fotografia

L’incarico… imbarazzante!

Che la formula “votano gli utenti e poi sceglie una giuria di esperti” avrebbe avuto risultati curiosi era chiaro fin dall’inizio, ma le immagini che si sono classificate al primo turno del concorso “L’Incarico” di Canon e che accedono alla fase successiva sono in alcuni casi imbarazzanti. E non lo dico perché la mia foto non è stata scelta, ma penso che sia un giudizio abbastanza oggettivo.
Ovviamente non posso inserire qui le immagini, ma se andate a consultare qui la galleria delle foto finaliste potrete rendervi conto di quel che dico…

Sezione macro: alcune immagini sono carine ed io stesso le avrei votate; c’è una foto di un’ape che è abbastanza banale, ma tutto sommato è ben eseguita ed ha dei bei colori, quindi ci può stare. In compenso mi chiedo come facciano a stare nelle “top 10” la rosa rossa vista dall’alto (di una banalità allucinante) e la foto degli alberi ghiacciati che è proprio fuori tema (mi chiedo perché sia stata accettata)! Peraltro sono state escluse foto validissime tra le quali anche una che ha già vinto alcuni concorsi ed è stata pubblicata su varie riviste. Vabbè…

Sezione sport: non è decisamente il mio campo, ma alcune immagini le trovo più che accettabili. Questa sezione si salva abbastanza, anche se alcuni scatti non sono di mio gusto.

Sezione paesaggi: alcune immagini sono veramente belle… anche questa nel complesso si salva, tranne 3 immagini di cui una vistosamente storta, una notturna banalotta ed un paesaggio autunnale piuttosto scialbo.

Sezione ritratto: senza dubbio la più imbarazzante di tutte! Al contrario delle altre gallerie, forse qui quelle che SI SALVANO sono solo 3: il gorilla, la ragazza alla finestra, e il bimbo di colore. Le altre sono banali, mosse, sfuocate e chi più ne ha più ne metta. Tremendo! E pensare che le fotografie in gara erano quasi 2800 tra cui alcuni scatti davvero degni di nota. Fa sorridere che uno che si è fotografato insieme al gatto vada a concorrere per la semifinale di un concorso internazionale. Per non parlare delle altre…

Che dire… non mi sono nemmeno classificato, ma onestamente la cosa non mi tange più di tanto visto il livello medio delle top 10. Anzi… probabilmente questo è uno stimolo in più per pensare di partecipare a qualche concorso nazionale serio! 😉
Complimenti a Canon per questa caduta di stile!!

Un voto per… l’Incarico

Non è mia abitudine fare appelli di questo genere sul blog, ma questa volta ho proprio bisogno dell’aiuto di più persone possibili!

Sto partecipando, come molti altri fotografi non professionisti, al concorso fotografico “L’incarico”, organizzato da Canon.
Nella prima fase della selezione delle opere saranno gli utenti a votare, dopodiché le prime dieci fotografie di ogni categoria saranno proposte ad una giuria di esperti che sceglierà la fotografia vincitrice. Quindi l’unico modo per sperare di vincere è di ricevere un numero di voti sufficente ad entrare tra i primi dieci.
Vi chiedo quindi un piccolo aiuto… e naturalmente se volete far votare anche amici, colleghi e parenti ne sarei ovviamente più che felice!:)

La fotografia con cui partecipo è una macro che ritrae l’accoppiamento di due minuscoli coleotteri e fa parte della mia “ricerca del piccolo”, di quel piccolo ma affascinante mondo che non ci si ferma mai ad osservare e che solo l’obiettivo della macchina fotografica permette di conoscere.
Per votare basta cliccare qui, registrarsi e dare il voto alla mia foto (in basso a destra). Un grazie di cuore fin d’ora a tutti quelli che mi aiuteranno nell’impresa!

Proiezioni a Noventa Vicentina

Brevissimo post per segnalare che due mie proiezioni sono state selezionate e saranno presentate nel corso del “Digital Slide Show” organizzato dal Club Fotografico il Campanile di Noventa Vicentina (VI). La manifestazione si terrà sabato, 5 aprile, alle ore 20.30 presso la sala adiacente il cinema Modernissimo.

Io purtroppo non sarò presente, ma se siete di quelle parti ed avete voglia di vedere uno dei miei lavori ne sarò comunque felice! 🙂

All’opera!

Fotografia di Paolo Tosi

Come si può notare dal colore delle mie mani, faceva parecchio freddo!

Ancora sull’etica della fotografia digitale…

In mancanza di tempo per qualche nuovo scatto (volevo farmi un giro domani, ma pare che la giornata sarà piovosa), riflettevo nuovamente sul significato della fotografia perché sempre più spesso si sfruttano i vantaggi del digitale per alterare in maniera abbastanza pesante quello che era lo scatto visto dal mirino della propria fotocamera. Giusto o sbagliato?

Vediamo innanzitutto di capire di cosa si parla. Le modifiche che si possono fare ad un’immagine sono moltissime; basta un programma di fotoritocco (es. Photoshop) e un po’ di tempo a disposizione. Gli interventi in assoluto più frequenti sono:
crop, ossia tagli più o meno pesanti di porzioni di immagine
maschera di contrasto per aumentare la nitidezza
contrasto e saturazione per rendere i colori più vivi
– regolazione dell’esposizione e bilanciamento luci/ombre
clonazione di porzioni di immagine per eliminare eventuali disturbi

In linea di massima sono operazioni che tutti fanno. Ma quand’è opportuno fermarsi? Quale è il limite da non superare?
Certo molto dipende da che tipo di immagini si realizzano e dal perché si realizzano. Una persona che fotografa per lavoro deve cercare di recuperare anche gli eventuali scatti sbagliati, ma penso che se lo si fa per pura passione lo scopo debba essere quello di migliorare il modo di fotografare e non quello di postprodurre (o postprocessare) le immagini.
Ben vengano i crop se servono a eliminare un elemento di disturbo che non rientrava nell’inquadratura (in genere il mirino delle reflex non copre mai il 100% della scena inquadrata e qualche sorpresa ci può sempre essere), così come dare una leggera aggiustatina ai livelli per migliorare contrasto e saturazione (specie se si lavora in RAW) è spesso indispensabile. Ma tutto con la dovuta misura!

Ultimamente leggendo riviste, pagine web e seguendo forum vedo come troppo spesso, a mio parere, si ricorre a crop per ricomporre completamente l’inquadratura, all’eccessiva saturazione dei colori per “spettacolarizzare” i propri scatti. Così come in alcune proiezioni si ricorre ad effetti di movimento per valorizzare scatti altrimenti poco significativi.
Personalmente mi sento apposto con la mia coscienza, ma il problema nasce quando ci si deve confrontare con gli altri. Come giudicare le immagini altrui? Solo da quello che vedo o anche da ciò che ci sta dietro??  :scratch:

Vendere le mie foto??

Già… finora non m’ero posto il “problema”, però oggi m’è arrivata una telefonata di mio fratello Marco che mi dice «Le vendi le fotografie che hai esposto? C’è un mio professore che le vorrebbe perché gli sono piaciute». Ahum! E mo’? 😯

Non ho proprio la più pallida idea di quanto possa valere una mia foto. Ho provato anche a sfogliare il tariffario Tau-Visual (per chi non lo sapesse è il tariffario di riferimento per i fotografi professionisti), ma non ne ho ricavato granché anche perché, per l’appunto, io non sono mica un professionista!
Posso solo ipotizzare quanto possa valere una fotografia, paragonandomi ad un professionista di livello 1 (il più basso di 7 livelli): dai 20 ai 50 Euro.
Però… boh! Voi che fareste? Accetto o dico che non sono in vendita?  :scratch:

La caccia, se fotografica, è più proficua!

Di caccia si parla spesso ed ognuno ha le sue idee. Da un lato quelli contro la caccia (me compreso) che la ritengono uno sport crudele; dall’altra i cacciatori che si giustificano con l’amore per la natura che, grazie a tale pratica, crea un legame stretto con l’ambiente, il bosco, gli stessi animali uccisi.
Sul forum del Canon Club Italia, tuttavia, uno degli utenti (Gianky) ha buttato lì una frase che è di forte impatto a mio parere:

«La stagione della caccia è appena iniziata. L’unica soddisfazione è che ne prendiamo più noi con la fotocamera che loro con i fucili»

Questa frase è geniale! Un cacciatore, per quanto “bravo” sia, deve comunque sottostare a numerosi regolamenti; per la caccia agli ungolati ci sono limitazioni nel numero di capi che è possibile abbattere e, per alcune specie in particolare (ad esempio lo stambecco), è necessario addirittura attendere anni per essere estratti ed autorizzati così all’abbattimento di un esemplare. Per quanto riguarda poi l’avifauna, le specie non cacciabili sono molte, pur essendo spesso – purtroppo – protagoniste di abbattimenti irregolari frutto del bracconaggio.

E allora? Certo… c’è chi va a caccia per avere un piatto prelibato sulla propria tavola, ma molti lo fanno solo per sport. E allora… perché non sostituire la canna del fucile con l’obiettivo della fotocamera???
Attraverso la caccia fotografica è possibile esibire sulle pareti della propria abitazione (anche se in forma cartacea) dei trofei che altrimenti non si potrebbero avere. In camera mia sono appese le foto degli aironi che ho fotografato, uccelli la cui caccia è vietata. E ciò nonostante il contatto con la natura è lo stesso di un cacciatore: appostamenti in capanno, aria pulita dei boschi, contatto stretto con gli animali. E senza bisogno di togliere alcuna vita!

Invito chi condividesse il pensiero riportato sopra a diffondere la frase scritta dall’amico Gianky. Ogni commento a riguardo è ben apprezzato!

M. Plonsky

Ci sono volte che vedo immagini macro di insetti davvero stupefacenti, nonostante mi senta abbastanza soddisfatto dei risultati che ho raggiunto da marzo fino ad oggi. Prima per me la fotografia macro era quasi una sconosciuta, ma con un po’ di uscite sul campo c’ho tirato fuori cose decenti.
Certo che a vedere fotografie come quelle di M. Plonksy si rimane a dir poco basiti.
Vi dò il link del suo sito: http://www.mplonsky.com/photo/

Già dall’immagine che apre il sito si ha subito un’idea di cosa si può trovare all’interno: un sacco di fotografie davvero notevoli e non solo nel campo della macrofotografia.
Per certi versi alcune immagini non mi convincono, dato che la cosiddetta post produzione la tollero fino ad un certo punto, specie nella fotografia naturalistica; ma ce ne sono altre che mi fanno letteralmente cadere la mascella!

Beh… domani mattina, tempo permettendo (le previsioni danno pioggia in giornata, ma la mattina dovrebbe reggere), probabilmente andrò a fare qualche scatto. Ho ancora il conto in sospeso con gli scoiattoli, ma oggi ho visto dei coleotteri molto carini striati che infestavano una zona poco fuori dalla città… e potrebbero di certo essere una valida alternativa. Vedremo.
Come si dice in questi casi… rimanete sintonizzati!

Etica della fotografia

Stimolato dal commento di WildT al post che precede questo, mi sono chiesto quale sia effettivamente il valore di una fotografia migliorata attraverso il digitale. Sono assolutamente contrario a togliere elementi di disturbo inseriti in fase di ripresa, quello sarebbe fotoritocco un po’ più pesante, ma effettivamente è poi così sbagliato modificare l’immagine? Ebbene… ho fatto una ricerca con Google con queste key: fotografia digitale etica postproduzione
Dalla ricerca, la prima pagina che ho trovato è un interessante articolo pubblicato su Nadir, a cura di Ezio Turus, che tratta proprio questo argomento. E ci sono alcuni punti di questo articolo che mi hanno fatto riflettere:

«Il mio intervento vuole essere invece un’analisi del mezzo fotografico rapportato alle esigenze dell’artista nel dare forma e colore alle proprie emozioni, positive o negative che siano. E’ il rapporto del fotografo con le sue emozioni che stimola in lui il desiderio dello scatto, creando un’immagine che sia in grado di trasmettere questo suo sentimento all’osservatore. […]
La vera “rivoluzione”, però, la troviamo nell’approccio creativo con il digitale: una volta che le mie immagini sono racchiuse dentro una manciata di bit, posso davvero modificare in qualunque modo il risultato finale. Anzi, posso addirittura pensare la mia immagine prima ancora d’averla scattata.
Cosa vuol dire questo? Vuol dire che cadono i limiti fisici della fotografia tradizionale; sono semplificati i problemi legati alla gestione del colore, sono finiti i tempi in cui i deleteri pelucchi intasavano i nostri negativi in camera oscura, possiamo pensare già a come potrà essere la nostra immagine senza “elementi indesiderati”, possiamo anche pensare a come potrebbe essere con, invece, l’inserimento di soggetti inesistenti».

Fin qui non sono d’accordo con l’autore dell’articolo, poiché parla appunto di eliminare elementi indesiderati e quant’altro. Sulle frasi successive, però, è bene prestare una particolare attenzione:

«Subentra subito un dubbio sull’etica che accompagna tutte queste possibilità. Mi limiterò qui a considerare unicamente interventi di tipo creativo, lasciando l’incombenza della discussione sull’etica in altri momenti e altre sedi. L’approccio creativo, invece, è di fondamentale importanza. Se parto dal principio che con la postproduzione digitale “nulla” è impossibile, cadono anche tutti i limiti che, giocoforza, siamo abituati ad imporci fotografando normalmente. […]
Sappiamo benissimo che la fotografia è la riproduzione bidimensionale di un soggetto tridimensionale; l’uso di un tipo d’obiettivo piuttosto di un altro determina un sostanziale mutamento del risultato in termini di prospettiva e l’uso di un tipo di luce piuttosto che un altro determina un mutamento della percezione dei colori e delle superfici. Solamente il nostro cervello, abituato a ragionare in tre dimensioni, riesce a “ricostruire” le distanze e le proporzioni da una fotografia».

Quest’ultima frase è proprio quello che mi faceva notare WildT nel suo commento. Ma il punto è:

«Se è vero che fotografiamo tutto quello che ci emoziona e cerchiamo di mettere le nostre emozioni nelle immagini, è perfettamente logico considerare “emozioni” tutte le sensazioni generate da ciò che circonda la nostra mente; reali o virtuali che siano».

Cavolo… è verissimo anche questo!
Penso proprio che dovrò riflettere parecchio sulla questione. Anche perché comunque, come ho detto nel post precedente, la rappresentazione della realtà nella sua forma naturale, nel tipo di immagini che scatto, è forse più importante della sola questione estetica. O no? :scratch:

Contrasto sulle immagini: sì o no?

Frequentando il Fotoclub Immagine di Merano ed il forum del Canon Club Italia, ho notato che ora con il digitale molti fotografi aumentano in postproduzione i contrasti e la saturazione dei colori per rendere questi ultimi più intensi.
Nel mettere alcune mie fotografie sul forum del Club Canon, per confrontarmi con altri fotoamatori, uno dei poster più attivi mi ha suggerito su più di un’immagine di aumentare il contrasto. Le sue fotografie, in effetti, hanno dei colori brillanti ed i colori sono particolarmente intensi. Però è anche vero che le immagini tendono ad essere un po’ finte o, per così dire, forzate.

Personalmente, per il tipo di fotografia che faccio, penso che rappresentare i soggetti nella maniera più naturale sia la cosa migliore; se un fiore è rosa pastello non deve diventare lilla per essere più bello! Vi faccio un esempio, con una delle foto di cui si parlava sul forum, di che risultato si può ottenere aumentando il contrasto di un’immagine.

La differenza non è particolarmente evidente: giocando con i livelli colori e contrasti potrebbero essere accentuati ulteriormente, ma ho preferito non esagerare. Dal punto di vista estetico la fotografia a destra è più d’effetto; nella realtà però il fiore è di un colore più pastello, così come si vede nella foto di sinistra. Io preferisco l’originale o almeno un compomesso che non alteri i colori. E voi? Quale foto preferite? Attendo i vostri commenti!

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