fotografie
Immagini scattate da me
Recentemente mi sono trovato per lavoro a Nova Levante, un bel paese di circa 2000 abitanti immerso nella Val d’Ega. Forse il nome di questa località non dice molto ai più, anche se tanti la conoscono per la presenza nel territorio comunale del famoso lago di Carezza (Karersee).
Il lago è famoso per i suoi bellissimi colori e per il fatto che sulla sua superficie vi si specchia l’affascinante massiccio del Latemar. Nonostante io abbia tenuto 6 stancanti ore di corso sul software che usa la mia azienda, non potevo non approfittare della situazione e farci un salto. Insieme al mio collega Alberto abbiamo quindi fatto una piccola deviazione ed in pochi minuti eravamo sulla riva del lago. Lo scenario era affascinante, anche se diverso da quanto mi aspettavo: il lago era in buona parte ancora vuoto e anche avvicinandosi all’acqua non era possibile assistere allo spettacolo del Latemar che vi si specchia. Ho voluto comunque portare a casa qualche scatto, tra cui quello seguente che trovate nella galleria “Scorci e paesaggi”…
La visita è durata appena un quarto d’ora, ma non mi farò mancare l’occasione di fotografare questo splendido posto in altre occasioni. Magari una sera d’autunno, quando il bosco assume mille sfumature ed il cielo rosso colora le pareti delle montagne.
Anche se il tempo è sempre poco ed i risultati non sono ancora propriamente quelli sperati, qualche piccola soddisfazione me la sto togliendo. Un po’ grazie all’utilizzo di capanno o auto e con un po’ di fortuna, finalmente quest’inverno sono riuscito ad osservare e fotografare alcune specie che ancora mancavano nel mio archivio….
Le quattro specie in questione sono (nell’ordine delle immagini): martin pescatore (Alcedo atthis), picchio verde (Picus viridis), airone bianco maggiore (Casmerodius albus) e porciglione (Rallus aquaticus). Tutti e quattro questi rappresentanti dell’avifauna non sono facili da fotografare a causa della loro rarità e/o diffidenza; in particolare il porciglione che da queste parti è tutt’altro che semplice da osservare.
La soddisfazione più grande, ad ogni modo, me l’ha data l’airone bianco maggiore. Erano diverse volte che, sia in solitaria che in compagnia di Mirko, mi infilavo per qualche ora nel capanno nella speranza di avere un esemplare di questa specie davanti al mio obiettivo; una mattina ero indeciso sul da farsi ed alla fine ho seguito un consiglio ricevuto su Facebook… e la fortuna quella mattina si è rivelata essere dalla mia parte.
Avevo puntato il tele su uno dei tanti rami degli alberi secchi caduti davanti al capanno e dopo circa 3 ore di attesa l’airone è arrivato e si è posato esattamente dove me lo aspettavo! Ho fatto subito un paio di scatti, ma la messa a fuoco era perfettibile, così come l’inquadratura che era proprio al limite (rischiavo di tagliare la sommità del capo); purtroppo in questi casi la cosa più importante è la pazienza che io, nella foga del “primo contatto”, non ho avuto. E così dopo la prima dozzina di scatti, l’airone si deve essere reso conto che c’era qualcosa di strano e si è spostato di circa 30 metri dalla mia posizione. Ho portato a casa degli scatti piuttosto statici e mi rimprovero il fatto che forse, se fossi stato più paziente, magari avrei ottenuto delle immagini più particolari. Ma non mi posso comunque lamentare!
Per quanto riguarda gli altri esemplari, invece, si tratta di scatti ancora lontani da quello che vorrei ottenere. Ma pian piano…
Il picchio verde è un ritaglio e nell’originale la messa a fuoco non è perfetta; il martin pescatore mi piace per l’ambientazione che fa risaltare la colorazione di questo splendido rappresentante dell’avifauna, ma è ancora un po’ lontano. Merita invece due parole in più il porciglione, che quest’anno ho osservato per la prima volta ed in diverse occasioni; difficilissimo da fotografare sia per la sua diffidenza (è capace di starsene anche un’ora nascosto in mezzo all’erba ai bordi del canale dove l’ho trovato) e sia perché è davvero molto veloce negli spostamenti: a 1/500″ ho fotografie che sono venute vistosamente mosse!
Anche la sfortuna comunque ci ha messo un po’ del suo… mentre fotografavo alcune gallinelle d’acqua (che ho scoperto essere soggetti piuttosto facili), tutto ad un tratto un porciglione si è rivelato ai miei occhi e per qualche istante l’ho avuto perfettamente inquadrato ed in una posa che mi avrebbe permesso di portare a casa un ottimo scatto. E’ venuta a mancare però la prontezza di riflessi e la foto giusta è rimasta solo nelle mie intenzioni. Anche perché subito dopo sono arrivati in auto due birdwatcher trentini (conosciuti sul campo in diverse uscite) e da quel momento il pennuto non s’è più fatto vedere.
Sicuramente proverò di nuovo con questi soggetti. Senza però dimenticare che quest’anno ho un “appuntamento” con il merlo acquaiolo!
Rientrato in possesso del mio hard disk e delle foto ivi contenute, ho da un po’ ripreso a sistemare le immagini scattate negli ultimi 2-3 mesi. Tra le tante, anche le fotografie realizzate durante una bella uscita in compagnia di Anita, Fabrizio e Max a Malga Lazins attraverso l’omonima valle.
La camminata ha inizio dal parcheggio alle porte del paese di Plan (Pfelders in tedesco), nell’alta Val Passiria, e si snoda lungo la valle di Lazins per circa 8,5 km complessivi tra andata e ritorno, passando per il maso Lazins (1782m) fino alla malga Lazins (1882m). Il percorso è poco faticoso e piacevole, anche se fotograficamente parlando non è stata una delle situazioni migliori in quanto la piccola valle è sovrastata da numerose montagne che, soprattutto in inverno, lasciano poco spazio alla luce del sole.
Arrivati al parcheggio di Plan abbiamo attraversato il paese ed abbiamo seguito la strada situata sulla destra orografica della valle. Quella di Lazins è una valle piccola e poco conosciuta, per certi versi ancora incontaminata, proprio nel cuore del parco naturale del Tessa. In estate è una passeggiata romantica tra i pascoli d’alta montagna, mentre in inverno si trasforma in una lunga pista per lo sci di fondo.
Giunti in cima, la valle si è aperta regalandoci anche un’oretta di sole che ci ha aiutati non poco nei nostri intenti fotografici. Qui abbiamo fatto sosta appunto alla malga Lazins (che in inverno è però chiusa) ed abbiamo poi ripreso il percorso a ritroso per rientrare a Plan quando il sole stava ormai calando.
Non sono mancate le situazioni comiche, come quando io ed Anita abbiamo cercato una scorciatoia per raggiungere gli altri che erano andati avanti ed il sottoscritto è finito nella neve fino al bacino, dato che molto probabilmente sotto i suoi piedi c’era il ruscello…
Sulla strada del ritorno, nei pressi del maso Lazins situato nell’omonima frazione (composta da poche case), le slitte con i cavalli avelignesi riportavano i turisti al paese di Plan.
Alcune delle immagini che ho realizzato in quell’occasione saranno presto contenute nelle gallerie “Forme dell’acqua” e “Paesaggi“.
Ieri 19 marzo 2011 la Luna ha raggiunto il perigeo, ovvero il punto della sua orbita in cui la distanza con la Terra è minore, e dopo 18 anni si è mostrata ai nostri occhi circa il 14% più grande del normale. Il fenomeno, abbastanza raro, si dovrebbe comunque ripetere il 12 ottobre di quest’anno.
Purtroppo il cielo era nuvoloso e da Merano non abbiamo potuto godere a pieno di questo effetto ottico, che invece si era visto benissimo venerdì sera quando la luna è sorta da dietro l’altopiano di Avelengo, ma ho comunque scattato questa bella immagine del nostro satellite.
Breve aggiornamento per comunicare che ho messo online 8 nuove immagini nelle gallerie.
Cinque di queste riguardano il piviere tortolino recentemente fotografato e sono, naturalmente, nella galleria “Avifauna“; delle altre, due sono tra “Rettili e anfibi” ed una in “Libellule e damigelle“. Ecco una piccola preview…
Buona visione!
Approfitto di questa giornata in cui sono a casa con la gola pesantemente infiammata per raccontare quella che è stata una delle migliori uscite fotonaturalistiche degli ultimi anni.
Chi mi segue da tempo, probabilmente saprà che da oramai 4 anni nella prima metà di settembre mi reco costantemente a Merano 2000 in cerca di uno dei migratori più affascinanti che attraversano il nostro territorio: il Charadrius morinellus, meglio conosciuto come il nome comune di piviere tortolino.
Il primo tentativo l’ho fatto in compagnia di Giampiero Favero in occasione della “tre giorni del tortolino“, censimento nazionale dedicato proprio al nordico limicolo; nei due anni successivi, invece, in compagnia dell’immancabile Stefano Andretta. Tentativi andati a vuoto… almeno fino a quest’anno!
Ma andiamo con ordine e vediamo prima la scheda del piviere tortolino.
Il Charadrius morinellus, conosciuto con il nome comune di piviere tortolino o piviere tortolino eurasiatico, è un piccolo uccello limicolo che nidifica in zone a bassa pendenza nella tundra o in zone montane con vegetazione scarsa o assente e presenza di pietraie e rocce affioranti. E’ specie tipicamente migratrice che sverna nelle regioni desertiche dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente. Nel nostro Paese è piuttosto raro da vedere: sono conosciuti solo due siti di nidificazione in Italia, mentre può essere osservato abbastanza regolarmente durante il periodo migratorio (tra la fine di agosto e la metà di settembre) anche se le osservazioni sono tuttaltro che semplici dato l’ambiente in cui è solito sostare, mai sotto i 2000-2200 metri di altitudine. Si nutre prevalentemente di insetti (cavallette, coleotteri), ma non disdegna alcune piante tipiche dell’ambiente di alta quota.
A differenza di molti altri rappresentanti dell’avifauna, è piuttosto confidente nei confronti dell’uomo e per questo viene considerata una specie estremamente vulnerabile. Anche per questo motivo non voglio dare indicazioni troppo precise sul luogo di avvistamento…
Dalla breve descrizione fatta qui sopra, forse si capisce quale sia il motivo che i questi ultimi anni mi ha spinto alla sua ricerca. E finalmente, dopo 3 anni anni di uscite andate a vuoto, ho avuto l’enorme piacere di incontrarlo, proprio lì dove io e Stefano ci aspettavamo che fosse. Un unico esemplare giovane, ma l’emozione è stata comunque molto forte.
La giornata del 12 settembre (da appuntare sul calendario!) è iniziata nel migliore dei modi, con un piccolo gruppetto di cince dal ciuffo che ci ha accolto sulla strada non appena scesi dalla cabinovia che da Falzeben porta a Merano 2000. Luce poco adatta a fotografarle, ma ci sono state comunque di buon auspicio!
Salendo di quota abbiamo avuto il secondo – anche se breve – incontro della giornata: una grossa lepre che, subito accortasi della nostra presenza, si è dileguata in mezzo ai rododendri. Quasi impossibile fotografarla, ma già la vista di questi sfuggenti abitanti della montagna, sempre più rari, è qualcosa che riempie il cuore di gioia.
Arrivati finalmente nei pressi della meta, lungo il sentiero ho notato un uccello che si muoveva sull’erba, più grande dei soliti spioncelli e culbianchi che eravamo soliti incontrare. L’ho subito indicato a Stefano che dopo averlo guardato per un attimo col suo binocolo mi ha guardato ed ha esclamato: «Bravo! E’ lui!».
Da quel momento è iniziato un’estenuante “inseguimento” nella speranza, conoscendo la sua innata confidenza, di riuscire ad avvicinarci a sufficienza per fotografarlo. Non volevamo farlo scappare, quindi per qualche ora ci siamo lentamente avvicinati assecondando le sue scorribande in lungo e in largo per i prati senza disturbarlo troppo; l’abbiamo osservato mentre si alimentava con cavallette ed altri piccoli insetti e finalmente dopo un paio di ore eravamo sufficientemente vicini per riuscire a portare a casa delle belle immagini. Ma che fatica!
Intorno alle 14.00 eravamo ormai a 4-5 metri da lui, forse meno e le soddisfazioni non sono mancate. Alla fine della giornata ho portato a casa oltre 400 scatti che piano piano sto cercando di sistemare. Quelli che seguono sono solo una piccola selezione, mentre a breve conto di caricarle sul sito in dimensioni maggiori, anche se sono ancora indeciso se inserirle nella galleria “Avifauna” o creare appositamente una sezione monografica…
Come ho detto all’inizio, ritengo di poter dire con soddisfazione che questa uscita è stata una delle più riuscite… in assoluto probabilmente. Ho portato a casa delle immagini di cui sono finalmente orgoglioso e che mi hanno dato una nuova carica d’entusiasmo che negli ultimi tempi, forse, era andato un po’ in decrescendo. Nell’insieme la checklist delle specie osservate è la seguente:
Ringrazio nuovamente Stefano per le preziose informazioni e per la bellissima giornata trascorsa insieme. E naturalmente… ci vediamo l’anno prossimo tortolino!
Chi ha detto che Internet isola dalla realtà? In molti casi è così, ma ci sono anche situazioni inverse dove invece la Rete permette di ampliare i propri orizzonti e di fare nuove amicizie. Questo è proprio uno di quei casi, infatti qualche settimana fa ho partecipato ad un’uscita in compagnia dei soci dell’associazione Manifattura Fotografica di Bolzano con i quali finora sono stato in contatto esclusivamente tramite social network.
Con qualcuno (Luca Torchia) ci eravamo già conosciuti all’aereoporto di Bolzano in occasione dello straordinario avvistamento del nibbio bianco, mentre con altri ci siamo sentiti solo per e-mail o su Facebook. Dato che nell’ultimo anno la mia disponibilità di tempo è parecchio cambiata, con alcuni degli amici con cui ero solito andare a far foto non ci si riesce più a trovare.
Quindi perché non farsi dei nuovi amici con una passione in comune? :hug:
L’occasione si è appunto presentata qualche settimana fa. Da Massimo Pisetta, presidente dell’associazione, ho ricevuto l’invito ad un’uscita di mezza giornata alla ricerca di libellule a cui ben volentieri ho aderito; la meta era l’altopiano di Meltina/S. Genesio e più precisamente il biotopo Stagno Fahrer.
Appena arrivato (con qualche difficoltà nel ricordarmi la strada) ho incontrato il gruppo e dopo le presentazioni di rito ci siamo incamminati verso il biotopo. La giornata non era particolarmente promettente dal punto di vista metereologico, ma ben presto sono arrivate le prime soddisfazioni. Non tanto per le libellule, che hanno tardato ad arrivare, quanto piuttosto per i numerosi giovani tritoni alpini (Triturus alpestris) – ormai senza branchie esterne, ma comunque lunghi non più di 3-4 cm – che si aggiravano fuori dall’acqua.
Questi piccoli soggetti hanno occupato abbondantemente la prima ora di sessione, nonostante le non poche difficoltà nel riuscire a riprenderli in maniera decente…
Quando intorno alle 11.00 è finalmente comparso il sole, anche le libellule hanno deciso di farsi ammirare. La prima a farsi vedere era un’immancabile esemplare di Anax imperator, una delle più grandi ma anche più difficili da fotografare perché non stanno mai ferme. Dopodiché, man mano che il sole aumentava, sempre più esemplari sono comparsi intorno a noi. Gran parte di queste non sono ancora riuscito ad identificarle, anche se dalle dimensioni e dalla morfologia penso facciano parte del genere Sympetrum. Queste ultime, a differenza dell’Anax, erano decisamente più confidenti, arrivando a salirmi sul dito come dimostra anche la foto che vedete qui sopra.
L’unico “aspetto critico” (come direbbe una mia conoscenza) era il posatoio: quasi tutte le libellule avevano scelto di sostare sul vecchio steccato che circonda lo stagno e non c’era verso di riuscire a fotografarle lontane da questo. Sono pochi infatti gli scatti dove il posatoio è un po’ più naturale, anche se a loro tutto sommato non sembrava dare così fastidio… anzi!
La mattinata è stata assai piacevole, divertente e tutto sommato abbastanza positiva. Mi è dispiaciuto lasciare il gruppo, ma la famiglia viene prima di tutto! Così intorno alle 13.00 ho salutato i nuovi amici e mi sono avviato verso casa. Ma la giornata non era ancora finita e sulla strada del ritorno, lungo i tornanti che da Meltina portano a Terlano, mi sono imbattuto in due giovani caprioli che brucavano pacificamente in un piccolo prato al limitare del bosco.
Sono contento di questa uscita e spero che ce ne saranno altre perché ho trovato un bel gruppo di persone con la mia stessa passione e con un grande entusiasmo!
E con questa piccola carellata di fotografie si conclude la cronaca della giornata…
A settembre dell’ormai lontano 1996, quando frequentavo la 2^ superiore, i professori ci portarono a fare un’uscita didattica nella zona di Passo Rombo, nell’Alta Val Passiria. La meta dell’escursione erano i ghiaioni ai piedi del Monte dei Granati (Granatkogel in tedesco), famoso per gli importanti ritrovamenti di cristalli dell’omonimo minerale.
Ricordavo con fascino quell’escursione; non solo per i cristalli di granato trovati incastonati nei micascisti, ma anche e soprattutto per il paesaggio dell’alpe che abbiamo attraversato per giungere alla meta, al centro della quale si trovava un piccolo lago alpino sulla cui superficie si specchiavano i ghiacciai circostanti.
Da allora non sono più tornato in quel luogo incantato. Me la ricordavo come una lunga e faticosa camminata, ma recentemente ho trovato indicazioni sull’erscursione che davano un tempo di percorrenza complessivo di solo un’ora e mezza. Così quando qualche settimana fa con Max abbiamo deciso di farci un giro in montagna per fare un po’ di scatti, la mia proposta è stata proprio l’Alpe del Lago (Seeberalm). Lo stesso posto che qualche anno fa mi aveva così affascinato.
Ci siamo organizzati per tempo, ma purtroppo le cose non sono andate per il verso giusto. L’intero fine settimana era un continuo alternarsi di schiarite e piovaschi, tanto che inizlamente eravamo sul punto di rinunciare all’uscita. Ma alla fine abbiamo deciso di tentare comunque ed arrivati al parcheggio dell’albergo Hochfirst siamo (giustamente?) rimasti un po’ delusi.
Penso che la foto a lato dica tutto: nella zona di Monteneve (dalla parte opposta della vallata) il cielo era azzurro, ma al contrario l’Alpe del Lago era avvolta dal grigiore delle nubi cariche di pioggia che coprivano le cime. Siamo arrivati sul posto verso le 15.00; l’idea era quella di sfruttare la luce del pomeriggio. Abbiamo mosso solo qualche passo lungo il sentiero che conduce al fondovalle, poi però abbiamo cambiato idea; il vento forte e qualche goccia di pioggia ci han suggerito che forse non era il tempo giusto per un’erscursione di questo tipo e non avremmo ottenuto certo delle buone immagini.
Di certo però sarebbe stato assurdo mollare tutto. Oramai ci eravamo fatti circa un’ora di macchina e tutto sommato, guardando dalla parte opposta, il tempo non era poi così male. Così nonostante la meta iniziale fosse diventata quasi proibitiva, abbiamo comunque deciso di fermarci e fare un giro nei dintorni. Alla fine della giornata il risultato non è stato poi così malvagio e tutto sommato mi ha permesso di sgranchire un po’ le gambe. Certo è comunque un giro che ho intenzione di fare quando se ne presenteranno le condizioni…
Ed ora alcuni degli scatti della giornata…
L’estate è ormai quasi giunta al termine (almeno viste le temperature degli ultimi giorni) e, nonostante sia trascorso parecchio tempo dal mio ultimo post, sono sempre qui ed ho qualcosa di nuovo da mostrare a chi ancora ha la voglia di seguirmi. Non ho scattato molto in questi mesi, ma un paio di immagini interessanti le ho realizzate. Tra queste, due che ho inserito nella galleria “Mammiferi“; la prima riguarda un maschio di capriolo fotografato a poche centinaia di metri di distanza dall’albergo a Selva di Val Gardena dove ho alloggiato per qualche giorno con la famiglia, mentre la seconda ritrae invece una bestiola poco comune che ho incontrato quasi per caso la scorsa domenica nei pressi della cascata di Parcines: un toporagno acquatico di Miller (Neomys anomalus).
Questo piccolo animaletto pare essere piuttosto diffuso, anche se è la prima volta in 32 anni che mi capita di vederne uno. Le dimensioni sono simili a quelle di un topolino di campagna e nell’aspetto è una sorta di incrocio tra un topolino ed una talpa, tanto che io e mia sorella (a cui va il merito di averlo scovato) l’abbiamo scambiato per quest’ultima. Ma ciò che mi ha insospettito subito era il colore bianco del ventre, la lunga coda e l’estrema facilità con cui si muoveva tra le acque del torrente.
Osservati gli scatti fatti mi è subito venuto in mente il toporagno e, con una breve ricerca su Google, sono presto risalito all’identità del simpatico roditore.
Tecnicamente parlando, la foto non è perfetta: la luce abbastanza dura e la difficoltà nell’esporre era notevole a causa del contrasto tra ventre bianco e dorso nero. Inoltre mi sarebbe piaciuto avere un’ambientazione un po’ più colorata, ma l’animaletto si muoveva freneticamente ed ho dovuto scattare numerosissime immagini per poter portare a casa qualcosa di decente. Spero comunque di aver regalato a chi mi legge un bel documento, diverso dal solito! 😉
E’ vero che volevo aggiornare il blog costantemente… e l’avrei anche fatto. Ma purtroppo erano le immagini a non essere ancora pronte; finalmente in questi giorni sono riuscito a finire di sistemare le foto di un’uscita del 6 giugno in compagnia di mia sorella Ilaria. Per quella domenica era in realtà prevista un’uscita in quel dell’Engadina (Val Roseg) con gli amici del Fotoclub Immagine, ma con Riccardo a casa non potevo permettermi più di una mezza giornata fuori porta; così ho ripiegato su Merano 2000, dove speravamo di riuscire ad osservare da vicino qualche marmotta.
Purtroppo, nonostante il freddo dei giorni precedenti, al contrario di qualche anno fa i simpatici mammiferi sembravano già essere piuttosto svegli e il loro immancabile fischio di allarme lasciava ben poche speranze di riuscire ad avvicinarle. Camminando siamo arrivati all’altezza della chiesa di S. Osvaldo, ripiegando (fotograficamente) per lo più sui molti fiori che riempivano i prati…
Tra le specie caratteristiche che si potevano osservare c’erano molte genziane e genzianelle, Pulsatilla alpina, Ajuga piramidalis, primule e crocus che spuntavano tra l’erba ancora secca. La luce probabilmente non era il massimo, ma qualche buono scatto l’abbiamo comunque tirato fuori!