riflessioni

Contrapposizioni

A volte rimango veramente impietrito di fronte a certi titoli dei giornali. Impietrito dalla crudeltà che alberga nella gente. Ci sono moltissimi episodi, ogni giorno, che danno seriamente da pensare: genitori uccisi dai figli nei modi più disparati, neonati gettati dalla finestra, prigionieri decapitati e quant’altro. E’ assurdo pensare che un essere umano possa arrivare a compiere atti del genere… eppure accadono.

E questa violenza si può osservare anche nel rapporto che gli uomini hanno con gli animali. Mentre aspettavo il mio pranzo (un Bauerntoast, ndr), oggi, leggevo il quotidiano Alto Adige dove in una colonnina della prima pagina veniva riportata una notizia: «Uccidono un leprotto trascinandolo con l’auto» (sicuramente il titolo non è esatto, ma il succo è lo stesso).
Secondo quanto rilevato dai carabinieri, infatti, due ragazzi avrebbero preso un leprotto sull’altipiano di Meltina, l’avrebbero poi legato all’automobile con una corda e trascinato per decine di chilometri fino al paese di Nalles! Ai carabinieri avrebbero detto che si è trattato di una bravata per divertirsi (!) e che l’animale l’avevano trovato sulla strada già morto. Ma la vicenda è tutta da chiarire e, comunque sia andata, ne sono rimasto davvero schifato!

Fortunatamente qualche pagina dopo mi è tornato il sorriso, leggendo che 10 vigili del fuoco si sono mobilitati, proprio a Merano, per salvare un cane che, caduto nel fiume e con gli arti ormai intorpiditi dal freddo, sarebbe sicuramente morto se non fosse intervenuto qualcuno.
E’ bello vedere che ai due ragazzi cinici della prima notizia si contrappongono ben 10 persone che non esitano ad entrare nell’acqua gelata del fiume per salvare un cane. Certo se non ci fossero notizie come la prima sarebbe decisamente meglio… :sospiro:

La caccia, se fotografica, è più proficua!

Di caccia si parla spesso ed ognuno ha le sue idee. Da un lato quelli contro la caccia (me compreso) che la ritengono uno sport crudele; dall’altra i cacciatori che si giustificano con l’amore per la natura che, grazie a tale pratica, crea un legame stretto con l’ambiente, il bosco, gli stessi animali uccisi.
Sul forum del Canon Club Italia, tuttavia, uno degli utenti (Gianky) ha buttato lì una frase che è di forte impatto a mio parere:

«La stagione della caccia è appena iniziata. L’unica soddisfazione è che ne prendiamo più noi con la fotocamera che loro con i fucili»

Questa frase è geniale! Un cacciatore, per quanto “bravo” sia, deve comunque sottostare a numerosi regolamenti; per la caccia agli ungolati ci sono limitazioni nel numero di capi che è possibile abbattere e, per alcune specie in particolare (ad esempio lo stambecco), è necessario addirittura attendere anni per essere estratti ed autorizzati così all’abbattimento di un esemplare. Per quanto riguarda poi l’avifauna, le specie non cacciabili sono molte, pur essendo spesso – purtroppo – protagoniste di abbattimenti irregolari frutto del bracconaggio.

E allora? Certo… c’è chi va a caccia per avere un piatto prelibato sulla propria tavola, ma molti lo fanno solo per sport. E allora… perché non sostituire la canna del fucile con l’obiettivo della fotocamera???
Attraverso la caccia fotografica è possibile esibire sulle pareti della propria abitazione (anche se in forma cartacea) dei trofei che altrimenti non si potrebbero avere. In camera mia sono appese le foto degli aironi che ho fotografato, uccelli la cui caccia è vietata. E ciò nonostante il contatto con la natura è lo stesso di un cacciatore: appostamenti in capanno, aria pulita dei boschi, contatto stretto con gli animali. E senza bisogno di togliere alcuna vita!

Invito chi condividesse il pensiero riportato sopra a diffondere la frase scritta dall’amico Gianky. Ogni commento a riguardo è ben apprezzato!

Etica della fotografia

Stimolato dal commento di WildT al post che precede questo, mi sono chiesto quale sia effettivamente il valore di una fotografia migliorata attraverso il digitale. Sono assolutamente contrario a togliere elementi di disturbo inseriti in fase di ripresa, quello sarebbe fotoritocco un po’ più pesante, ma effettivamente è poi così sbagliato modificare l’immagine? Ebbene… ho fatto una ricerca con Google con queste key: fotografia digitale etica postproduzione
Dalla ricerca, la prima pagina che ho trovato è un interessante articolo pubblicato su Nadir, a cura di Ezio Turus, che tratta proprio questo argomento. E ci sono alcuni punti di questo articolo che mi hanno fatto riflettere:

«Il mio intervento vuole essere invece un’analisi del mezzo fotografico rapportato alle esigenze dell’artista nel dare forma e colore alle proprie emozioni, positive o negative che siano. E’ il rapporto del fotografo con le sue emozioni che stimola in lui il desiderio dello scatto, creando un’immagine che sia in grado di trasmettere questo suo sentimento all’osservatore. […]
La vera “rivoluzione”, però, la troviamo nell’approccio creativo con il digitale: una volta che le mie immagini sono racchiuse dentro una manciata di bit, posso davvero modificare in qualunque modo il risultato finale. Anzi, posso addirittura pensare la mia immagine prima ancora d’averla scattata.
Cosa vuol dire questo? Vuol dire che cadono i limiti fisici della fotografia tradizionale; sono semplificati i problemi legati alla gestione del colore, sono finiti i tempi in cui i deleteri pelucchi intasavano i nostri negativi in camera oscura, possiamo pensare già a come potrà essere la nostra immagine senza “elementi indesiderati”, possiamo anche pensare a come potrebbe essere con, invece, l’inserimento di soggetti inesistenti».

Fin qui non sono d’accordo con l’autore dell’articolo, poiché parla appunto di eliminare elementi indesiderati e quant’altro. Sulle frasi successive, però, è bene prestare una particolare attenzione:

«Subentra subito un dubbio sull’etica che accompagna tutte queste possibilità. Mi limiterò qui a considerare unicamente interventi di tipo creativo, lasciando l’incombenza della discussione sull’etica in altri momenti e altre sedi. L’approccio creativo, invece, è di fondamentale importanza. Se parto dal principio che con la postproduzione digitale “nulla” è impossibile, cadono anche tutti i limiti che, giocoforza, siamo abituati ad imporci fotografando normalmente. […]
Sappiamo benissimo che la fotografia è la riproduzione bidimensionale di un soggetto tridimensionale; l’uso di un tipo d’obiettivo piuttosto di un altro determina un sostanziale mutamento del risultato in termini di prospettiva e l’uso di un tipo di luce piuttosto che un altro determina un mutamento della percezione dei colori e delle superfici. Solamente il nostro cervello, abituato a ragionare in tre dimensioni, riesce a “ricostruire” le distanze e le proporzioni da una fotografia».

Quest’ultima frase è proprio quello che mi faceva notare WildT nel suo commento. Ma il punto è:

«Se è vero che fotografiamo tutto quello che ci emoziona e cerchiamo di mettere le nostre emozioni nelle immagini, è perfettamente logico considerare “emozioni” tutte le sensazioni generate da ciò che circonda la nostra mente; reali o virtuali che siano».

Cavolo… è verissimo anche questo!
Penso proprio che dovrò riflettere parecchio sulla questione. Anche perché comunque, come ho detto nel post precedente, la rappresentazione della realtà nella sua forma naturale, nel tipo di immagini che scatto, è forse più importante della sola questione estetica. O no? :scratch:

Contrasto sulle immagini: sì o no?

Frequentando il Fotoclub Immagine di Merano ed il forum del Canon Club Italia, ho notato che ora con il digitale molti fotografi aumentano in postproduzione i contrasti e la saturazione dei colori per rendere questi ultimi più intensi.
Nel mettere alcune mie fotografie sul forum del Club Canon, per confrontarmi con altri fotoamatori, uno dei poster più attivi mi ha suggerito su più di un’immagine di aumentare il contrasto. Le sue fotografie, in effetti, hanno dei colori brillanti ed i colori sono particolarmente intensi. Però è anche vero che le immagini tendono ad essere un po’ finte o, per così dire, forzate.

Personalmente, per il tipo di fotografia che faccio, penso che rappresentare i soggetti nella maniera più naturale sia la cosa migliore; se un fiore è rosa pastello non deve diventare lilla per essere più bello! Vi faccio un esempio, con una delle foto di cui si parlava sul forum, di che risultato si può ottenere aumentando il contrasto di un’immagine.

La differenza non è particolarmente evidente: giocando con i livelli colori e contrasti potrebbero essere accentuati ulteriormente, ma ho preferito non esagerare. Dal punto di vista estetico la fotografia a destra è più d’effetto; nella realtà però il fiore è di un colore più pastello, così come si vede nella foto di sinistra. Io preferisco l’originale o almeno un compomesso che non alteri i colori. E voi? Quale foto preferite? Attendo i vostri commenti!

Ritorno al nucleare?

Il tema del nucleare in questo periodo è particolarmente attuale. A parte le tensioni internazionali per la vicenda iraniana, del nucleare si parla insistentemente anche qui in Italia, specie dopo la campagna elettorale per le elezioni, durante la quale si è parlato molto del problema energetico.
Ieri sera, su Canale 5, la trasmissione “Terra” era completamente dedicata all’argomento. Da un lato c’era chi sosteneva che il nucleare è un’energia pulita nonché l’unico futuro possibile per risolvere il problema energetico; dall’altra chi fa notare come le scorie del plutonio, utilizzato per la reazione nucleare, rimangono radioattive e pericolose per migliaia di anni (le nostre scorie in passato sono state smaltite nelle steppe della Russia).
Nel corso della trasmissione si è fatto riferimento anche ad un sondaggio fatto in Italia che, a distanza di quasi 20 anni dal referendum in cui l’80%  dei votanti ha scelto di far chiudere le centrali italiane, vedrebbe oggi quasi il 44% della popolazione favorevole al ritorno del nucleare.

Ancora una volta ho la sensazione di vivere in un’epoca in cui si cerca la soluzione più rapida ai problemi ed in cui, in generale, c’è poca fiducia verso le proposte alternative. Mi chiedo se servirebbe una seconda Chernobyl per far capire alla gente la pericolosità della cosa… e Tutto sommato nel 1999 ci siamo andati vicini con la centrale giapponese di Tokaimura; e se è successo ad uno dei paesi tecnologicamente più avanzati del mondo, il rischio non è poi così remoto…

Orsi, aironi, cigni… BANG!!!

Giusto alcuni giorni fa parlavo con uno dei pochi “forestali” (intesi come Corpo Forestale dello Stato) dell’Alto Adige (gli altri fanno parte del servizio forestale della Provincia) e stavamo notando come sia profondamente diverso l’approccio della popolazione locale rispetto a quella d’oltreconfine. Argomento della discussione era l’orso bruno, facente parte del gruppo liberato in Trentino, che, attraversato il Parco dello Stelvio, si è ora diretto nelle foreste svizzere. Base della discussione era il diverso rapporto con gli animali e, in generale, con la natura qui in Alto Adige rispetto a quanto avviene in Svizzera ma anche in altri luoghi d’Italia.
Chi abita in provincia di Bolzano sicuramente ha appreso dai media locali quanto sia stato oggetto di attenzione (in negativo, purtroppo) l’orso che si aggirava per i boschi della Val d’Adige e della Val d’Ultimo; sicuramente conoscerà anche la polemica che proprio in queste settimane ha per oggetto gli aironi di Lazago, a Merano. E sicuramente saprà quel che è successo a suo tempo con i cigni del Lago di Caldaro che, a detta dell’amministrazione, sporcavano l’acqua e infastidivano i turisti!
Ebbene, l’intolleranza non si ferma qui. L’intolleranza è purtroppo estremamente radicata tra i contadini e riguarda anche gli animali che vivono normalmente nei boschi; alcuni anni fa a Glorenza si è tenuto un incontro, organizzato dal «Dachverband für Natur- und Umweltschutz in Südtirol» (Federazione Protezionisti Sudtirolesi) per definire le esigenze delle tre amministrazioni provinciali (Bolzano, Trento e Sondrio) coinvolte nella gestione del Parco Nazionale dello Stelvio. E se per le altre due il Parco è fonte di reddito in quanto località turistica, si è evidenziato il disagio dei contadini secondo cui gli animali arrecano gravi danni alle colture.

Nessuno mette in dubbio i disagi che possono arrecare, ma è anche vero che la soluzione non può essere sempre e soltanto quella di «abbattere il nocivo», come accadeva un tempo quando azioni di questo tipo erano sopravvivenza. Al giorno d’oggi, fortunatamente, c’è più ricchezza ed ampio supporto da parte delle amministrazioni che elargiscono indennizzi a chi ha subito perdite a causa di animali selvatici. Ma la cosa grave è che questa linea del “abbatti il nocivo” è la stessa Provincia a promuoverla e l’ha dimostrato in più occasioni. Motivo? La politica, senza dubbio. Cacciatori e contadini sono un elettorato fin troppo importante. E quando non sono queste due categorie, in seconda battuta arrivano gli albergatori.
Insomma… in Alto Adige si guarda sempre agli interessi economici dimenticando altri aspetti importanti, andando contro corrente rispetto a moltissime altre realtà.
Che amarezza! 🙁

Archivio articoli

Creative Commons License

Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons. Le immagini di questo sito possono essere utilizzate gratuitamente, per scopi senza fini di lucro, dietro semplice richiesta via mail, oppure acquistate su iStockphoto.