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Fotografia naturalistica di Giorgio Perbellini
Volpe, tentativo numero 6
Scrivo in diretta da Avelengo dove sono appostato già da qualche ora sperando di riuscire a fotografare la volpe. L’ho già vista almeno altre due volte qui (una terza penso fossero i suoi occhi a brillare nel buio ma non ne sono certo) e speravo oggi fosse la volta buona.
Circa 20 minuti fa ho sentito quello che, con buona probabilità, dovrebbe essere il suo verso. Cosa che ritengo probabile anche per il gran vociare delle ghiandaie che sembravano essere alquanto agitate. In realtà penso che le volpi fossero addirittura 2 perché il verso proveniva da due diverse direzioni. L’emozione è salita a 1000, tanto che ho mandato entusiasici messaggi a mia moglie e ad Anita che oggi è a dilettarsi con la paesaggistica.
Sentivo quel verso in modo chiaro, vicino, anche se proveniente dal margine del bosco opposto a dove io mi trovo. Scruto l’altro lato del prato con l’obiettivo e ad occhio nudo… ancora non si vede nulla. Poi d’un tratto un rumore che di naturale ha ben poco: è un’auto. Probabilmente il futuro padrone della baita che stanno ricostruendo (incendiatasi qualche anno fa) è venuto a vedere come procedono i lavori. È rimasto poco, forse 5 massimo 10 minuti, sufficienti però ad allontanare per l’ennesima volta l’animale che con pazienza stavo aspettando.
Resto qui ancora un po’, ma l’ottimismo di poco fa è drasticamente sceso. Dubito arriverà qualcosa, anche solo un capriolo. La scorsa domenica non è andata molto diversamente… proprio verso quest’ora una femmina capriolo si accingeva a pascolare nel prato sottostante, quando 3 spari di fucile molto vicini l’hanno messo in fuga.
Oggi se non altro è una bellissima giornata, calda (anche troppo per essere l’8 di novembre) ed ho visto da vicino un astore o uno sparviere che si è infilato nel bosco proprio sopra la mia postazione. Inoltre una cincia bigia è venuta a farmi visita a meno di mezzo metro ed ho sentito distintamente il richiamo del picchio nero. La volpe? È solo questione di tempo!
Colori d’autunno
Quella di questa mattina è ormai la quarta uscita di fila che faccio a vuoto dal punto di vista fotografico. Ma so che il tempo a mia disposizione non è molto e anche se i risultati si fanno attendere sono comunque felice delle esperienze vissute nonché dell’esperienza e della sicurezza che sto man mano acquisendo.
Lo scorso fine settimana con Anita siamo stati ad Avelengo, nei pressi di una radura dove questa primavera abbiamo individuato una presunta tana di volpe. Immersi nella nebbia abbiamo atteso e ad un tratto l’abbiamo vista… ma lontana. Così questa mattina ho tentato l’appostamento.
Armato di torcia, poco dopo le 6 del mattino, ho raggiunto un capanno di fortuna costruito la volta scorsa con dei rami secchi trovati nei dintorni, dove poi ho atteso nella speranza di vedere qualche animale.
Purtroppo nel prato sottostante stanno ricostruendo una baita che qualche anno fa era andata in fiamme. Infatti poco dopo il sorgere del sole sono arrivati alcuni operai che con auto, martelli e radio hanno reso vane le mie aspettative.
Ciò comunque nulla toglie alla bellezza del paesaggio autunnale in cui ero immerso, che ha mostrato i suoi caldi colori ai primi raggi del sole. Ecco la scena che mi sono trovato davanti, fotografata con l’iPhone ed elaborata con Instagram.
Fantasmi nel buio atto 2°
Sono le 4:30 del mattino di sabato quando con Anita ci troviamo per recarci nuovamente nel Parco Nazionale dello Stelvio per quello che sarà probabilmente l’ultimo bramito della stagione. Dopo un’ora di viaggio siamo già all’imbocco del sentiero che speriamo ci porterà al cospetto dei cervi; nell’oscurità più totale, dovuta anche alla luna nuova, illuminando il cammino con una torcia raggiungiamo con fatica il posto prestabilito per l’appostamento.
Io sono fiducioso, mentre Anita, dopo aver ascoltato le parole ed i consigli di Kurt (la guida del parco di cui ho parlato nel post precedente), sembra esserlo meno… teme che il nostro odore possa far scappare i cervi.
Quando comincia il bramito siamo già appostati con i nostri teli mimetici, pur non sapendo esattamente dove ci troviamo a causa del buio. Abbiamo scelto una radura che pensiamo sia abbastanza frequentata per via delle numerose tracce sul terreno e della presenza di escrementi. Dal fondovalle si sentono arrivare forti le voci dei grossi maschi e sappiamo che di lì a poco potrebbero risalire il bosco fino alla nostra posizione.
Prestando attenzione ad ogni minimo rumore, rimaniamo per circa mezz’ora in attesa. D’un tratto Anita si gira verso di me e mi dice di avere il cuore a 1000… un maschio si era appena affacciato a brevissima distanza da noi, giunto come un fantasma nel silenzio più totale! Su quel lato le fronde dell’albero sotto cui ci siamo nascosti mi coprivano la vista, ma il cervo deve averci girato attorno perché dopo un paio di minuti l’ho visto sulla mia destra scendere in mezzo alle ramaglie.
Anita riesce a fare un unico scatto con impostazioni proibitive (6400 ISO a f/2.8), mentre io mi limito a godermi gli istanti di quel nostro primo emozionante incontro ravvicinato. Il click della fotocamera, dovuto al sollevamento dello specchio, purtroppo lo mette in allarme e con alcuni balzi in un attimo si allontana.
Finalmente la notte lascia spazio al giorno. Siamo posizionati in un punto con visibilità abbastanza limitata, ma i sentieri tracciati dagli animali sono ben visibili; se uno di loro dovesse arrivare seguendo quei percorsi avremmo una splendida ambientazione per i nostri scatti. Ad un certo punto, proprio in quella direzione, sentiamo un cervo bramire; poi ancora e ancora… sempre più vicino! Se la fortuna ci assiste arriverà proprio davanti a noi, nel punto dove lo stiamo aspettando.
Si sente il rumore di rami spezzati a terra, poi ecco spuntare le corna; riusciamo a contarne le punte, sono otto. Il cervo però non si vuole far vedere nella sua interezza e ci aggira seguendo una depressione del terreno fino a fermarsi dietro ad alcuni rami a pochi metri da noi. Dopo circa un minuto riprende il suo cammino e ci passa accanto e mettendo un forte e profondo bramito. Un’emozione indescrivibile!
Insieme a lui anche una femmina con cui ha trascorso parecchi minuti (quasi mezz’ora in realtà) all’interno della radura, incurante della nostra presenza. Nonostante non fossero inquadrabili non abbiamo abbandonato la nostra postazione, anche per paura di recare disturbo agli animali.
L’ora del bramito si era conclusa ed i richiami dei cervi hanno lasciato spazio ai rumori provenienti dal paese vicino ed al rombo di auto e moto che transitano sulla strada per il passo dello Stelvio. Anita ed io abbiamo quindi deciso di fare una pausa e fare un piccolo giro esplorativo della zona, con l’intenzione però di tornare alla radura e tentare un nuovo appostamento nel pomeriggio.
Nella nostra camminata abbiamo potuto apprezzare la bellezza di quei boschi ricchi di fauna selvatica… molto diversi da quelli che frequento di solito che, al contrario sono spesso intaccati, a volte profondamente, dalla mano dell’uomo.
Dopo mezzogiorno rientriamo alla “nostra” radura cercando, con il favore della luce del giorno, una posizione che ci permetta di avere una vista il più ampia possibile sull’area prescelta. Il tempo di mangiare un panino e ci rimettiamo sotto i teli, a ridosso (quasi inglobati, per la verità) delle radici di un albero caduto. L’attesa ricomincia… la speranza è che i cervi ritornino a visitare la radura nel pomeriggio prima di recarsi nei prati sottostanti per il pasto notturno.
Un’attesa questa volta lunga ed a tratti snervante; dopotutto sono già parecchie ore che siamo lì e non abbiamo ancora ottenuto i risultati sperati. Teniamo costantemente d’occhio i margini della radura, sperando di scorgere qualche animale. D’un tratto vedo tra i rami di un albero una figura che si muove furtiva… capisco subito di cosa si tratta: una volpe! Guarda nella nostra direzione (siamo visibili perché non completamente coperti dai teli) per oltre mezzo minuto, poi torna nel fitto del bosco. E si ritorna ad aspettare…
Passano le 16, le 17, le 18… la luce comincia a calare, i tempi di scatto si allungano e le speranze di portare a casa un risultato calano in maniera impietosa; comincia anche a scendere una leggera pioggerellina. Ancora 1/4 d’ora e decidiamo, a malincuore, che è giunto il momento di rientrare, prima che faccia completamente buio.
Ci alziamo, riponiamo l’attrezzatura, e dirigendoci verso il sentiero sentiamo “abbaiare”. Sembrerebbe una femmina di capriolo, probabilmente allarmata dalla nostra presenza fino a quel momento passata inosservata. E poco dopo, più in alto, riecco il bramito di un cervo maschio. Ma la sera è calata, le figure nel bosco sono poco più che semplici ombre. E’ il momento di lasciare che la natura faccia il suo corso al riparo dai nostri sguardi indiscreti.
Dopo più di 10 ore di appostamento, doloranti ma comunque felici per l’emozionante giornata, torniamo a passo spedito verso l’auto. Si è fatto buio. Il bramito per quest’anno è finito. Abbiamo fatto esperienza… speriamo di poterla mettere in pratica il prossimo anno!
Ancora non ci siamo!
Fotografare ‘sto merlo acquaiolo sembra più difficile del previsto… eppure c’è chi invece con un unico appostamento ha ottenuto risultati più che buoni! Ieri mattina, dalle 9.30 alle 13.30 circa, io e Max abbiamo fatto un po’ di tutto per riuscire a beccarlo lungo il Passirio, ma ancora la distanza non era sufficiente ad ottenere degli scatti decenti.
Inizialmente abbiamo piazzato la rete mimetica su alcune rocce, dove ho fotografato i merli sabato scorso, sostenuta dai cavalletti ed alcuni rami che avevamo trovato lì in terra… niente. Dopo circa un’ora sono uscito dal nostro nascondiglio (dove nel frattempo s’era avvicinato pure un tizio che raccoglieva rocce e che inizialmente non s’era nemmeno accorto della nostra presenza! :)) e, facendo un giro, 100 metri più in su ho scovato ben 5 merli acquaioli che si davano alle danze sulle rocce del fiume.
Allora abbiamo pensato di spostarci in quella zona, dove peraltro anche la posizione era un po’ più comoda potendo usufruire di un albero su cui attaccare la rete e di alcune rocce su cui sedersi. Ovviamente nada anche qui. I merli nel frattempo s’erano già spostati…
Dopo un’altra ora facciamo un giro e vediamo che un merlo si infila in un buco con grata che è il canale di scarico delle vasche di un allevamento di trote. Sicuramente lì dentro ha il nido! Allora siamo tornati dov’eravamo ad inizio mattinata e proprio in quel momento dalla strada abbiamo visto uno dei merli che saltellava su una roccia. Come si è spostato siamo scesi e ci siamo imboscati ancora di più in mezzo alle rocce, con solo la testa che spuntava e nascosti dalla rete mimetica. Altri 20-30 minuti di attesa e niente!
Dopo oramai quasi 4 ore di appostamento abbiamo deciso di mollare e rimandare; abbiamo preso su la nostra roba, siamo tornati sulla strada e come siamo sulla strada… PUF! Di nuovo il merlo sulla stessa roccia… :grrr: