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Crisi all’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica

Che molti enti pubblici siano in crisi è cosa risaputa, così come è risaputo (e purtroppo io, in quanto tecnico ATU del Ministero della Giustizia, ne so qualcosa) che anche il precariato è il male di molte aziende ed uffici pubblici. Ed a quanto pare la situazione è drammatica anche per l’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS), ente che «ha il compito di censire il patrimonio ambientale costituito dalla fauna selvatica, di studiarne lo stato, l’evoluzione ed i rapporti con le altre componenti ambientali, di elaborare progetti di intervento ricostituivo o migliorativo delle comunità animali e degli ambienti naturali con l’obiettivo di una riqualificazione faunistica del territorio nazionale, di effettuare e coordinare l’attività di inanellamento a scopo scientifico dell’avifauna sull’intero territorio italiano, di collaborare con gli organismi stranieri, ed in particolare con quelli dell’Unione Europea aventi analoghi compiti e finalità, di collaborare con le università e gli altri organismi di ricerca nazionali, di controllare e valutare gli interventi faunistici operati dalle regioni e dalle province autonome, di esprimere i pareri tecnico-scientifici richiesti dallo Stato e dagli enti locali».

Il compito istituzionale dell’INFS è di grande rilievo, dunque, ma a quanto pare questa istituzione risente da anni di problemi economici e di contrasti interni, al punto di diramare il seguente comunicato stampa con i quali si annuncia il blocco dell’attività dell’Istituto!

MOTIVAZIONI DEL BLOCCO DELL’ATTIVITA’
ALL’ISTITUTO NAZIONALE PER LA FAUNA SELVATICA

Ozzano dell’Emilia, 23-11-2006 – L’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, INFS, Ente di ricerca con sede unica ad Ozzano dell’Emilia (Bologna) è in Italia l’Organo dello Stato che ha responsabilità del monitoraggio faunistico e della produzione delle indicazioni tecnico-scientifiche di supporto alle decisioni, in materia di conservazione della fauna e di gestione dell’ambiente, che vengono assunte dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province e dalle Aree protette.
L’Istituto, che gode di ampio prestigio a livello internazionale a testimonianza della professionalità dei propri dipendenti, soffre ormai da anni di insostenibili carenze di organico (attualmente 30% della pianta organica approvata) e riduzioni (pari al -26% negli ultimi 10 anni), nonché di sistematici tagli ai fondi strutturali trasferiti dallo Stato.
Per l’anno 2007 il contributo dello Stato non è sufficiente a coprire nemmeno una parte delle spese di funzionamento ed addirittura è insufficiente alle sole spese di personale dipendente. Da anni il personale precario (pari a circa il 50% dell’attuale personale in servizio) non è finanziato dai contributi dello Stato, pur avendo contribuito in questi anni anche allo svolgimento delle attività istituzionali dell’Ente. Paradossalmente neppure l’esiguo contributo vigente viene erogato regolarmente: nulla è stato versato dello stanziamento per il 2006 e tuttora deve essere saldato gran parte di quello relativo al 2005.
Va ricordato anche che il personale dell’INFS non ha ancora visto applicati pienamente i contratti collettivi di lavoro relativi ai periodi 1998-2001 e 2002-2005; a titolo di esempio, non sono stati ancora versati gli arretrati contrattuali relativi agli anni 2004-2005, né sono stati ancora espletati i concorsi per le progressioni di carriera previsti nel contratto 1998-2001.
Il personale dell’INFS ha reagito a questa drammatica situazione ottenendo fonti di finanziamento alternative e stipulando numerose convenzioni e contratti, i quali hanno consentito di supplire, fino ad ora, ai tagli ed ai ritardi subiti nel trasferimento dei fondi ordinari da parte dello Stato. Oggi, tuttavia, la situazione è giunta al totale collasso. A tale riguardo si può citare il blocco dei pagamenti ai fornitori, necessariamente attivato dalla Direzione, al fine di garantire l’erogazione degli stipendi ai dipendenti negli ultimi mesi del 2006.
Ma sull’INFS gravano anche altre pesanti minacce; questo Ente è infatti da troppo tempo soggetto a violente ed indebite pressioni politiche che mirano a piegare la dignità professionale dei dipendenti, a fronte di pressioni ricattatorie connesse al trasferimento dei fondi ordinari, se non di chiusura definitiva dello stesso Ente. Tali pressioni, che originano sia da esponenti del mondo politico che da alcuni rappresentanti di Amministrazioni Regionali ed Associazioni venatorie, mirano ad ottenere che l’INFS produca pareri di comodo su materie sensibili in modo da giustificare una non corretta applicazione dei dettati delle Direttive comunitarie e delle norme nazionali in materia di conservazione della fauna.
Tutto questo in un contesto di gravi procedure di infrazione da parte dell’UE nei confronti dell’Italia, causate proprio dalla mancata aderenza, primariamente per ragioni legate alla caccia, ai dettati delle Direttive Comunitarie. Tali procedure, ove non seguite da una doverosa applicazione delle norme comunitarie da parte dell’Italia, possono costare allo Stato multe di milioni di Euro e rischiare di impedire all’UE di elargire miliardi di Euro in sostegni all’agricoltura nel nostro Paese.
Nel corso degli ultimi anni queste pressioni hanno raggiunto livelli gravissimi. Ciò nonostante, il personale dell’INFS ha mostrato una profonda dedizione all’importantissimo ruolo di supporto scientifico alla conservazione dell’ambiente, resistendo sia a tali pressioni indebite, sia ad una situazione lavorativa al limite del collasso.
Come se non bastasse si è giunti persino alla situazione, gravissima e paradossale, di membri del Consiglio Direttivo dell’Ente, la Sig.ra Viviana Beccalossi, rappresentante della Conferenza Stato-Regioni, ed il Sig. Sergio Berlato, rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri, i quali hanno ripetutamente denigrato l’operato dell’Ente e la dignità professionale dei dipendenti, giungendo la prima a tacciare pubblicamente i pareri espressi dall’Ente come “ideologici”.
A fronte di questa situazione drammatica, il personale dell’INFS riunito in assemblea, ha deciso di sottolineare come non si senta affatto rappresentato da un Consiglio Direttivo di Amministrazione che non è stato in grado di sollecitare tutte le possibili iniziative volte a costruire le convergenze politiche necessarie a risolvere la gravissima situazione finanziaria presente ed indicare una prospettiva futura per l’Ente.
In una realtà europea e globale sempre più proiettata verso lo sviluppo della ricerca, anche nel campo della conservazione della fauna e dell’ambiente, a fronte anche dell’impegno espresso nello stesso programma politico dell’attuale maggioranza, si chiede che il Governo italiano non rinunci al patrimonio di conoscenze, informazioni e professionalità che l’INFS può e desidera fortemente continuare ad offrire al Paese.
Come già preannunciato nei comunicati stampa diramati dalle OO.SS. (FLC-CGIL, FIR-CISL, UIL-PAUR, USI-RDB) in data 22.11.2006, il personale INFS denuncia l’impossibilità materiale dell’Ente di far fronte fin d’ora ai compiti istituzionali in materia – tra l’altro – di calendari venatori, conservazione e controllo della fauna, recepimento di deroghe comunitarie, accertamento del rischio di influenza aviaria.

Mi auguro che un organismo così importante non sia veramente costretto ad interrompere la propria attività! La cosa lascia pensare…

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