uscite fotografiche
Resoconti di uscite fotografiche in solitaria o con amici
Sono rientrato domenica da una vacanza di 10 giorni con la famiglia nella Riviera Adriatica e più precisamente da Lido di Pomposa nel comune di Comacchio. Abbiamo scelto questa località in parte per la breve distanza da Merano (circa 4 ore di auto comprese le soste) e in parte per la vicinanza ad alcune aree particolarmente indicate per il birdwatching, consci che il mare non sarebbe stato granché come del resto lo è anche nel resto della riviera romagnola.
Il luogo per me più interessante erano le saline di Comacchio, che da circa 15 anni ospitano la seconda più grande colonia nidificante di fenicotteri rosa del nostro Paese oltre a moltissime altre specie di uccelli stanziali o di passaggio durante la migrazione.
I primi giorni della vacanza sono stati prevalentemente spiaggia e famiglia, mentre la mattina del 4° o 5° giorno (non ricordo bene) ho preso la mia mountain bike ed ho fatto un giro di circa 37 km che dal mare mi ha portato fino alle Valli di Comacchio a ridosso delle ex saline, ora riserva naturale cuore del Parco del Delta del Po.
Già durante questa escursione ciclistica, senza particolari fini se non quello di macinare un po’ di chilometri, ho avuto modo di osservare diverse specie compresi i bellissimi fenicotteri che però si trovavano ad una distanza ragguardevole.
Giunto al Bettolino di Foce, ristorante tipico nonché ufficio informazioni per quanto riguarda le escursioni nelle Valli di Comacchio (qui il sito ufficiale), ho preso alcuni depliant in previsione di un’uscita a scopo ornitologico ed infatti due giorni dopo ho partecipato ad una visita guidata in battello lungo i vecchi canali delle Valli.
Le foto che seguono sono solo alcune delle molte scattate. In diversi casi si tratta di ritagli della foto originale, ma le foto sono per il momento ancora senza postproduzione…
Le uscite in battello vengono effettuate ogni giorno e portano a scoprire la natura del luogo e la storia della famosa pesca alle anguille, che oggi viene praticata in misura molto minore in quanto la specie è a forte rischio. Al giovedì invece si può partecipare ad una breve escursione in bicicletta, rigorosamente accompagnati da una guida ambientale, all’interno dell’area delle saline; qui si possono osservare da vicino le migliaia di uccelli che abitano le Valli e conoscere un po’ di storia anche sul prelievo del sale che avveniva nell’area fino al 1984.
Potevo lasciarmi sfuggire anche questa occasione?
Non sono mancate le osservazioni anche nel campeggio in cui ci trovavamo. Davanti al nostro caravan si aggiravano di continuo alcuni codirossi spazzacamino e molti colombacci. Un po’ ovunque in giro per il campeggio, inoltre, saltellavano gazze e ghiandaie…
Nel complesso, oltre che dal punto di vista familiare, è stata una vacanza abbastanza ricca di osservazioni ornitologiche. Questa la checklist più o meno completa (in grassetto le specie che osservo per la prima volta) più o meno in ordine di apparizione:
Oltre a questi, sicuramente c’era qualche passeriforme che però non sono riuscito ad identificare. Si aggiungono quindi 8 nuove specie alla mia personale checklist oltre alle due recenti osservazioni di un cuculo (Cuculus canorus) e di un usignolo (Luscinia megarhynchos), sentiti spesso ma mai visti.
Tra i posti migliori che conosco per fotografare, Aldino è senza dubbio sul podio. Questo sabato i prati in località Lerch, nei pressi del Geoparc Bletterbach all’interno del Parco Naturale Monte Corno, sono stati la meta della nostra uscita e non hanno assolutamente tradito le aspettative, confermando la posizione del luogo nella mia personale classifica.
Più di tante parole, in questo caso, basta far parlare questa immagine…
La principale attrazione dei prati di Aldino sono sicuramente i fiori, indiscussi protagonisti del paesaggio di questo “parco di larici”. E naturalmente tra quelli più interessanti ci sono numerose specie di orchidee selvatiche, che erano poi il vero obiettivo dell’uscita fotografica. Quest’anno sono particolarmente preso da questo genere di piante e non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione. Ero stato in questo magico posto già nel 2011, ma il giro fatto questa volta (con la preziosa guida di Anita, che con la sua memoria fotografica aveva già carpito tutti i “segreti” della zona da un esperto del Parco Naturale) mi ha permesso di fotografare nuove specie, come già accaduto a Rovereto un paio di settimane orsono.
Ho appena iniziato il lavoro di scrematura degli oltre 400 scatti realizzati. Per il momento vi propongo qui un piccolo collage delle immagini realizzate (ancora senza postproduzione).
Abbiamo nell’ordine (dalla prima riga):
Oltre a queste, appena pochi metri dal parcheggio abbiamo incontrato alcune piante di Neottia nidus-avis che però erano solo all’inizio della fioritura e quindi non particolarmente attraenti dal punto di vista fotografico. Sempre in zona sono presenti sia Ophrys insectifera (rencemente fotografata a Rovereto) che la bellissima scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus), ma il tempo purtroppo è tiranno e 8 ore in lungo e in largo per tutta l’area sono state già parecchie.
Speravo infine, forse ingenuamente, di riuscire a portare a casa qualche scatto di Dactylorhiza sambucina var. chusae (bellissima, ma rinvenuta qui in un unico esemplare secondo la letteratura), scoprendo però purtroppo che la specie in questione era già sfiorita. Ho comunque ottenuto buoni risultati dall’uscita e non mi posso certo lamentare!
Prossimamente le fotografie di sabato si aggiungeranno a quelle di Rovereto, che da qualche giorno trovano spazio all’interno della gallery “Orchidee spontanee”.
Se la scorsa settimana ho cercato in lungo e in largo delle orchidee trovando solo pochi esemplari, questo fine settimana è andata in maniera del tutto diversa. Grazie alla guida di Andrea, che ringrazio, oggi nel raggio di 1 km, in una località in collina sopra la città di Rovereto, ho osservato (e fotografato quasi tutte) ben 12 specie diverse di orchidee spontanee. In ordine di apparizione:
Bellissima giornata con una bella compagnia!
A breve le foto… 🙂
Giornata un po’ strana quella di sabato. Sono partito alle 5.30 con Castelfeder come meta e son finito a girare in lungo e in largo per l’Alto Adige alla ricerca di orchidee.
Ciò che mi ha spinto a tornare inizialmente nel biotopo sopra Ora, come tra l’altro avevo anticipato nel post precedente, era la presenza di alcuni esemplari di Limodorum abortivum, un’orchidea spontanea scovata per la prima volta due settimane fa e di cui ancora non avevo alcuno scatto. All’inizio della settimana Anita mi ha riferito che non erano ancora fiorite, ma speravo che per il weekend sarebbero sbocciate mostrandosi in tutto il loro splendore.
Giunto sul posto poco dopo le 6 del mattino sono stato subito accolto da un’upupa in alimentazione a pochi metri da me. Giusto il tempo per un paio di scatti al volo (poi si è involata) e mi sono quindi diretto nel luogo in cui si trovavano gli esemplari in questione… trovando purtroppo una brutta sorpresa: dei due esemplari presenti uno era sbocciato ed in parte già sfiorito, mentre il secondo è sparito! Con buona probabilità divorato da capre o bovini che, all’interno dell’area del biotopo, in primavera pascolano liberamente :sospiro:
Senza perdermi d’animo ho pensato di farmi un giro nell’area, esplorando anche la zona sud che ancora non conoscevo per vedere se trovavo qualche altro esemplare o comunque qualche altro soggetto interessante. Ma a quel punto sono iniziate le comiche… I bovini al pascolo non erano solo mucche, ma c’erano anche dei maschietti che sembravano avere gli ormoni un po’ in fermento; non mi sono soffermato a controllare se fossero manzi o giovani tori, ma alcuni di loro mi osservavano con interesse ed un paio si avvicinavano a me con la testa bassa. Alché, dopo un primo momento di relativa tranquillità (sono abbastanza abituato a stare in mezzo agli animali), ho pensato bene di scavalcare il recinto che delimita la palude per evitare di avere un incontro poco piacevole :uhm:
Ben presto mi son reso conto che non era possibile rimanere lì a fotografare. Quindi un po’ a malincuore ho caricato tutto in auto ed ho cambiato aria. Che fare a quel punto? Il periodo sarebbe quello giusto per Neotinea tridentata, segnalatami un paio di anni fa dall’amico Silvio nei pressi della chiesetta di San Valentino in Campo in Val d’Ega. Ebbene… nuova meta!
Ho viaggiato lungo la statale fino a Bolzano, dirigendomi quindi verso la stretta valle altoatesina e, risaliti vari tornanti, sono arrivato a San Valentino dove però non ho trovato nulla. Seconda meta a vuoto.
Avrei potuto rimanere lì in cerca di altri soggetti per macro, ma oramai volevo le orchidee! Quindi… terza meta: Postal.
All’inizio della scorsa settimana, salendo in mountain bike verso il Hecherhof in località Freiberg (Montefranco in italiano), lungo la strada (vista la mia ragguardevole velocità media di 3,7 km/h su una pendenza del 25-26%) ho potuto osservare 3 esemplari dell’orchidea che cercavo a Castelfeder (Limodorum abortivum).
Consapevole che gli esemplari in questione non erano esteticamente il massimo e che si trovavano per di più in posizione piuttosto scomoda, ho comunque deciso di farci un salto munito di fotocamera e finalmente sono riuscito a fotografare le “mie” orchidee…
La giornata è infine terminata nella frazione di Narano lungo la strada del Passo Palade, dove so esserci una zona piuttosto limitata con parecchi esemplari di Neottia nidus-avis. Le piante erano presenti e in parte già fiorite, ma deve probabilmente passare ancora qualche giorno prima che si schiudano completamente.
La prossima domenica ho in previsione un’uscita nei dintorni di Rovereto, insieme ad un mio compagno di classe delle elementari, che ha come obiettivo l’osservazione di diverse orchidee che ancora mancano nella mia checklist… speriamo bene 🙂
Finalmente anche qui in Alto Adige è arrivata la stagione delle orchidee. E’ un periodo che negli ultimi attendo sempre con impazienza, soprattutto se si considera che su Facebook già nelle prime settimane di gennaio cominciano a girare fotografie scattate nel pieno dell’inverno nelle regioni meridionali. Ma non solo: quest’anno dal Piemonte già a gennaio/febbraio arrivavano bellissime immagini di Barlia robertiana coperta dalla neve, orchidea dalla fioritura molto precoce ma che in Alto Adige è purtroppo assente.
Tra quelle che conosco, e che so dove trovare, le prime a fiorire in zona sono Cephalantera longifolia e Anacamptis morio; di quest’ultima specie una delle stazioni più conosciute è senza dubbio la collina di Castelfeder, situata a sud di Bolzano tra i comuni di Ora, Egna e Montagna.
Si tratta di un posto davvero magico, sede anche di alcune rovine situate proprio sulla cima della collina, tra cui le mura di un antico insediamento romano ed i resti della chiesetta di Santa Barbara risalente all’XI secolo. Il panorama che si gode da Castelfeder, con un’ampia vista su tutta la vallata dell’Adige, è notevole così come l’ambiente, con i suoi laghetti, le rupi e le grandi querce. Qualche settimana fa, dopo un appuntamento in un mobilificio della zona, ci sono stato con la mia famiglia ed anche mio figlio se ne è innamorato, al punto che spesso mi chiede se «andiamo nel posto bello» :zomp:
In uno di questi ultimi weekend, proprio Castelfeder è stato il luogo prescelto per un’uscita fotografica, iniziata di buon mattino con partenza alle 5.00 da Merano. La scelta di partire così presto è stata dettata soprattutto dalla possibilità di avere più tempo a disposizione; appena giunti al parcheggio la luce era molto poca, ma ben presto ha fatto chiaro e giunti sul luogo prescelto la luce era già sufficiente per iniziare a fotografare. Il soggetto? Ovviamente le orchidee…
Il cielo nuvoloso ci ha consentito di avere una luce diffusa e uniforme, evitando i forti contrasti che si hanno invece in una giornata fortemente soleggiata. Per la fotografia macro o comunque gli scatti ai fiori si può quasi definire la situazione ideale, ma questo d’altro canto ha un po’ limitato le possibilità degli scatti ambientati a causa del cielo prettamente grigio. Ciò nonostante ho ottenuto finalmente alcune delle immagini che avevo in mente per queste orchidee.
Interessante infine la presenza, oltre che di A. morio, anche di alcune piante non ancora fiorite di Limodorum abortivum (identificate grazie all’aiuto degli appassionati del G.I.R.O.S.). Con queste orchidee, che ancora non fanno parte della mia checklist delle specie fotografate, l’appuntamento è per la fine di questa settimana. Dopodiché, salvo imprevisti, sarà il turno di Rovereto ed in particolare dei suoi dintorni dove spero di fotografare altre specie che non fanno ancora parte della mia personale “collezione”.
In questi ultimi fine settimana io ed Anita ci stiamo dedicando al Passirio, fiume a carattere torrentizio che scende dall’omonima valle e che nel suo ultimo tratto attraversa Merano prima di confluire nell’Adige. Il nostro interesse è rivolto in particolare all’avifauna che popola le sue rive: merlo acquaiolo, ballerine, martin pescatore, limicoli, ma anche capinere, scriccioli, luì ed altri piccoli abitanti del bosco ripariale.
Lo scorso anno, nel tratto compreso tra la zona ricreativa di Lazago ed il campo sportivo di Rifiano, abbiamo trovato diversi angoli interessanti e quest’anno stiamo cercando di sfruttarli al meglio. Le occasioni non mancano, ma l’attività antropica soprattutto nel fine settimana è un fattore di disturbo non indifferente.
Mai come ora mi sono reso conto di come il fiume sia il vero “lido” della città; camminando lungo le sue rive si possono trovare un po’ ovunque installazioni di ogni genere, da semplici sedie a sdraio e tendine piantate su alcune spiaggette ad insediamenti ben più elaborati (per lo più su isolotti al centro del fiume) con tanto di gazebo, giardini e campi da beach volley.
Oggi ad esempio l’attività del merlo acquaiolo è stata disturbata in modo significativo da due ragazzi che attraversavano avanti e indietro il fiume con carriole colme di terra con le quali, al centro del fiume vicino ad uno di questi accampamenti, stanno realizzando qualcosa che sembra un orto o un giardino. Prima di andarmene ho voluto scattare alcune foto documentative con il cellulare…
Tornando comunque a parlare di fotografia, per quanto mi riguarda qualche risultato l’ho già ottenuto, ma sicuramente l’esperienza è tutt’altro che esaurita; abitando in zona, nelle prossime settimane conto di riuscire a dedicarmici in modo piuttosto continuativo sfruttando le ore di luce dopo essere uscito dall’ufficio.
Io e Anita stiamo attendendo con impazienza il momento dell’imbeccata del merlo acquaiolo. Al momento gli animali sono in cova (almeno a giudicare dal viavai del maschio al nido), quindi tra qualche settimana potremmo avere delle belle soddisfazioni.
Finora, come vedrete in un prossimo post, abbiamo fotografato in particolare: piro piro piccolo, merlo acquaiolo, martin pescatore, ballerina bianca, ballerina gialla, luì piccolo, luì grosso, scricciolo. Ma non finisce qui! 🙄
C’è chi considera il tasso come un animale dannoso, altri addirittura come animale pericoloso. Io penso invece che sia un interessante rappresentante della fauna locale. Benché la letturatura lo definisca come un animale piuttosto aggressivo, specie se disturbato, le sue abitudini notturne e schive lo rendono senza dubbio un incontro fortunato per il fotografo.
Ora qualcuno penserà che io sia riuscito ad incontrarne uno… ma no, purtroppo non è così. Tuttavia nel corso dell’uscita fotografica organizzata lo scorso sabato mattina io ed Anita abbiamo trovato diverse tracce della sua presenza. L’ultima, quella più evidente, una grande tana con almeno cinque ingressi e moltissime impronte fresche davanti ad essa.
Nella cornice del Parco Naturale del Tessa, tra i boschi nei dintorni del paese di Naturno in Val Venosta, eravamo alla ricerca di pulsatille che in questo periodo dell’anno fioriscono sui pendii del Sonnenberg, in un ambiente che alterna tratti rocciosi al bosco di querce. In diverse occasioni, nel corso della mattinata, abbiamo osservato tane ed anfratti cercando di capire a chi potessero appartenere ed
una volta terminata la sessione fotografica floreale ci siamo dedicati all’osservazione dell’ambiente, particolarmente interessante e adatto all’appostamento sia per mammiferi (caprioli, lepri, ecc.) che per rapaci.
Tra gli altri segnali della presenza di qualche grosso mammifero, girando in cerca di fiori ho notato una zona di 3-4 metri quadri dove terra ed erba sono state scavate come alla ricerca di germogli. Tornato sul posto più tardi ho girato ulteriormente trovando alcune possibili tane per giungere infine a quella più grossa ed evidente di cui ho parlato poco sopra.
Non abbiamo trovato escrementi nelle immediate vicinanze (a parte quelli di capriolo), ma dalla tana si diparte un’evidente traccia di un sentiero probabilmente usato dall’animale durante le sue uscite notturne.
Da un lato speravamo si trattasse di una volpe, ma Anita ha escluso la volpe per la forma delle impronte che non ricordavano quelle di un canide. Effettivamente in alcune di esse si notava la presenza di cinque dita, cosa che faceva propendere per un altro tipo di animale. Le abbiamo quindi confrontate sullo smartphone con alcune immagini su Google e date le dimensioni della tana, la sua conformazione e tutti gli indizi trovati siamo giunti alla conclusione che poteva trattarsi di un tasso. Cosa poi confermata una volta rientrati a casa da alcuni naturalisti più esperti contattati su Facebook… si tratta proprio della tana di un tasso!
Fotograficamente parlando, la giornata non ci ha riservato particolari sorprese; la stagione non è ancora decollata ed i soggetti disponibili risultavano quindi pochi. Abbiamo comunque fotografato con discreti risultati le “nostre” pulsatille (Pulsatilla montana), nel mio caso cercando di ambientarle per sottolineare il contrasto tra la natura ancora dormiente ed i fiori stessi che, nel primo giorno di primavera 2015, si fanno spazio tra le foglie secche ed erba ingiallita.
Per quanto mi riguarda, comunque, l’aspetto più interessante dell’uscita è stato proprio il ritrovamento della tana di tasso, che mi ha dato lo spunto per approfondire le mie scarse conoscenze su questo mustelide ed apre a nuove possibilità fotografiche (anche se remote) per i mesi a venire. Non sarà certo facile, ma mi piacerebbe davvero molto riuscire anche solo a vedere un tasso dal vivo. Chissà…
E’ da un po’ di tempo che sono piuttosto fermo, sia fisicamente che fotograficamente; l’arrivo dell’inverno sarebbe potuto essere un toccasana per qualche giretto sulla neve, ma di fatto si è rivelato una delusione. I meteorologi avevano previsto l’inverno più freddo degli ultimi 100 anni, ma qui in Alto Adige non solo non ha fatto freddo, ma è anche scesa pochissima neve.
Finalmente ieri, dopo qualche settimana di siccità, a Merano è piovuto e quando mi sono alzato questa mattina la neve lambiva Castel Verruca intorno a quota 750m.
Inizialmente il tempo oggi non era dei migliori, ma nel corso della mattinata le nuvole hanno lasciato via via sempre più spazio al sole. Così dopo pranzo ho fatto opera di autoconvincimento ed ho deciso di vestirmi bene, di caricare lo zaino fotografico in auto e di andare a fare un giro nei boschi di Avelengo approfittando della neve fresca caduta nella notte.
Ho scelto Avelengo perché è un luogo che conosco benissimo e che quindi non mi avrebbe dato grossi problemi di orientamento nonostante la neve; e comunque la zona sotto Falzeben, battuta in estate dai fungaioli, in inverno è assolutamente tranquilla a differenza della zona superiore spesso invasa dagli sciatori.
Sono partito da casa intorno alle 14.00 ed in breve ero nel bosco. I primi passi sulla neve, con ai piedi solo gli scarponi, sono stati un po’ faticosi; se non si usano le ciaspole bisogna abituarsi un po’ prima di riuscire a camminare in modo stabile. Ma ben presto il mio passo si è fatto più sicuro e quei 10 centimetri di neve fresca sul terreno non erano più un impedimento.
Dopo una decina di minuti ero solo, accompagnato dal cinguettio degli uccelli e dal vento che soffiava le cime degli alberi facendo cadere a terra la neve. Ad un tratto, camminando lungo il sentiero, sento un rumore… sembra quasi il verso di un gallo cedrone, ma osservando a lungo gli alberi non vedo nulla. Proseguo ancora per qualche decina di metri e dalla cima di un albero decolla un rapace; per forma e periodo con buona probabilità si trattava di un astore (Accipiter gentilis).
Ancora qualche passo e ad una ventina di metri da me qualcosa di abbastanza grosso, all’altezza del terreno, si muove e scende verso il pendio sottostante; non so cosa fosse, ma non avevo possibilità di verificare nemmeno le eventuali tracce lasciate.
Procedo ancora ed arrivo ad un’ampia radura che in estate è adibita a pascolo per le mucche. Dalla cima di un albero sento un richiamo che non conosco; alzo gli occhi e vedo un uccello di colore rossiccio che si alimenta sulle pigne di un abete. Alzo e punto il teleobiettivo: è un crociere (Loxia curvirostra)! Sull’albero davanti a me una ventina di esemplari tra maschi e femmine. La mia checklist quindi si arricchisce oggi con questa specie che non avevo ancora mai osservato in precedenza.
Sono andato avanti ancora di un centinaio di metri, ma poi ho dovuto fare dietrofront; di lì in avanti il sentiero era evidentemente percorribile solo con le ciaspole, come suggerivano le tracce fresche di due escursionisti che son passati di lì poco prima.
Rientrato all’auto ho avuto ancora la fortuna di vedere da vicino (un paio di metri appena) alcune simpatiche cince dal ciuffo. Nel complesso è stata un’uscita piacevole anche se improvvisata.
La stagione fotografica è iniziata… stay tuned!
Fa un po’ strano parlare di autunno a inizio febbraio, ma chi mi segue saprà che i miei tempi non sono più quelli di una volta quando, dopo un’uscita fotografica, il giorno stesso pubblicavo nel mio blog il resoconto della giornata. Ad ogni buon conto nei giorni scorsi, dopo averle lasciate sedimentare per un paio di mesi nell’hard disk del mio Macbook, ho ripreso in mano le fotografie scattate in compagnia di Anita a metà ottobre in Val Senales poco sopra il lago di Vernago.
La giornata è iniziata in modo strano… le previsioni meteo non erano ottimali, cosa peraltro non nuova dato che il 2014 è stato uno degli anni più piovosi che io abbia vissuto in vita mia. Tutt’intorno a Merano le nuvole avvolgevano le montagne e lungo la strada della val Venosta la situazione non era migliore. Anita però era ottimista ed arrivati a destinazione ho dovuto darle ragione; mi aspettavo nebbia e pioggia mentre, al contrario, il tempo era decisamente migliore rispetto a Merano dove, a quanto mi è stato detto, si sono verificati diversi acquazzoni.
Dopo una ventina di minuti sotto una pioggerella quasi impercettibile, qualche accenno di azzurro si è fatto spazio tra le nuvole, regalandoci alla fine una mattinata piacevole e asciutta.
Nel mio zaino trovavano posto il 300mm, il grandangolo e il “tuttofare” 24-105. L’obiettivo principale era quello di fotografare la fauna locale: ci aspettavamo di trovare camosci, caprioli, marmotte (nonostante la stagione stesse ormai per giungere al termine), picchi ed in generale qualsiasi altro abitante dei boschi che l’ambiente avrebbe potuto offrirci.
Il posto, immerso nel Parco Naturale del Tessa, è particolarmente adatto agli incontri con gli animali, ma non abbiamo avuto troppa fortuna. Comunque lungo il cammino, su uno stretto sentiero che contempla dall’alto il Lago di Vernago, il silenzio del bosco era continuamente interrotto dal canto degli uccelli, alcuni conosciuti (picchi, cince, fringuelli, nocciolaie, …) ed altri a me completamente ignoti. Poi un incontro a distanza con un capriolo ed uno scoiattolo e le sue evoluzioni a pochi metri da noi.
Non ero mai stato in questa zona prima d’ora e ne sono rimasto piacevolmente colpito; il posto è affascinante e ci tornerei volentieri anche con la famiglia, anche se forse il tragitto (poco più di un km quello che abbiamo percorso) non è molto adatto per i bambini in quanto il sentiero è abbastanza stretto e taglia il pendio costeggiando a tratti un ripido versante (non molto pericoloso, ma c’è il rischio di ruzzolare per un bel po’).
Dopo circa 4 ore la nostra uscita è giunta al termine, ma prima di rientrare a Merano ci siamo fermati al maso Finailhof dove, oltre a gustare un ottimo piatto freddo tirolese, per assurdo ho scattato la maggior parte delle foto della giornata. Immerso in un paesaggio incantevole, reso ancora più affascinante dai colori autunnali, il Finailhof ospita numerosi animali quali mucche, capre, galline moroseta, faraone, maiali e gatti… un vero paradiso per i bambini e per chi vuole godersi un po’ della vita rurale.
E mentre fotografavo i gatti che si aggiravano intorno a noi in cerca di coccole (e magari di qualche bocconcino), la piccola Annika mi guardava incuriosita sbirciando dall’uscio della porta.
La giornata si è infine conclusa con una visita alle rive del Passirio dove, sotto la pioggia, abbiamo passato circa un’ora e mezza per seguire le evoluzioni del merlo acquaiolo e di alcune ballerine gialle.
Se il buongiorno si vede dal mattino, quella di sabato non poteva essere un’uscita a vuoto. E’ stata la prima vera uscita fotografica della stagione, orientata in primis alla fotografia macro; il massimo sarebbe stato riuscire a trovare i macaoni, grandi e splendide farfalle che spesso mi è capitato di vedere lungo i sentieri del Sonnenberg a Naturno, ma visto il lungo digiuno creativo penso che qualunque soggetto sarebbe stato per me meglio di nulla.
Ero d’accordo con Anita per trovarci all’alba e fare un giro a margine del parco naturale del Tessa; arrivato sul posto con un po’ in anticipo mi sono da subito incamminato lungo il Waalweg che attraversa il Monte Sole per una prima esplorazione. Ed ecco subito presentarsi la prima grande ed emozionante sorpresa della giornata: nel bosco di querce, oltre la recinzione che delimita il parco, un rapido movimento tra il fogliame ha attirato la mia attenzione.
Il primo pensiero è ovviamente andato ai caprioli, sicuramente i mammiferi più facili da avvistare nei nostri boschi; ma quando ho focalizzato lo sguardo tra gli alberi si è rivelata, a pochissimi metri da me, una coppia di grosse lepri che, anche se solo per pochi istanti, si è lasciata ammirare intenta nei propri giochi amorosi per poi dileguarsi così com’era comparsa.
Non ho avuto tempo di scattare, pur avendo la fotocamera con il 180mm montato, ma quel fulmineo incontro è stato emozionante senza peraltro scatenare in me quella sorta di “istinto predatorio” che lo scorso anno mi ha spinto a prendere una pausa di rilfessione (vedi post precedenti).
Come detto la ricerca era prevalentemente rivolta ai macaoni ma, nonostante la vista di un solo esemplare in volo quando oramai stavamo per rientrare, la mattinata non è andata affatto male…
Grazie ad Anita, che per prima le ha trovate (definendoli “fiorellini bianchi con le foglie lunghe” ed assistendo subito dopo ad un mio scatto fulmineo), oltre a diversi insettini ho avuto modo di fotografare delle belle e freschissime orchidee del genere Cephalantera (devo ancora capire se si tratta di C. longifolia o di C. damasonium). Dopo tanto tempo con la fotocamera quasi appesa al chiodo, direi che come inizio non c’è male!
Ma le vere protagoniste alla fine sono state due falene, un maschio ed una femmina di Hyphoraia testudinaria (foto 2) che ci hanno occupato buona parte della mattinata ottenendo scatti che hanno da subito riscosso un certo successo sui social network come Facebook e 500px.