uscite fotografiche

Resoconti di uscite fotografiche in solitaria o con amici

Buoni risultati dal nuovo capanno

kwik-camo

Il Kwik Camo® di Essential Photo Gear

Di recente ho acquistato su web un nuovo capanno fotografico portatile che andasse a sostituire l’Ameristep acquistato alcuni anni fa. Non che quest’ultimo avesse particolari problemi, ma cercavo qualcosa di più flessibile e trasportabile; il capanno Ameristep è comodo, spazioso ed impermeabile, ma pesa parecchio e necessita di una superficie piana per essere posizionato oltre ad essere un po’ grande e dalla forma riconoscibile. Ecco perché ho deciso di fare un tentativo con il capanno/poncho mimetico Kwik Camo® della Essential Photo Gear, appositamente studiato per l’utilizzo fotografico, che a detta di molti offre risultati eccellenti. In effetti, se si guarda la foto a lato, la resa mimetica è piuttosto buona.

Di fatto il capanno in questione è una sorta di lenzuolo (non impermeabile dunque) molto leggero ed adattabile, con aperture per l’obiettivo della fotocamera, per il flash e può essere usato anche come poncho grazie a delle aperture laterali da cui possono uscire le braccia. Inoltre sulla parte superiore, all’altezza degli occhi, è dotato di una retina (anch’essa con disegno mimetico) che permette di vedere all’esterno. L’unico neo è costituito da una certa difficoltà nel muoversi all’interno e dal fatto che i propri movimenti possono essere rilevati dagli animali, ma almeno in questo mio primo tentativo si è rivelato comunque efficace!

Era più di un mese che, tra un malato e l’altro in famiglia (maledetta influenza!), non riuscivo a prendermi il tempo per qualche scatto. Così ieri mattina, svegliatomi di buon’ora, ho deciso di imp0rovvisare un’uscita e provare il nuovo acquisto sul campo per testarne l’efficiacia. Dopo qualche difficoltà iniziale per il posizionamento, sono riuscito a piazzarmi a ridosso di un albero di acacia i cui rami offrivano una sorta di continuità al disegno Realtree del capanno.
Ben presto il laghetto del biotopo si è popolato di germani reali e cormorani e dopo poco più di un’ora di attesa, un bellissimo adulto di airone cinerino (ardea cinerea) si è posato proprio sul ramo che stavo inquadrando. Ho colto subito l’occasione e l’immagine che ne è uscita è forse il mio migliore scatto di sempre a questa specie…

Airone

Di questo scatto mi piace molto la luce radente del primo mattino, il piumaggio dell’uccello ben evidenziato (compreso il ciuffetto nero sul capo) e lo sfondo dove, sfuocato, è presente anche un cormorano che nuota placidamente sull’acqua. Purtroppo, come in altre occasioni, la mia fretta nello scattare ha reso l’esemplare sospettoso, tanto che dopo nemmeno un minuto si è spostato su di un diverso posatoio ad una ventina di metri più in là. Ma già così mi ritengo più che soddisfatto!

Ad ogni modo la mattinata era ancora lunga e volevo mettere ulteriormente alla prova il nuovo acquisto. Più di una volta, nei pressi del ramo dove ho fotografato l’airone, si era fatto vedere un tuffetto. Così, quando più tardi gli aironi si sono involati a causa del rumore di una motosega lì vicino, ho colto l’occasione per avvicinarmi ulteriormente alla superficie dell’acqua (nel limite del possibile dato che la riva è invasa dai rovi) nella speranza di vederlo ripassare. La nuova postazione era molto vicina all’acqua, ma con il tuffetto purtroppo non ho avuto la stessa fortuna in quanto lo stesso si era spostato dalla parte opposta del laghetto.
In compenso a pochi metri da me si è avvicinato un pettirosso che non aveva minimamente notato la mia presenza. E ad un certo punto anche uno dei cormorani si è avvicinato ed è salito sul ramo dov’era posato prima l’airone; sarà stato a non più di 5 metri dalla mia posizione, vicino al punto tale che il moltiplicatore 1.4x che avevo montato sul 300mm per il tuffetto era di troppo. In questa occasione ho constatato la vera limitazione del “capanno”; infatti dopo aver tolto con molta calma il moltiplicatore, nel tentativo di riporlo al sicuro ho fatto qualche movimento di troppo e il cormorano è ridisceso in acqua allontanandosi verso il centro del laghetto. In ogni caso è stato un test assolutamente positivo con il quale ho anche capito quali sono gli errori da non commettere nelle prossime occasioni.

Full-immersion fotografica di metà giugno

Sto finalmente trovando il tempo per riordinare il mio materiale fotografico: sto buttando via le foto sfocate, mosse o doppie dal mio archivio per far spazio sull’hard disk e pian piano sto elaborando gli scatti di questi ultimi mesi, tra i quali anche quelli di una giornata fotografica di metà giugno in cui mi sono dedicato esclusivamente alla fotografia. Una giornata davvero faticosa, ma che alla sera, riguardando le foto scattate, mi ha dato delle belle soddisfazioni.

Mirko all’opera nei boschi di Tesimo

La giornata è cominciata alla mattina di buon’ora, quando con Anita e Mirko ci siamo recati nella zona di Tesimo con l’intento di dedicarci prevalentemente alla fotografia macro, dato anche il fatto che Anita voleva provare il suo nuovo Nikon 105mm f/2.8 Macro VR. Nel pomeriggio, poi, io e Mirko abbiamo partecipato all’evento Alumix organizzato dalla Manifattura Fotografica a Bolzano, dove abbiamo avuto l’opportunità di fare un po’ di scatti all’interno di un’ex struttura industriale ora parzialmente destinata a manifestazioni ed altri eventi culturali.

L’uscita mattutina è stata particolamente interessante e fin dai primi passi mossi in mezzo al bosco sentivo che sarebbe stata una giornata positiva. A poco più di un centinaio di metri dall’auto ci siamo imbattuti in numerose orchidee della specie Neottia nidus-avis, confinate in un’area di poche decine di metri quadrati. Si tratta di una new entry della mia personale checklist delle orchidee spontanee; sicuramente non sono tra le più belle e vistose, ma non potevo perdere l’occasione di fotografarle. E non è l’unica specie di orchidea trovata, perché a poca distanza ci siamo imbattuti anche in alcuni esemplari di Platanthera bifolia, di cui uno particolarmente bello che potete vedere nella galleria “Orchidee spontanee“.

Giovane allocco (Strix aluco) nei boschi di Tesimo

Ma l’emozione più grossa è stato quando, mentre cercavo insetti nell’erba alta, ho visto Mirko arrivare verso di me chiedendomi se ho visto il gufo. Il gufo? Quale gufo? Stava scherzando?
No, non stava affatto scherzando! Ma non si trattava di un gufo, bensì di un giovane allocco (Strix aluco) che probabilmente aveva da poco lasciato il nido. La sua presenza ci è stata rivelata dal rumoroso vociare delle cesene ed altri turtidi impegnati nel mobbarlo. Purtroppo non c’è stata la possibilità fotografarlo come si deve, ma è stato forse uno degli incontri più emozionanti che mi sia capitato negli ultimi anni.

Per quanto riguarda l’Alumix devo praticamente ancora cominciare la post-produzione, ma gli scatti dell’uscita naturalistica mattutina sono già in buona parte online; alcuni li avevo già caricati nell’ultimo aggiornamento, mentre oggi ho aggiunto due nuovi scatti di un bellissimo giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum), di cui vi propongo qui un’anticipazione con uno scatto ambientato che sulla mia pagina Facebook pare sia stato piuttosto apprezzato.

Giglio di San Giovanni

Nel tardo pomeriggio infine, sempre con Mirko, abbiamo chiuso la full-immersion con una visitina all’aeroporto di Bolzano, dove speravamo di trovare qualche soggetto interessante da fotografare. L’aeroporto del capoluogo è un hot-spot molto interessante per l’avifauna e la sera non è difficile imbattersi in specie particolari.
Ma anche qui, alla fine, ci siamo dedicati alla macro; abbiamo infatti trovato alcuni esemplari di Misumena vatia, un interessante aracnide della famiglia dei tomisidi (o ragni granchio) che ha la caratteristica di modificare la sua colorazione in funzione delle piante o dei fiori su cui tende l’agguato alle sue prede. In questo caso è stato però facile individuarli in quanto, nonostante la colorazione giallo canarino, sostavano su dei fiori di cardo. Di lì a breve (una settimana sostengono gli amici del forum naturalistico Natura Mediterraneo) avrebbero dovuto modificare la pigmentazione per mimetizzarsi sulla nuova pianta ospite.
Anche di questi ragni ho inserito due nuovi scatti nella galleria “Aracnidi” e ve ne propongo qui uno in anteprima.

Misumena vatia

Della stessa giornata ho inserito una nuova immagine anche nella galleria “Farfalle e falene“, mentre qualche altro scatto di repertorio è stato inserito in altre gallerie. Ho ancora diverse immagini, anche vecchie, da sistemare. Chissà che non venga fuori qualche altra chicca di cui mi ero dimenticato 😉

La variopinta carovana degli Alpini

Lo scorso 13 maggio la città di Bolzano ha ospitato per la prima volta la variopinta carovana degli Alpini, in occasione dell’85° raduno nazionale. Una grande festa ed una bella occasione fotografica a cui non sono potuto mancare.
Nei giorni che hanno preceduto la sfilata vera e propria, i profili Facebook dei miei amici bolzanini si sono riempiti di immagini goliardiche che mostravano tutta la gioia e l’allegria che si respirava per le vie della città. Sarei voluto essere lì, ma i vari impegni non mi han permesso di scendere a Bolzano durante la settimana. In compenso non volevo assolutamente perdermi la parata, così la mattina di domenica 13 maggio mi sono trovato con Eleonora e Maurizio per raggiungere il capoluogo altoatesino…

Abbiamo preso il pullman di buon’ora; raggiungere Bolzano con l’auto sarebbe stato impossibile perché tutto il traffico è stato chiuso. A differenza di quanto mi sarei aspettato, insieme a noi c’era solo un piccolo gruppo di Alpini con famiglia.
Durante il vaggio il mio pensiero è andato più e più volte a mio nonno: era un alpino, è stato a diversi raduni e questa occasione non se la sarebbe di certo persa. Sentivo quasi di essere lì per lui e questo mi metteva gioia e una grande malinconia allo stesso tempo.

Non ho mai partecipato ad una simile manifestazione, né tantomeno l’ho mai fotografata. Non sapevo bene cosa aspettarmi né come muovermi. Ma una cosa è certa: volevo esserci e cercare di cogliere con l’obiettivo della mia fotocamera non solo l’evento in sé, ma anche alcuni dettagli e sfumature tra le migliaia di persone che vi hanno partecipato. Non sono però sicuro d’esserci riuscito…

La prima cosa che abbiamo notato una volta scesi dal bus navetta è stata l’incredibile partecipazione della città, con bandiere tricolori appese praticamente ovunque. Ma il tempo per guardarsi intorno era poco… la parata stava per cominciare!
E nel punto di “ammassamento” centinaia di Alpini appartenenti a gruppi provenienti da ogni parte del mondo erano già pronti per sfilare: Uruguay, Sud Africa, Perù, Brasile… una moltitudine di persone che ha fatto migliaia di chilometri solo per partecipare a questo evento, uniti da un unico spirito.



La prima ora è stata piuttosto frenetica e concitata; non sapevamo come muoverci, c’era molto da fotografare, pochi erano gli spazi liberi ed eravamo un po’ indietro rispetto alla testa della parata. Per buoni 20 minuti la nostra è stata una vera e propria corsa tra la folla, nel tentativo di raggiungere i primi della fila tra cui anche le autorità locali.

Fortunatamente lungo il percorso abbiamo trovato una buona postazione, comoda e libera da elementi di disturbo, dove ci siamo fermati per assistere alla sfilata. E’ qui che finalmente ho potuto concentrarmi maggiormente sulle persone, sui loro volti: dai ragazzi della mini-naja ai “veci” dalle lunghe barbe; ognuno con la sua storia, ognuno con lo stesso entusiasmo nello sguardo per la partecipazione a questo evento.
Ed è qui anche che mi sarei mangiato le mani per non avere con me un 70-200mm anziché il 24-105. Ma il 70-200 non è un obiettivo che fa parte del mio corredo perché prima d’ora non ne avevo mai evvertito una reale esigenza. In questo caso, però, si sarebbe rivelato molto utile per isolare i soggetti dallo sfondo e cogliere meglio i dettagli; ho dovuto dunque arrangiarmi col 24-105 sul quale, ahimé, non potevo nemmeno montare il moltiplicatore 1.4x che sarebbe stato un bell’aiuto.


Il vero, grande errore della giornata è stato però quello di scordare a casa (più o meno colpevolmente) due schede di memoria rispettivamente da 2 e 4 GB, rimanendo così con soli 4GB (pari a circa 300 scatti) a disposizione. Quindi, una volta esaurito lo spazio sulla compact flash, ho dovuto abbandonare temporaneamente la manifestazione per trovare un negozio aperto dove acquistare una scheda… impresa che si è rivelata pressoché impossibile!
Fortunatamente in mio soccorso è venuto Renzo di Euro Impianti Elettrici, impresa che ha realizzato l’impianto elettrico del condominio in cui mi sono appena trasferito, incontrato causalmente lungo Corso Italia che mi ha permesso di restare nel suo ufficio a scaricare le immagini dalla fotocamera (con istruzioni telefoniche di Luca, legittimo proprietario del pc ) per liberare la scheda e lasciar spazio a nuovi scatti. Ciò nonostante, ahimé, ho perso quasi un’ora e mezza di tempo!

Riunitomi finalmente agli altri abbiamo seguito per un po’ la parata da molto vicino nel suo punto di arrivo, dopodiché ci siamo pian piano diretti verso i prati del Talvera per andare a mettere qualcosa nello stomaco. Nel girare tra i numerorissimi gruppi di Alpini abbiamo colto qualche altro scatto, tra cui i due fantastici “veci” col barbone della sezione torinese dell’A.N.A.
Infine, dopo un succulento quanto pesante panino con salsiccia e cipolla (!), era arrivato il momento di dare un’occhiata al mondo degli alpini in servizio. Sia chiaro: non approvo la guerra, né le missioni di pace supportate dall’intervento militare. Ma un reportage completo della giornata non sarebbe stato completo senza documentare anche questo aspetto… ammiro gli Alpini per il loro impegno sociale, un po’ meno per quello militare.
I prati del Talvera, oltre agli stand gastronomici, ospitavano anche spazi dimostrativi delle Forze Armate italiane, con i propri mezzi (compresi un elicottero ed i famosi mezzi Lince) ed i propri reparti. E’ qui dunque che si è conclusa la mia giornata fotografica.



In realtà ci sarebbe stato ancora molto da vedere: dovevano sfilare ancora i gruppi locali e la serata si sarebbe rivelata un’unica grande festa in tutta Bolzano. Ma il mio tempo lì era finito
Lasciati Eleonora e Maurizio mi sono diretto a piedi verso la stazione, dove i bus navetta continuavano ad andare e venire trasportando i vari gruppi di Alpini da una parte all’altra della città.
Mentre tornavo verso il pullman per Merano, dal finestrino della navetta osservavo gruppi festanti di persone che invadevano ogni strada, comprese quelle della zona industriale trasformatasi per l’occasione in una sorta di grande campeggio.
Sono felice dell’esperienza vissuta, nonostante i numerosi chilometri percorsi a piedi (molti dei quali in cerca di una scheda per la fotocamera) ed un po’ di rammarico per non aver avuto la possibilità di godermela per tutta la sua durata.

A distanza di oltre 5 mesi ho finalmente trovato il tempo di metter di nuovo mano a quegli scatti. Prima di iniziare il reportage avevo un dubbio: colore o bianco e nero? Ma dopo aver partecipato alla giornata ho preferito mantenere i miei scatti a colori per dare risalto a quella che era, come da titolo di questo post, la variopinta carovana degli Alpini.
Presto nella sezione “Eventi e reportage” troverete una galleria con una selezione delle fotografie scattate quel giorno.

Ancora niente salamandre…

Chi mi segue saprà bene che da un paio d’anni alcune delle mie uscite sono dedicate alla salamandra pezzata, anfibio particolarmente vistoso per la sua colorazione nera a macchie gialle. Questo simpatico animaletto era frequente nei nostri boschi, ma da diversi anni non se ne vedono più molte. Ricordo che quand’ero piccolo bastava una giornata di pioggia per vederle lungo i sentieri nei boschi o lungo i Waalweg sparsi nel Burgraviato; ma oggi a quanto pare non è più così.

Lo scorso venerdì l’amico Mirko Masieri ha avuto fortuna ed ha avuto modo di scattare diverse foto, pubblicate sul suo profilo Facebook. Io quel giorno lavoravo, ma avevo avuto la stessa idea per il fine settimana; anche se poi a me non è andata altrettanto bene nonostante il meteo estremamente favorevole. Domenica c’era una continua alternanza di pioggia e schiarite, ma di salamandre nemmeno l’ombra.
Morale della favola… sono finito nuovamente a fotografare funghi e insetti.

Ma va bene lo stesso. In quel paio di ore trascorse da solo ho comunque avuto anche modo di riflettere sull’approccio che mi sembra di avere ultimamente nelle mie uscite fotografiche, più simile a quello di un cacciatore che a quello di un naturalista. Devo ricominciare ad osservare tutto ciò che mi circonda anziché fossilizzarmi su di un unico obiettivo… forse così torneranno ad essere i soggetti che cercano me e non viceversa!

Ultima uscita d’estate

L’estate quest’anno è volata. Mai come quest’anno ho preso così poco in mano la fotocamera. Ma d’altro canto, come più volte ho detto, la fotografia per me è soltanto un hobby e, in questo caso, casa e famiglia hanno avuto la precedenza. Nell’estate che si è appena conclusa ho dedicato tutte le mie energie al trasloco nel nuovo appartamento, atteso da ormai 11 lunghi anni: cucina e salotto da scegliere, lavori da seguire, mobiletti da montare, cose vecchie ed inutili da buttare e soprattutto… tante tante scatole in giro per casa!

Perfino le mie ferie quest’anno sono state dedicate interamente al trasloco. Ora però io e la mia famiglia siamo nella nuova casa; ci sono ancora vari lavoretti da fare ed alcune cose da sistemare, ma il grosso è fatto. Così, quando Mirko mi ha chiesto di andare a fare qualche scatto, seppur con qualche esitazione ho deciso di unirmi alla compagnia.
Quindi lo scorso sabato, di buon mattino, Mirko, Anita ed io ci siamo diretti verso Tesimo, nella zona del biotopo di S. Ippolito che abbiamo constatato in più di un’occasione essere piuttosto interessante per la fotografia macro.

L’uscita di per sé è cominciata in modo piuttosto scialbo; speravamo di trovare qualche soggetto interessante, ma la ricerca è stata piuttosto infruttuosa.
In un prato, vicino al biotopo, qualche timido segno di vita si lasciava intravedere nell’erba: crochi autunnali, alcune cimici, api e bombi semiaddormentati e ragni di vario tipo. Ma nulla a che vedere con quanto ci aspettavamo. Ciò nonostante mi son divertito a mettere alla prova il mio nuovo plamp autocostruito, realizzato con il braccetto snodabile di una torcia per lettura ed una piccola pinza per giardinaggio: leggero, pratico, versatile ma probabilmente non riproducibile perché non ho idea di dove trovare lo stesso tipo di braccetto dato che era di una torcia avuta in omaggio in banca  🙂


Altro esperimento della mattinata è stato quello di una macro con rapporto di ingrandimento decisamente superiore al classico 1:1.
Mirko ed Anita si son fatti prendere dalla “moda” degli obiettivi invertititi ed infatti erano dotati entrambi di 24mm con anello di inversione; è una tecnica che mi ha sempre affascinato per i grandi ingrandimenti che si riescono ad ottenere, ma non l’ho mai utilizzata per due motivi strettamente collegati tra loro: in primis perché rende quasi obbligatorio l’utilizzo del flash e, come conseguenza, a distanza di anni ancora non sono convinto dei colori che, a mio avviso, vengono resi un po’ innaturali dal lampo di luce artificiale.
Nonostante tutto, però, volevo comunque cimentarmi in qualche scatto un po’ particolare: il ragno che vedete nell’immagine qui sopra (seconda fotografia) è stato ripreso con la Canon EOS 7D (sensore ridotto con fattore ingrandimento 1.6x) + Canon EF 180mm Macro + 3 tubi di prolunga (12-24-36mm) + Canon extender 1.4x. Non so di preciso a quanto corrisponda l’ingrandimento reale, ma dovremmo essere intorno a 2.5:1 se non oltre.

Il resto della mattinata è stata un po’ strana, con tutti e tre incerti se immedesimarci nei panni di fotografi o di fungaioli; infatti, nonostante la stagione e l’altitudine (700m), il bosco era pieno di funghi, tra cui anche diversi porcini. La seconda metà della mattinata è stata quindi incentrata sulla fotografia ai funghi, specialmente per Anita che ha passato qualcosa come un’ora e mezza sempre sullo stesso porcino!  :laugh:

Salamandre malefiche!

Ovviamente sto scherzando… le salamandre sono animali estremamente affascinanti e lungi da me definirli “malefici”. Ma un pochino oggi ci han fatto penare…
Previsioni meteo 07.04.2012Nonostante il meteo avverso oggi avevo proprio voglia di fare qualche scatto, così mi son messo d’accordo con l’amico Mirko per il pomeriggio, sperando di non prendere troppa acqua. Le previsioni del servizio metereologico della Provincia di Bolzano recitavano: «Cielo generalmente nuvoloso. Nel pomeriggio i rovesci si estenderanno su tutta la provincia, localmente saranno possibili anche temporali. Limite della neve sui 1700 m, in calo verso sera lungo la cresta di confine a 1000 m. Contemporaneamente nelle vallate inizierà a soffiare il föhn da nord, anche di forte intensità, e le precipitazioni saranno in esaurimento. Temperature massime comprese fra 7° e 16°».
Azzeccate? Mica tanto. Alle 13.00 pioveva a dirotto un po’ ovunque e ad un Mirko piuttosto demotivato ho proposto appunto di andare in cerca di salamandre; ma già dalle 14.00 è iniziato ad uscire il sole. La meta è comunque rimasta quella di Montefranco, in cerca degli anfibi neri a pallini gialli.

Alle 14.30 ci siamo trovati a Sinigo ed in poco più di 10 minuti siamo arrivati nella prima location prescelta. Scendiamo dalla macchina, facciamo 50 metri di numero… ecco una salamandra! «WOW – pensiamo – che culo!». Ma la bestiola in men che non si dica si infratta in un buco e non esce più. Manco a dirlo, non ne abbiamo viste altre in tutto il pomeriggio :verysad:

Cambiamo zona e ci dirigiamo in un luogo vicino ad un ruscello dove mi sembra sia l’ambiente adatto per trovarne qualcuna. Strada facendo ci fermiamo vicino ad uno stagno dove una poiana, a nemmeno 10 metri dalle nostre teste (e anche qui ovviamente la fotocamera era inservibile), lancia il suo caratteristico fischio e si sposta, lanciandosi poi in picchiata giù per la scarpata.
Scendiamo di nuovo dall’auto, percorriamo a piedi di nuovo 50 metri di numero e su un masso, vicino ad un muretto a secco, Mirko mi fa notare un carbonasso (un biacco melanico, piuttosto diffuso in zona). Ovviamente non c’è nemmeno il tempo di tirar fuori la fotocamera che anche lui si infratta velocemente tra i sassi. Sigh :drop:
Proseguiamo per un centinaio di metri ed arriviamo nel posto prescelto. Cerchiamo ancora le salamandre. Nulla. A quel punto ho deciso di comunque di tirar fuori la fotocamera dallo zaino e di mettermi a scattare qualche fotografia alle felci che in questo periodo iniziano a popolare il sottobosco.

felce03

E’ quasi ora di rientrare. Mi fermo ancora un attimo per un primissimo piano di due piccoli fiorellini lungo il sentiero e mentre sono intento a scattare sento un verso a me già noto: quello di uno scoiattolo ed è anche molto vicino. Mi giro, lo vedo. Ma il 300mm è nel bagagliaio dell’auto di Mirko e per il 180 macro non c’è abbastanza luce. Ok…
Ma la vera chicca deve ancora arrivare. Siamo alla macchina, mettiamo via tutto e ci apprestiamo a tornare verso casa. Sul mio cellulare (che era nello zaino e che non ho sentito) ci sono 6 chiamate non risposte e un messaggio di Maurizio Azzolini, nome noto del birdwatching non solo a livello locale, con scritto: «Non riesco a contattarti. Al Valsura ci sono 4 aironi guardabuoi e 1 airone rosso. Siamo tutti qui!»
Ma vaff…. 😛

Pulsatille a Velturno

Pulsatilla montanaSembra incredibile, ma sono 3-4 anni ormai che cercavo di fotografare la pulsatilla comune (Pulsatilla montana) senza troppi risultati. In qualche caso sono arrivato troppo tardi, quando i fiori erano già quasi tutti sfioriti, in altri quando invece c’era il vento a rendere impossibile ottenere uno scatto decente di questo bellissimo fiore primaverile, chiamato anche “Fior di Pasqua” per la caratteristica di fiorire proprio nel periodo delle festività pasquali.
Ed un motivo era anche il fatto che l’unico posto che conoscevo (scoperto con l’amico Paolo) si trovava a Naturno, lungo una passeggiata ai margini del Parco Naturale del Tessa dove tutta l’area è recintata e solo in pochi punti è possibile accedere e non necessariamente in questi punti si trovano i fiori in questione. Senza contare il vento che spira costantemente sulla Val Venosta…

Fortunatamente quest’anno le cose sono andate diversamente perché grazie ancora una volta agli amici della Manifattura Fotografica ho scoperto una nuova location, facile da raggiungere e piena zeppa di questi fiorellini affascinanti.
Il posto si trova a Velturno in Val d’Isarco, sul versante orografico destro della montagna tra i comuni di Bressanone e Chiusa e si rivelato non solo proficuo, ma bello da starci per il paesaggio sulla valle e l’aria pura che vi si respira. Compagni di uscita Anita, Eleonora e Massimo.

Anita all'operaScambio di foto con MaxEleonora sfida i suoi nemici ragni per fotografare le pulsatille

Le previsioni meteo erano piuttosto incerte quella mattina e sicuramente il tempo ha influito sulle foto, perché sarebbe sicuramente stato bello arrivare e trovare i fiori coperti dalle goccioline dell’umidità del mattino (erano previste nubi basse); invece il paesaggio intorno a noi si presentava estremamente brullo e secco, senza alcuna traccia di rugiada, ed il sole ci ha accompagnato tutto il tempo, rendendo i contrasti e le ombre un po’ più difficili da gestire.

Ferro di cavalloMa tutto sommato non mi posso lamentare dei risultati, di certo migliori di quelli degli anni passati.
Che sia stato il ferro di cavallo trovato nel campo a portarmi un po’ di fortuna?
Mi è piaciuto tornare a sdraiarmi nell’erba, con la faccia rasoterra, per cercare la migliore inquadratura per fotografare le pulsatille. Mi han detto, a posteriori, che quella è una delle zone dell’Alto Adige più ricca di serpenti ed effettivamente sia io che Anita abbiamo notato molti buchi nel terreno… poco importa. Anzi, speravo in un incontro (magari non troppo ravvicinato :suspect: ) con qualche rettile strisciante da immortalare con il mio obiettivo, ma non ne ho avuto il piacere…

A breve caricherò le immagini migliori nelle gallerie (devo completare la selezione di qualche altro scatto), ma nell’attesa ecco una piccola anteprima

Sboccio di pulsatilla montanaPulsatilla montanaGruppo ambientato di pulsatilla montana

Migratori in sosta

Lo scorso fine settimana io, Massimo e Anita ci stavamo organizzando per un’uscita fotografica nella zona dolomitica; la meta precisa non era ancora definita, ma avevamo le idee abbastanza chiare su cosa fotografare. Purtroppo il giorno prima della nostra “gita fuori porta” il mio stomaco ha deciso di inscenare una protesta e così dopo aver passato la serata di venerdì con i crampi ho deciso di non unirmi alla piccola comitiva.
Con il cuore mi trovavo con gli amici ad osservare il tramonto dalla cima del Col di Poma (Zendleser Kofel) in val di Funes, anche perché hanno portato a casa un’esperienza e degli scatti davvero incredibili, ma fisicamente non ce l’avrei davvero fatta.

I momenti che ultimamente riesco a ritargliarmi per il mio hobby sono però pochi e quindi non ho voluto rinunciare completamente a far muovere l’otturatore della mia Canon 7D. Assieme all’esperto Luca Torchia, conosciuto in occasione della presenza del nibbio bianco a Bolzano e con il quale sono rimasto in contatto tramite social network, ci siamo quindi organizzati una mattinata alternativa, approfittando peraltro della presenza di qualche migratore ritardatario che sosta in questi giorni dalle nostre parti.

Dopo esserci trovati intorno alle 8.30 nei pressi di Terlano, io e Luca abbiamo inizialmente passato in rassegna i filari di mele alla ricerca di poiane, poi ci siamo fermati lungo un canale di irrigazione dove si stavano alimentando alcuni aironi (due bianchi maggiori ed un cinerino) ed infine ci siamo diretti al lago di Monticolo nel comune di Appiano dove nei giorni precedenti era stata segnalata la presenza di una strolaga mezzana (Gavia artica), uccello migratore che trascorre l’estate nei grandi laghi del nord (Scozia, Scandinavia, ecc.) e che in inverno attraversa il continente per svernare su parte delle coste del Mediterraneo.
Il piumaggio delle strolaghe in estate, ed in particolare proprio quello della strolaga mezzana, è molto vistoso ed elegante; in inverno è decisamente più anonimo, ma poiché non è un animale che frequenta abitualmente l’entroterra in questo periodo dell’anno (ed in particolare le nostre zone) l’occasione era comunque ghiotta!

Dopo breve ricerca e con un po’ di fortuna siamo riusciti ad individuare la strolaga, anche se avvicinarsi per tentare di ottenere un buono scatto è tutta un’altra cosa.
La prima occasione che ho avuto non ha purtroppo dato il risultato sperato: i riflessi dorati nell’acqua e la bella luce non son bastati ad ottenere un buono scatto poiché la strolaga si trovava ad una distanza troppo elevata e la messa a fuoco non è stata particolarmente precisa. L’abbiamo seguita per un po’, dopodiché la distanza tra noi e lei (o lui?) è diventata eccessiva.
Poi però abbiamo notato che si stava avvicinando sempre più ad un punto vicino alla riva del lago e quando abbiamo raggiunto il punto dove è emersa l’ultima volta ci si è presentata la prima vera (ed ultima) occasione per fotografarla; si trovava infatti a pochi metri dalla riva e non appena indivuata entrambe le nostre macchine hanno iniziato a scattare a raffica.
A casa in un primo momento mi ha preso lo sconforto perché buona parte degli scatti della mia raffica risultava fuori fuoco, ma fortunatamente tra le tante fotografie cestinate un paio si sono salvate e questa è una delle due…

Strolaga mezzana (Gavia artica)

Il punto di ripresa non è ottimale (ci trovavamo in cima ad uno scoglio), ma viste le condizioni e la relativa rarità dell’avvistamento mi ritengo comunque più che soddisfatto.
Mi sarebbe piaciuto provare ad abbassare il punto di ripresa, ma quando ho raggiunto la riva a pelo d’acqua l’animale si era ormai già spostato ad una distanza non sufficiente ad ottenere dei buoni risultati. Ed è stata appunto la prima ed ultima occasione, perché nella mezz’ora successiva abbiamo cercato di avvicinarla nuovamente, ma durante le sue immersioni si spostava ad una velocità davvero impressionante, attraversando metà lago in pochi secondi, tanto che il commento di Luca è stato: «Quella è Flash, non è una papera!».

Un ultimo giro, sulla strada del ritorno, l’ho fatto nelle campagne tra Bolzano e Merano (prima nella zona di Settequerce, poi nella zona del biotopo “Ontaneti di Postal”, ma qui la presenza di avifauna era molto scarsa.
La giornata nel complesso si è conclusa positivamente, anche perché la mia personale checklist si è ulteriormente ampliata. Oltre alla strolaga mezzana, al lago di Monticolo ho potuto osservare anche:
– un nutrito gruppo di germani reali (m+f)
– 9 moriglioni (7 maschi e 2 femmine)
1 moretta (anche questa una new entry per la mia personale checklist)
– 2 svassi maggiori
– un paio di poiane (5 in tutto, contando anche quelle viste nelle campagne)
– ghiandaie, codibugnoli ed altri piccoli abitanti del bosco

La meraviglia dell’Universo

Recentemente, insieme ad alcuni amici, abbiamo intrapreso la strada delle fotografie in notturna per immortalare la volta celeste ed in particolare la Via Lattea. Quest’ultima è in realtà la galassia in cui noi stessi ci troviamo, ma in quella che viene definita astronomia osservativa la Via Lattea è una banda luminosa che attraversa il cielo e che in condizioni ottimali (cielo limpido, luna assente e basso inquinamento luminoso) è possibile osservare anche ad occhio nudo.
Io personalmente sono stato stimolato in questo genere di fotografia dalle immagini pubblicate da Maurizio Pignotti che, per quanto mi lascino a volte un po’ perplesso relativamente alla postproduzione, hanno davvero un notevole impatto. Molte delle sue immagini sono doppie esposizioni realizzate anche con l’ausilio di una tavola equatoriale, ma con un grandangolo e tempi di scatto inferiori ai 30″ è teoricamente possibile fare dei buoni scatti anche con un unico scatto senza che si avverta il movimento delle stelle.
Così in un paio di occasioni abbiamo cercato di immortalare il cosmo sui sensori delle nostre fotocamere.

La prima uscita si è svolta a settembre sull’altopiano del Salto nei pressi della chiesetta di San Giacomo a Lavenna (Langfenn), comune di San Genesio; la seconda al Lago di Carezza, situato a circa 1500 metri di altitudine nel comune di Nova Levante ai piedi del Latemar. Compagni di avventura Anita e Max.
In entrambi i casi siamo rimasti estasiati dallo spettacolo a cui si può assistere trovandosi fuori dalla città: nonostante l’inquinamento luminoso proveniente da Bolzano (più evidente a San Genesio), in cielo era possibile osservare migliaia di stelle e anche ad occhio nudo la Via Lattea risultava ben visibile. A San Genesio con il 300mm moltiplicato son perfino riuscito a fotografare, seppur mossi e poco più di piccoli puntini luminosi, i 4 maggiori satelliti di Giove (i cosiddetti satelliti medicei o galileiani): Io, Europa, Ganimede e Callisto.
Senza contare che in poco più di un’ora ho contato almeno 5 stelle cadenti. Non male! :victory:


L’esperienza è stata sicuramente positiva. Certo è che, nonostante l’impegno, c’è ancora molto da lavorare. Non sono infatti del tutto soddisfatto dei risultati ottenuti.
In primo luogo mi son reso conto che devo assolutamente rifarmi l’occhio sulle inquadrature; gli scatti che prediligo sono quelli con un primo piano di un certo impatto che contribuisca alla godibilità dell’intero fotogramma; l’intenzione c’è, i risultati un po’ meno…
In secondo luogo una parte della mia insoddisfazione è data dai limiti tecnici della mia fotocamera: la Canon EOS 7D è un’ottima fotocamera, con la quale devo sì ancora prendere bene confidenza, ma che ha pur sempre 18 megapixel con un sensore APS-C (conosciuto come DX dai nikonisti); questo implica che fino a 800 ISO lavora bene, ma quando si comincia ad andare più in su con la sensibilità, il rumore comincia a diventare più evidente e fastidioso.
Alcune di queste immagini, in particolare quelle con la Via Lattea visibile, sono scattate con una espozione di 20/25″ a f/3.5 e ISO tra i 4000 e i 6400. Va da sé che qualche difficoltà nell’ottenere un buono scatto me la dovevo aspettare e soprattutto devo mettermi l’anima in pace sotto questo punto di vista.

Il mio nuovo Kata Bumblebee 220PL ricoperto dalla brina

Le difficoltà in questi casi, però, non sono solo legate ad aspetti tecnici (dell’attrezzatura o del fotografo), ma anche dalle condizioni “climatiche”. La prima uscita, come detto sopra, si è svolta verso fine settembre quando la nostra provincia (come il resto del nord Italia) era ancora investito da un’anomala ondata di calore; ma quando il sole cala all’orizzonte, lasciando spazio alla notte, le temperature in montagna scendono e l’umidità si fa sentire… tant’è che una volta tornati in auto ci siamo resi conto di avere lo zaino ed i vestiti bagnati.
Più critico è stato al Lago di Carezza dove, una volta scesa la notte, l’aria si è ben presto condensata e con le temperature sotto zero ha trasformato l’umidità in brina che ha ricoperto ogni cosa: le pietre su cui stavo seduto, l’erba, gli zaini (quello nella foto a lato è il mio nuovo Kata) e perfino le lenti degli obiettivi che, forse con la condensa del nostro fiato, si sono appannati e letteralmente… ghiacciati! :embarace:

Non è stato comunque il freddo il problema, ma proprio l’umidità. Fotocamere ed obiettivi di un certo livello non hanno grossi problemi ad affrontare il freddo; ma l’umidità che si sviluppa al crepuscolo può rivelarsi un nemico ben più inquietante…

Sullo Stelvio con il Fotoclub

A metà luglio ancora un’uscita organizzata dal Fotoclub Immagine di Merano. Destinazione: i tortuosi tornanti del Passo dello Stelvio.
L’uscita era finalizzata a fotografare il paesaggio, la flora ed eventualmente la fauna che caratterizzano questo angolo della nostra Provincia, cuore del Parco Nazionale dello Stelvio. Non si può purtroppo parlare di Natura incontaminata perché la strada, specie nel periodo estivo quando il passo è aperto al traffico, viene letteralmente assalita da centinaia di veicoli a motore; il panorama che si può però ammirare è mozzafiato, la flora particolarmente ricca e, con un po’ di fortuna, è possibile imbattersi nei diversi rappresentanti della fauna quali caprioli, cervi, marmotte, gipeti, pernici e quant’altro.

Di buon’ora ci siamo dunque ritrovati sotto la sede del club e siamo partiti alla volta dello Stelvio, dove siamo arrivati intorno alle 8.30. Qualche minuto per ambientarsi ed abbiamo poi iniziato con i primi scatti a soggetti floreali: gigli martagoni, elleborine (orchidee selvatiche), semprevivi gialli, nigritelle.
Il tempo è trascorso velocemente, nonostante i primi risultati non fossero particolarmente incoraggianti anche a causa della luce del sole, già piuttosto dura, che creava contrasti e ombre fin troppo marcati.

Semprevivo giallo (Sempervivum wulfenii)Giglio martagone (Lilium martagon)
Negritelle (Nigritella sp.)Rondine montana

Dato l’intenso traffico che nel frattempo ci ha raggiunti, verso metà mattina abbiamo deciso di spostarci in una zona un po’ più tranquilla.
Ci trovavamo all’altezza dell’albergo Franzenshöhe ad una altitudine di 2188m s.l.m.; da qui abbiamo quindi imboccato il sentiero n. 14 che, attraversando il ghiacciaio, conduce al rifugio Borletti. Senza però spingerci così avanti, dopo poche decine di metri ci trovavamo finalmente immersi nella Natura del Parco, pur circondati ancora da una forte presenza antropica. A farla da padroni in questo ambiente sono i mughi ed i rododentri, ma erano numerose anche le piante di Gymnadenia odoratissima, piccola orchidea selvatica che si distingue da g. conopsea soprattutto per il forte profumo che ne caratterizza anche il nome.

Max e Sara lungo il sentierino che conduce al FranzenshöheI tornanti dello Stelvio
Paolo e Anna sul sentiero tra i mughiGymnadenia odoratissima
Una vista sui ghiacciai del massiccio dell'OrtlesRododendro

La mattinata volgeva alla conclusione ed il meteo, che fino a quel momento ci aveva graziato, ha ben presto cambiato idea: all’ora di pranzo siamo stati salutati da numerosi scrosci di pioggia. Ci siamo quindi rifugiati nel bar del Franzenshöhe per qualche fetta di torta ed una bibita in compagnia.
Per certi versi le avverse condizioni meteo hanno inficiato le nostre aspirazioni di fotografare il paesaggio, reso grigio e piatto dal grigio del cielo. Ma di contro per la fotografia macro è stato un bene non avere luci dure a creare contrasti sui petali dei fiori o sulle ali delle farfalle, come si vede nella prossima immagine.

Setina irrorella

Dopo esserci rifocillati a dovere (sorvolando sui due panini che già mi ero divorato nel corso della mattinata :drop: ) abbiamo scrutato il cielo e discusso brevemente sul da farsi. C’è chi voleva rimanere lì nei dintorni per cercare di fotografare le marmotte che riempivano l’aria con i loro fischi; qualcun altro era invece dell’idea di salire fino al passo; altri ancora per scendere a Trafoi, in località Tre Fontane, dove il tempo sembrava un po’ più clemente.
Il gruppo si è quindi diviso: Anita, Max e Maurizio sono saliti al passo Stelvio dove sono rimasti quasi fino al tramonto, mentre il resto del gruppo è sceso a Trafoi dove le occasioni fotografiche certo non sono mancate.

Neanche dirlo, il mio soggetto principale erano ancora una volta le orchidee: pur mancando le bellissime scarpette di venere (Cypripedium calceolus), da tempo ormai sfiorite, mi sono invece concentrato sulle elleborine violacee (Epipactis rubiginosa), che qui ho scoperto crescere un po’ ovunque sul sedimento che si è formato lungo il torrente che scende lungo la vallata. Risalendo il sentiero che porta alla base delle cascate, tra pietrisco e mughi, queste orchidee sembrano aver trovato il loro habitat ideale!
Sempre in tema di orchidee, sono riuscito finalmente ad avere lo scatto “perfetto” (tra virgolette perché comunque si può sempre migliorare) di Listera ovata, orchidea di colore verde piuttosto complessa da documentare a causa dei fiori davvero molto piccoli. Ed infine, girando nei pressi della chiesetta, ho trovato un fazzoletto di terra ricoperto da sfagno su cui crescono diverse piantine di Pinguicola comune (Pinguicula vulgaris); queste ultime erano evidentemente già sfiorite, ma è un ottimo spunto per il prossimo anno. Senza contare l’effetto pittorico creato dalle foglie di queste piante carnivore nostrane sul manto ricoperto dal muschio…

Elleborina violaceaPinguicola comuneListera ovata

La giornata per noi è volta al termine verso le 16.30, quando il gruppo sceso a Trafoi ha deciso di rientrare. Ma c’è chi alle 19.00 si trovava ancora lassù, a 2700m di quota, per realizzare un bellissimo timelapse!

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