dalle foglie di queste piante carnivore nostrane sul manto ricoperto dal muschio…
La giornata per noi è volta al termine verso le 16.30, quando il gruppo sceso a Trafoi ha deciso di rientrare. Ma c’è chi alle 19.00 si trovava ancora lassù, a 2700m di quota, per realizzare un bellissimo timelapse!
In questi giorni sto cercando di recuperare un po’ del tempo perso. Già… perché nonostante l’utilizzo di WordPress che ha comunque facilitato l’aggiornamento di queste pagine, mi risulta abbastanza ostico starci dietro. Non tanto per il tempo che mi serve per scrivere sul blog, quanto piuttosto quello che mi serve a sistemare le immagini a corredo del “report”, fondamentali per un sito di fotografia.
In ogni caso, anche quest’anno tra una cosa e l’altra le uscite non sono state molte…
Tre settimane dopo quella ad Aica di Fiè in compagna di Georg, di cui ho scritto un po’ di tempo addietro, ho partecipato ad un uscita serale con gli amici del Fotoclub Immagine (Andrea, Anita, Massimo e Mirko) per fotografare quello che si annunciava un evento astronomico piuttosto singolare. La concomitanza di luna piena ed eclissi totale ha fatto sì che si potesse “osservare” una luna rossa in tutto il suo splendore! Ho scritto la parola osservare tra virgolette perché in realtà le cose sono andate un po’ diversamente da come invece ci aspettavamo…
Il luogo che abbiamo scelto per attendere la luna, ovvero la località Falzeben nel comune di Avelengo, ci ha impedito di osservare il nostro satellite fino alle 22.00 circa; purtroppo a quest’ora eravamo ormai molto prossimi alla fase di totalità dell’eclisse e riuscire a mettere a fuoco diventava quasi impossibile. Gran parte degli scatti che ho realizzato sono sfuocati perché tutti noi tiravamo letteralmente ad indovinare la corretta messa a fuoco; nonostante il buio, ad occhio nudo la luna era quasi impercettibile ed inoltre, a breve distanza di tempo dal suo sorgere, le nuvole hanno deciso di fare la loro parte e di toglierci definitivamente l’opportunità di ulteriori scatti.
Ciò che avevamo portato a casa in 10-15 minuti doveva quindi essere sufficiente!
Ed in un certo senso lo è stato: pur non avendo avuto la possibilità di documentare l’intero svolgersi dell’eclissi, qualche scatto di un certo impatto l’abbiamo ottenuto… chi più, chi meno.
Sorvolerei invece sul prologo della serata, che si è conclusa un’ora più tardi in seguito a goliardici giochi con le torce elettriche, utilizzate come pennelli per disegnare nel buio ed imprimere quei disegni sui sensori delle fotocamere… vero Mirko? 😆
In Italia sono state censite quasi 200 diverse specie di orchidee selvatiche (fonte: Wikipedia), di cui almeno un terzo è presente sul territorio altoatesino; purtroppo sono assenti, o quantomeno rare, le vistose orchidee del genere Ophrys.
C’è però una zona della provincia che è particolarmente ricca di specie ed è quella che parte da Castelrotto e scende lungo la Valle dell’Adige fino a Salorno. Nella zona, caratterizzata da terreni calcarei particolarmente adatti alla maggior parte di orchidee, nei diversi periodi sono stati rilevati esemplari di quasi tutte le specie della provincia. E’ per questo che da due anni la Manifattura Fotografica, associazione fotografica di Bolzano guidata da Massimo Pisetta, organizza uscite nella zona di Aldino con la collaborazione delle guide del Geoparc Bletterbach. Nella zona che circonda il canyon è possibile ammirare tra l’altro anche Ophyrs insectifera, una delle poche del genere presenti sul nostro territorio.
Anche quest’anno, purtroppo, malgrado la disponibilità dell’associazione (di cui non sono socio), ho dovuto rinunciare all’uscita programmata; non volevo però perdermi di nuovo l’occasione e così una settimana più tardi, con le preziose indicazioni di Massimo, io e l’amico Paolo abbiamo svolto lo stesso percorso in autonomia.
Obiettivo principale dell’uscita erano le Traunsteinera globosa, in quanto Ophrys insectifera si trovava in un’altra zona dell’altopiano. Siamo comunque riusciti ad individuare diverse specie, tra cui Gymnadenia conopsea, Listera ovata, Traunsteinera globosa e vari esemplari del genere Dactylorhiza oltre naturalmente ad una grande varietà di fiori di cui la zona è particolarmente ricca.
Al di là dei positivi risultati fotografici, la zona merita davvero dal punto di vista paesaggistico e naturalistico. Ci troviamo infatti in luoghi dove la Natura è ancora preservata, a ridosso del Parco Naturale Monte Corno, e l’aria che “si respira” in questi luoghi e molto diversa da quella delle località turistiche più gettonate. Basti pensare che in tutta la mattinata, lungo il sentiero che attraversava i pascoli, non abbiamo incontrato nessuno pur essendo un caldo fine settimana di giugno.
Ma ecco qualche altra immagine della giornata…
Probabilmente girando di più e conoscendo meglio la zona avremmo potuto trovare altre specie, ma già così ho potuto aggiungerne un paio alla mia personale checklist. Prossimamente aggiungerò gli scatti migliori all’interno dell’apposita galleria.
Due giorni fa mi trovavo al Comune di Tires per lavoro e sapendo che Georg, uno dei dipendenti, è un appassionato naturalista, lunedì gli ho chiesto se per caso conosceva qualche posto dove trovare orchidee in fiore. Con grande cortesia, Georg si è offerto di accompagnarmi; così la mattina del 25 maggio ho caricato in auto anche lo zaino fotografico (oltre a quello dell’ufficio con dentro il laptop) ed intorno alle 17.00, al termine della giornata lavorativa (7 ore di formazione in affiancamento full immersion) ci siamo recati nella vicina Aica di Fiè dove con pochi minuti di cammino abbiamo raggiunto una zona davvero molto ricca di fiori.
Obiettivo principale dell’uscita sarebbero stati alcuni esemplari di Cephalanthera damasonium, orchidea bianca molto bella e simile alla C. longifolia da me fotografata un paio di anni fa a Lana. Ahimè però le infiorescenze che Georg aveva trovato lo scorso venerdì erano ormai già quasi del tutto sfiorite; il caldo degli ultimi giorni le ha purtroppo avuto la meglio su questi fiori delicati. Sorpresa positiva invece la presenza di un esemplare di Platanthera bifolia, altra bella orchidea che avevo già trovato qualche anno fa a San Vigilio di Marebbe. Ecco uno degli scatti a questa orchidea!
L’uscita ad ogni modo non si è fermata lì, nonostante il parziale insuccesso… Una cosa che mi ha davvero sorpreso è la grande varietà di specie presenti: fiori, ma anche moltissimi insetti che nelle mie uscite non mi era mai capitato di vedere. Con altri 5-10 minuti di cammino siamo arrivati ad una zona paludosa in cui a farla da padroni erano il trifoglio orsino (Menyanthes trifoliata) ed il fior di cuculo (Lychnis flos-cuculi). Qui abbiamo trovato anche alcune piccole piante di Veronica sp. (ahimè Georg mi ha indicato anche la specie, ma non ricordo il nome), particolarmente ostiche da fotografare per via della loro dimensione (l’intera infiorescenza è alta 2-3 cm). Ancora qualche scatto…
Sulla strada del ritorno non è mancato l’incontro con una farfalla podalirio (Iphiclides podalirius), anche se le sue condizioni non erano proprio delle migliori…