macro

Bruchetti che passione!

Finalmente dopo mesi di calma piatta mi sono preso il tempo per sistemare un po’ di foto scattate quest’anno e di caricarle all’interno delle gallerie. Arrivati oramai a dicembre posso fare un bilancio di quest’anno che, rispetto agli ultimi, è stato sicuramente positivo.

Complice un meteo inclemente che ci ha accompagnato per tutta l’estate, le uscite fotografiche non sono state molte quest’anno e generalmente erano localizzate nei dintorni di Merano; questo però mi ha dato la possibilità di dedicarmi di nuovo alla fotografia macro che qualche piccola soddisfazione me l’ha sicuramente regalata.
Senza dubbio quella più grande è legata allo sfarfallamento delle libellule, evento sul quale ho scritto un articolo un po’ più approfondito che trovate nella sezione “Articoli” del sito. Ma sono anche altri i soggetti che ho avuto occasione di fotografare, tra cui alcuni bruchi diversi rispetto a quelli di vanessa dell’ortica visti oramai in mille occasioni.

Larva di vespa Bruco
Bruco Bruco del geranio

Nelle foto qui sopra (che ritroverete anche nelle gallerie) si possono vedere i bruchi di due diverse farfalle, di una falena e la larva di una vespa. Finora le poche immagini di bruchi che avevo erano pubblicate nella galleria “Farfalle e falene”, ma dato che quelli che chiamiamo abitualmente “bruchi” non sono sempre larve di lepidotteri bensì anche di altri generi di insetti (come la larva di vespa della prima foto), ho pensato di creare una nuova gallery dedicata in modo più specifico a bruchi e larve.

Come distinguere il bruco di una farfalla da una larva di un altro insetto? In molti casi a prima vista non è così semplice ed anch’io l’ho scoperto da poco. La differenza sostanziale è il numero di zampe (o meglio di pseudopodi) che caratterizzano la larva. I bruchi possiedono infatti 3 paia di zampe nei primi segmenti toracici, che sono articolate e che diventeranno le zampe vere e proprie dell’insetto allo stadio adulto; sui segmenti addominali, al contrario, troviamo le “false zampe” che sono esclusiva dello stadio larvale.
Il numero di queste false zampe è variabile: nelle larve dei lepidotteri sono generalmente 5 paia, mentre in quelle di altri insetti (come appunto vespe, ma anche coleotteri e ditteri) sono in numero maggiore e si estendono lungo tutto il corpo.

Falena sul terrazzo di casa

Qualche volta per fare fotografia naturalistica non serve andare tanto lontano: basta un parco cittadino, un prato vicino casa… perfino il giardino condominiale per trovare vita animale, per quanto piccola essa possa essere. Ma a volte capita anche di avere la fortuna di avere ospiti inaspettati anche sul terrazzo di casa.
Nel mio caso, ad esempio, quasi ogni giorno vengono a trovarmi sul terrazzo cinciallegre, cinciarelle, passeri, merli e recentemente anche verdoni che sostano sul mio ulivo sul quale gli faccio a volte trovare semi ed altre delizie adatte a loro. Ma non sono i soli…

Il giorno di Pasqua, mentre dava una pulita ai balconi, mia moglie ha visto sulla rete ombreggiante che abbiamo messo sul parapetto una falena grande almeno 4-5 centimetri. Un po’ schifata ( :asd: ) mi ha chiamato per farmela vedere e quella per me è stata una bella sorpresa; certo l’ambientazione non era delle migliori, ma ogni tanto le cose che raccogliamo in giro tornano utili. L’autunno scorso, infatti, avevo preso un pezzo di corteccia da un castagno tagliato e l’ho portata a casa per farci qualche lavoretto con mio figlio Riccardo. Non avendola ancora utilizzata a tale scopo, mi è tornata utile in altro modo: l’ho avvicinata alla falena e ho toccato delicatamente quest’ultima affinché si muovesse spostandosi sulla corteccia.
La falena sembra aver gradito quel posatoio, spostandosi di buon grado e posizionandosi proprio nel centro del legno.

Non volevo disturbarla troppo, quindi l’ho messa all’ombra (anche se per fotografare la luce non era delle migliori) ed ho inziato ad allestire il set. Che in realtà non era poi così complesso: l’unica fonte di luce non naturale era un pannello riflettente bianco, mentre per il resto l’attrezzatura era costituita dal treppiede, scatto remoto e due obiettivi (il Canon 180mm macro e il Canon 300mm f/2.8).
Ecco uno degli scatti realizzati…

Sphinx pinastri

 

Si tratta di un esemplare di Sphinx pinastri, grossa falena così chiamata poiché il bruco si nutre delle foglie delle conifere. A detta degli esperti del forum di Natura Mediterraneo si trattava con buona probabilità di un soggetto appena sfarfallato.
Se proprio vogliamo essere fiscali, la corteccia in questione non è esattamente quella della pianta ospite, ma è vero anche che nemmeno la ringhiera del terrazzo sarebbe stata proprio il suo ambiente naturale 🙄

Tra i molti scatti ho scelto questo realizzato con il 300mm. La difficoltà nel fare macro con un soggetto così grosso (quasi 2cm tra la punta delle zampe e la schiena) sta nell’avere tutto a fuoco. Con il 180 macro ho ottenuto dei buoni scatti, ma la profondità di campo è ridotta anche a diaframmi molto chiusi; per questo ho scelto di montare il 300mm con il quale ho ottenuto una buona profondità di campo senza sacrificare la qualità dell’immagine.

Il buongiorno si vede dal mattino

Se il buongiorno si vede dal mattino, quella di sabato non poteva essere un’uscita a vuoto. E’ stata la prima vera uscita fotografica della stagione, orientata in primis alla fotografia macro; il massimo sarebbe stato riuscire a trovare i macaoni, grandi e splendide farfalle che spesso mi è capitato di vedere lungo i sentieri del Sonnenberg a Naturno, ma visto il lungo digiuno creativo penso che qualunque soggetto sarebbe stato per me meglio di nulla.

Ero d’accordo con Anita per trovarci all’alba e fare un giro a margine del parco naturale del Tessa; arrivato sul posto con un po’ in anticipo mi sono da subito incamminato lungo il Waalweg che attraversa il Monte Sole per una prima esplorazione. Ed ecco subito presentarsi la prima grande ed emozionante sorpresa della giornata: nel bosco di querce, oltre la recinzione che delimita il parco, un rapido movimento tra il fogliame ha attirato la mia attenzione.
Il primo pensiero è ovviamente andato ai caprioli, sicuramente i mammiferi più facili da avvistare nei nostri boschi; ma quando ho focalizzato lo sguardo tra gli alberi si è rivelata, a pochissimi metri da me, una coppia di grosse lepri che, anche se solo per pochi istanti, si è lasciata ammirare intenta nei propri giochi amorosi per poi dileguarsi così com’era comparsa.
Non ho avuto tempo di scattare, pur avendo la fotocamera con il 180mm montato, ma quel fulmineo incontro è stato emozionante senza peraltro scatenare in me quella sorta di “istinto predatorio” che lo scorso anno mi ha spinto a prendere una pausa di rilfessione (vedi post precedenti).

Come detto la ricerca era prevalentemente rivolta ai macaoni ma, nonostante la vista di un solo esemplare in volo quando oramai stavamo per rientrare, la mattinata non è andata affatto male…

Cavallettamaschio di Hyphoraia testudinaria
Orchidea spontanea (Cephalantera sp.)Coccinella su margherita

Grazie ad Anita, che per prima le ha trovate (definendoli “fiorellini bianchi con le foglie lunghe” ed assistendo subito dopo ad un mio scatto fulmineo), oltre a diversi insettini ho avuto modo di fotografare delle belle e freschissime orchidee del genere Cephalantera (devo ancora capire se si tratta di C. longifolia o di C. damasonium). Dopo tanto tempo con la fotocamera quasi appesa al chiodo, direi che come inizio non c’è male!
Ma le vere protagoniste alla fine sono state due falene, un maschio ed una femmina di Hyphoraia testudinaria (foto 2) che ci hanno occupato buona parte della mattinata ottenendo scatti che hanno da subito riscosso un certo successo sui social network come Facebook e 500px.

Ultima uscita d’estate

L’estate quest’anno è volata. Mai come quest’anno ho preso così poco in mano la fotocamera. Ma d’altro canto, come più volte ho detto, la fotografia per me è soltanto un hobby e, in questo caso, casa e famiglia hanno avuto la precedenza. Nell’estate che si è appena conclusa ho dedicato tutte le mie energie al trasloco nel nuovo appartamento, atteso da ormai 11 lunghi anni: cucina e salotto da scegliere, lavori da seguire, mobiletti da montare, cose vecchie ed inutili da buttare e soprattutto… tante tante scatole in giro per casa!

Perfino le mie ferie quest’anno sono state dedicate interamente al trasloco. Ora però io e la mia famiglia siamo nella nuova casa; ci sono ancora vari lavoretti da fare ed alcune cose da sistemare, ma il grosso è fatto. Così, quando Mirko mi ha chiesto di andare a fare qualche scatto, seppur con qualche esitazione ho deciso di unirmi alla compagnia.
Quindi lo scorso sabato, di buon mattino, Mirko, Anita ed io ci siamo diretti verso Tesimo, nella zona del biotopo di S. Ippolito che abbiamo constatato in più di un’occasione essere piuttosto interessante per la fotografia macro.

L’uscita di per sé è cominciata in modo piuttosto scialbo; speravamo di trovare qualche soggetto interessante, ma la ricerca è stata piuttosto infruttuosa.
In un prato, vicino al biotopo, qualche timido segno di vita si lasciava intravedere nell’erba: crochi autunnali, alcune cimici, api e bombi semiaddormentati e ragni di vario tipo. Ma nulla a che vedere con quanto ci aspettavamo. Ciò nonostante mi son divertito a mettere alla prova il mio nuovo plamp autocostruito, realizzato con il braccetto snodabile di una torcia per lettura ed una piccola pinza per giardinaggio: leggero, pratico, versatile ma probabilmente non riproducibile perché non ho idea di dove trovare lo stesso tipo di braccetto dato che era di una torcia avuta in omaggio in banca  🙂


Altro esperimento della mattinata è stato quello di una macro con rapporto di ingrandimento decisamente superiore al classico 1:1.
Mirko ed Anita si son fatti prendere dalla “moda” degli obiettivi invertititi ed infatti erano dotati entrambi di 24mm con anello di inversione; è una tecnica che mi ha sempre affascinato per i grandi ingrandimenti che si riescono ad ottenere, ma non l’ho mai utilizzata per due motivi strettamente collegati tra loro: in primis perché rende quasi obbligatorio l’utilizzo del flash e, come conseguenza, a distanza di anni ancora non sono convinto dei colori che, a mio avviso, vengono resi un po’ innaturali dal lampo di luce artificiale.
Nonostante tutto, però, volevo comunque cimentarmi in qualche scatto un po’ particolare: il ragno che vedete nell’immagine qui sopra (seconda fotografia) è stato ripreso con la Canon EOS 7D (sensore ridotto con fattore ingrandimento 1.6x) + Canon EF 180mm Macro + 3 tubi di prolunga (12-24-36mm) + Canon extender 1.4x. Non so di preciso a quanto corrisponda l’ingrandimento reale, ma dovremmo essere intorno a 2.5:1 se non oltre.

Il resto della mattinata è stata un po’ strana, con tutti e tre incerti se immedesimarci nei panni di fotografi o di fungaioli; infatti, nonostante la stagione e l’altitudine (700m), il bosco era pieno di funghi, tra cui anche diversi porcini. La seconda metà della mattinata è stata quindi incentrata sulla fotografia ai funghi, specialmente per Anita che ha passato qualcosa come un’ora e mezza sempre sullo stesso porcino!  :laugh:

Pulsatille a Velturno

Pulsatilla montanaSembra incredibile, ma sono 3-4 anni ormai che cercavo di fotografare la pulsatilla comune (Pulsatilla montana) senza troppi risultati. In qualche caso sono arrivato troppo tardi, quando i fiori erano già quasi tutti sfioriti, in altri quando invece c’era il vento a rendere impossibile ottenere uno scatto decente di questo bellissimo fiore primaverile, chiamato anche “Fior di Pasqua” per la caratteristica di fiorire proprio nel periodo delle festività pasquali.
Ed un motivo era anche il fatto che l’unico posto che conoscevo (scoperto con l’amico Paolo) si trovava a Naturno, lungo una passeggiata ai margini del Parco Naturale del Tessa dove tutta l’area è recintata e solo in pochi punti è possibile accedere e non necessariamente in questi punti si trovano i fiori in questione. Senza contare il vento che spira costantemente sulla Val Venosta…

Fortunatamente quest’anno le cose sono andate diversamente perché grazie ancora una volta agli amici della Manifattura Fotografica ho scoperto una nuova location, facile da raggiungere e piena zeppa di questi fiorellini affascinanti.
Il posto si trova a Velturno in Val d’Isarco, sul versante orografico destro della montagna tra i comuni di Bressanone e Chiusa e si rivelato non solo proficuo, ma bello da starci per il paesaggio sulla valle e l’aria pura che vi si respira. Compagni di uscita Anita, Eleonora e Massimo.

Anita all'operaScambio di foto con MaxEleonora sfida i suoi nemici ragni per fotografare le pulsatille

Le previsioni meteo erano piuttosto incerte quella mattina e sicuramente il tempo ha influito sulle foto, perché sarebbe sicuramente stato bello arrivare e trovare i fiori coperti dalle goccioline dell’umidità del mattino (erano previste nubi basse); invece il paesaggio intorno a noi si presentava estremamente brullo e secco, senza alcuna traccia di rugiada, ed il sole ci ha accompagnato tutto il tempo, rendendo i contrasti e le ombre un po’ più difficili da gestire.

Ferro di cavalloMa tutto sommato non mi posso lamentare dei risultati, di certo migliori di quelli degli anni passati.
Che sia stato il ferro di cavallo trovato nel campo a portarmi un po’ di fortuna?
Mi è piaciuto tornare a sdraiarmi nell’erba, con la faccia rasoterra, per cercare la migliore inquadratura per fotografare le pulsatille. Mi han detto, a posteriori, che quella è una delle zone dell’Alto Adige più ricca di serpenti ed effettivamente sia io che Anita abbiamo notato molti buchi nel terreno… poco importa. Anzi, speravo in un incontro (magari non troppo ravvicinato :suspect: ) con qualche rettile strisciante da immortalare con il mio obiettivo, ma non ne ho avuto il piacere…

A breve caricherò le immagini migliori nelle gallerie (devo completare la selezione di qualche altro scatto), ma nell’attesa ecco una piccola anteprima

Sboccio di pulsatilla montanaPulsatilla montanaGruppo ambientato di pulsatilla montana

Sullo Stelvio con il Fotoclub

A metà luglio ancora un’uscita organizzata dal Fotoclub Immagine di Merano. Destinazione: i tortuosi tornanti del Passo dello Stelvio.
L’uscita era finalizzata a fotografare il paesaggio, la flora ed eventualmente la fauna che caratterizzano questo angolo della nostra Provincia, cuore del Parco Nazionale dello Stelvio. Non si può purtroppo parlare di Natura incontaminata perché la strada, specie nel periodo estivo quando il passo è aperto al traffico, viene letteralmente assalita da centinaia di veicoli a motore; il panorama che si può però ammirare è mozzafiato, la flora particolarmente ricca e, con un po’ di fortuna, è possibile imbattersi nei diversi rappresentanti della fauna quali caprioli, cervi, marmotte, gipeti, pernici e quant’altro.

Di buon’ora ci siamo dunque ritrovati sotto la sede del club e siamo partiti alla volta dello Stelvio, dove siamo arrivati intorno alle 8.30. Qualche minuto per ambientarsi ed abbiamo poi iniziato con i primi scatti a soggetti floreali: gigli martagoni, elleborine (orchidee selvatiche), semprevivi gialli, nigritelle.
Il tempo è trascorso velocemente, nonostante i primi risultati non fossero particolarmente incoraggianti anche a causa della luce del sole, già piuttosto dura, che creava contrasti e ombre fin troppo marcati.

Semprevivo giallo (Sempervivum wulfenii)Giglio martagone (Lilium martagon)
Negritelle (Nigritella sp.)Rondine montana

Dato l’intenso traffico che nel frattempo ci ha raggiunti, verso metà mattina abbiamo deciso di spostarci in una zona un po’ più tranquilla.
Ci trovavamo all’altezza dell’albergo Franzenshöhe ad una altitudine di 2188m s.l.m.; da qui abbiamo quindi imboccato il sentiero n. 14 che, attraversando il ghiacciaio, conduce al rifugio Borletti. Senza però spingerci così avanti, dopo poche decine di metri ci trovavamo finalmente immersi nella Natura del Parco, pur circondati ancora da una forte presenza antropica. A farla da padroni in questo ambiente sono i mughi ed i rododentri, ma erano numerose anche le piante di Gymnadenia odoratissima, piccola orchidea selvatica che si distingue da g. conopsea soprattutto per il forte profumo che ne caratterizza anche il nome.

Max e Sara lungo il sentierino che conduce al FranzenshöheI tornanti dello Stelvio
Paolo e Anna sul sentiero tra i mughiGymnadenia odoratissima
Una vista sui ghiacciai del massiccio dell'OrtlesRododendro

La mattinata volgeva alla conclusione ed il meteo, che fino a quel momento ci aveva graziato, ha ben presto cambiato idea: all’ora di pranzo siamo stati salutati da numerosi scrosci di pioggia. Ci siamo quindi rifugiati nel bar del Franzenshöhe per qualche fetta di torta ed una bibita in compagnia.
Per certi versi le avverse condizioni meteo hanno inficiato le nostre aspirazioni di fotografare il paesaggio, reso grigio e piatto dal grigio del cielo. Ma di contro per la fotografia macro è stato un bene non avere luci dure a creare contrasti sui petali dei fiori o sulle ali delle farfalle, come si vede nella prossima immagine.

Setina irrorella

Dopo esserci rifocillati a dovere (sorvolando sui due panini che già mi ero divorato nel corso della mattinata :drop: ) abbiamo scrutato il cielo e discusso brevemente sul da farsi. C’è chi voleva rimanere lì nei dintorni per cercare di fotografare le marmotte che riempivano l’aria con i loro fischi; qualcun altro era invece dell’idea di salire fino al passo; altri ancora per scendere a Trafoi, in località Tre Fontane, dove il tempo sembrava un po’ più clemente.
Il gruppo si è quindi diviso: Anita, Max e Maurizio sono saliti al passo Stelvio dove sono rimasti quasi fino al tramonto, mentre il resto del gruppo è sceso a Trafoi dove le occasioni fotografiche certo non sono mancate.

Neanche dirlo, il mio soggetto principale erano ancora una volta le orchidee: pur mancando le bellissime scarpette di venere (Cypripedium calceolus), da tempo ormai sfiorite, mi sono invece concentrato sulle elleborine violacee (Epipactis rubiginosa), che qui ho scoperto crescere un po’ ovunque sul sedimento che si è formato lungo il torrente che scende lungo la vallata. Risalendo il sentiero che porta alla base delle cascate, tra pietrisco e mughi, queste orchidee sembrano aver trovato il loro habitat ideale!
Sempre in tema di orchidee, sono riuscito finalmente ad avere lo scatto “perfetto” (tra virgolette perché comunque si può sempre migliorare) di Listera ovata, orchidea di colore verde piuttosto complessa da documentare a causa dei fiori davvero molto piccoli. Ed infine, girando nei pressi della chiesetta, ho trovato un fazzoletto di terra ricoperto da sfagno su cui crescono diverse piantine di Pinguicola comune (Pinguicula vulgaris); queste ultime erano evidentemente già sfiorite, ma è un ottimo spunto per il prossimo anno. Senza contare l’effetto pittorico creato dalle foglie di queste piante carnivore nostrane sul manto ricoperto dal muschio…

Elleborina violaceaPinguicola comuneListera ovata

La giornata per noi è volta al termine verso le 16.30, quando il gruppo sceso a Trafoi ha deciso di rientrare. Ma c’è chi alle 19.00 si trovava ancora lassù, a 2700m di quota, per realizzare un bellissimo timelapse!

Aldino, il regno delle orchidee

In Italia sono state censite quasi 200 diverse specie di orchidee selvatiche (fonte: Wikipedia), di cui almeno un terzo è presente sul territorio altoatesino; purtroppo sono assenti, o quantomeno rare, le vistose orchidee del genere Ophrys.
C’è però una zona della provincia che è particolarmente ricca di specie ed è quella che parte da Castelrotto e scende lungo la Valle dell’Adige fino a Salorno. Nella zona, caratterizzata da terreni calcarei particolarmente adatti alla maggior parte di orchidee, nei diversi periodi sono stati rilevati esemplari di quasi tutte le specie della provincia. E’ per questo che da due anni la Manifattura Fotografica, associazione fotografica di Bolzano guidata da Massimo Pisetta, organizza uscite nella zona di Aldino con la collaborazione delle guide del Geoparc Bletterbach. Nella zona che circonda il canyon è possibile ammirare tra l’altro anche Ophyrs insectifera, una delle poche del genere presenti sul nostro territorio.

Anche quest’anno, purtroppo, malgrado la disponibilità dell’associazione (di cui non sono socio), ho dovuto rinunciare all’uscita programmata; non volevo però perdermi di nuovo l’occasione e così una settimana più tardi, con le preziose indicazioni di Massimo, io e l’amico Paolo abbiamo svolto lo stesso percorso in autonomia.
Obiettivo principale dell’uscita erano le Traunsteinera globosa, in quanto Ophrys insectifera si trovava in un’altra zona dell’altopiano. Siamo comunque riusciti ad individuare diverse specie, tra cui Gymnadenia conopsea, Listera ovata, Traunsteinera globosa e vari esemplari del genere Dactylorhiza oltre naturalmente ad una grande varietà di fiori di cui la zona è particolarmente ricca.

Al di là dei positivi risultati fotografici, la zona merita davvero dal punto di vista paesaggistico e naturalistico. Ci troviamo infatti in luoghi dove la Natura è ancora preservata, a ridosso del Parco Naturale Monte Corno, e l’aria che “si respira” in questi luoghi e molto diversa da quella delle località turistiche più gettonate. Basti pensare che in tutta la mattinata, lungo il sentiero che attraversava i pascoli, non abbiamo incontrato nessuno pur essendo un caldo fine settimana di giugno.
Ma ecco qualche altra immagine della giornata…


Probabilmente girando di più e conoscendo meglio la zona avremmo potuto trovare altre specie, ma già così ho potuto aggiungerne un paio alla mia personale checklist. Prossimamente aggiungerò gli scatti migliori all’interno dell’apposita galleria.

Valsura… again!

Ecco un breve resoconto di un’abbastanza proficua uscita, questa mattina, in compagnia di Max… ancora una volta al biotopo del Valsura.
Sembra impossibile, ma non c’è verso che io riesca a trovare una mantide religiosa in natura! Le uniche che sono riuscito a vedere, sia questo che lo scorso anno, erano sotto il mio ufficio mezze moribonde. Ma per il resto proprio non c’è verso di scovarle!
Proprio questo affascinante insetto doveva essere, assieme alle libellule, l’obiettivo di oggi. Ma le cose non sono andate proprio come dovevano…

Uno dei due elementi c’era: la rugiada dopo un’intera notte piovosa; purtroppo però mancavano i soggetti principali. Infatti sia mantidi che libellule non si son fatte vedere, tranne un paio di piccole damigelle – parenti delle libellule – che però non mi han permesso di fare gli scatti sperati.
La mattinata comunque è stata positiva e qualche buono scatto è comunque uscito. L’erba era invasa da minuscole cicadelle, dette anche sputacchine, nonché da molte lumache, alcune delle quali erano fortemente intenzionate a seguirmi fino a casa.
Nella zona del laghetto dei pescatori abbiamo trovato anche un gabbiano con il quale ci siamo divertiti… peccato non essere riusciti (io, perlomeno) a fare degli scatti in volo decenti. Ma direi che ci possiamo comunque accontentare!

Ecco qui qualcuno degli scatti fatti questa mattina. Ovviamente mi mancano diverse foto da sistemare, ma è un inizio…


Salvo imprevisti, nei prossimi giorni voglio provare ad andare in mezzo ai campi di Postal per provare nuovamente a cercare le mantidi. Chissà se riuscirò a trovarle dato che mi sono state segnalate da più persone…

Aggiornamenti vari

Rieccomi dopo un po’ di tempo. Tanto per cambiare il blog è rimasto poco attivo, ma almeno dall’ultima volta il sito l’ho aggiornato; ed è stato un aggiornamento corposo dato che oltre a 2 nuove foto del mese (nuovamente in ritardo) ho messo immagini nuove in quasi tutte le gallerie. Ed ora sto preparando un nuovo update!

Riguardando le foto in alcune gallerie, mi son reso conto che la qualità dei miei scatti negli ultimi tempi è decisamente salita; un tempo sul sito avrei messo di tutto, mentre adesso sono diventato più selettivo e cerco di mettere immagini belle e interessanti. Per questo ho deciso di cambiare alcuni vecchi scatti e sostituirli con altri più recenti e maggiormente degni di nota! 🙂

Tra le fotografie che pubblicherò nei prossimi giorni (o forse già stasera se faccio in tempo a finire) ce ne sono alcune che ho realizzato la scorsa domenica a Tesimo in compagnia di Paolo. Doverosa quindi la consueta anteprima


Le immagini qui sopra rientreranno tutte nel prossimo aggiornamento; con una piccola novità! Forse avrete notato che l’intestazione del mio sito è leggermente cambiata: al posto dello scoiattolo sono comparse due ranocchie in accoppiamento, frutto di una recente uscita fotografica. Ebbene questa scelta è dovuta al fatto che, incitato da molti, ho cambiato la firma sulle mie foto che presto avranno un vero e proprio logo, che con le rane evidentemente ha qualcosa a che fare… 😉

Lunedì di Pentecoste

Qui in Alto Adige, non abbiamo festività legate ad un patrono, come è invece usanza un po’ in tutto il resto d’Italia; in compenso da noi viene festeggiato il lunedì di Pentecoste, giorno in cui quindi ho subito colto l’occasione per qualche altro scatto.
Nei forum di fotografia naturalistica ultimamente si vedono splendide foto delle più particolari varietà di orchidee e senza dubbio uno dei prossimi obiettivi saranno quelle; per il momento, però, da queste parti la stagione è ancora indietro visto che fino a un mese fa c’era quasi la neve.
Quindi lunedì io e Paolo abbiamo avuto pochi soggetti floreali a disposizione, ma qualche scatto l’abbiamo comunque fatto.


Quelli di cui sono più soddisfatto sono senza dubbio legati all’arcobaleno sul torrente, scatti che ho intitolato “Inside the rainbow” realizzati alla base della cascata di Parcines. Non sono ancora certo se siano da elaborare saturando i colori o lasciarli un po’ più neutri come nella foto che si vede qui sopra; così mi sembra si avvicini di più all’immagine reale, tantopiù che per saturare i colori ho sottoesposto già in fase di ripresa

Ciò che invece dobbiamo assolutamente cambiare è l’orario di partenza. Lunedì siamo usciti di casa intorno alle 7.00… troppo tardi! Ahimè per la fotografia floreale c’è poco da fare, la luce verso le 8.30-9.00 è già troppo dura.
In alternativa la luce del tramonto potrebbe essere l’ideale, ma dobbiamo ahimé conciliare le uscite anche con gli impegni quotidiani… e non è sempre facile! :drop:

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