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Fotografia naturalistica di Giorgio Perbellini
Una mattinata surreale
Riprendo dopo lungo tempo a scrivere sul mio blog per raccontarvi la mattinata surreale che ho vissuto ieri.
Da alcune settimane nel mio salotto fa bella mostra di sé una fotografia di pulsatilla vernalis; si tratta di una foto del calendario dell’albergo Bad Moos che ci è stato regalato lo scorso anno in occasione della nostra vacanza a Sesto Pusteria. Questa immagine mi ha fatto venire la voglia di tornare a realizzare uno scatto simile.
Il 25 aprile di due anni fa alla fine di aprile, durante un’uscita fotografica in alta Val Passiria in località Ulfas, abbiamo trovato un prato con moltissime pulsatille, ma a causa del cielo grigio molte di esse erano chiuse e non sono riuscito a realizzare lo scatto che avrei voluto. Quello qui sotto, realizzato quel giorno con l’iPhone, è solo un esempio di ciò che ho ottenuto quel giorno.
Dato che ieri il meteo dava sole e visto che nei giorni scorsi è nevicato su tutta la nostra regione, ho pensato di alzare la posta: avrei infatti potuto trovare spunti fotografici interessanti con i fiori circondati o parzialmente coperti dalla neve oltre magari qualche incontro fortuito con la fauna locale.
Così ieri mattina mi sono diretto verso Moso in Passiria e poi in località Ulfas dove ho intrapreso una breve escursione. I prati brulicavano di vita nonostante il freddo quasi anomalo per il periodo (-2° circa).
Arrivato al piccolo parcheggio, però, ho cominciato a pensare che non avrei avuto molte chance di ottenere gli scatti che volevo; già intorno ai 1500m era tutto coperto da buoni 10 cm di neve fresca che, salendo leggermente di quota, sono diventati poi quasi 20 cm. Non ero pronto né tantomeno attrezzato per una situazione del genere e quindi ho deciso di desistere e cambiare meta. Peccato, perché proprio nel momento in cui mi sono fermato ho osservato in lontananza un capriolo che saltellava in mezzo alla neve fresca!
Tornato all’auto mi sono diretto verso la laterale valle di Valtina e quindi verso Passo Giovo. Anche qui però la situazione non era molto diversa; non che mi aspettassi di trovare le pulsatille, ma pensavo di raggiungere comunque il limite della neve per fotografare altri fiori come primule, crocus e farfaracci. Purtroppo intorno ai 1000-1200 metri la stagione è già più avanti, mentre salendo di quota la situazione era nuovamente quella vista nella piccola frazione di Ulfas: diversi centimetri di neve fresca che ricoprivano tutto.
Prime orchidee ad Aldino
Come tutti sanno, le orchidee sono un fiore che appartiene prevalentemente alla fascia climatica tropicale e subtropicale. Al mondo ne esistono migliaia di specie (complessivamente circa 28.000), ma solo 190 crescono sul territorio italiano e poco più di 1/4 di esse sono state censite sul territorio regionale del Trentino Alto Adige.
Da qualche anno le orchidee spontanee sono diventata una delle mie passioni, tanto che nel 2015 mi sono iscritto al G.I.R.O.S. (Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Selvatiche). Per questo motivo anche quest’anno la mia attività fotografica primaverile, concentrata nelle pochissime giornate libere, è stata finora dedicata in particolare a questi fiori.
Quattro in tutto le uscite di cui ben tre ad Aldino, nel Parco Naturale Monte Corno… l’ultima lo scorso sabato mattina.
A 1600 metri di quota la fioritura non è ancora entrata nel vivo, ma un’orchidea in particolare anticipa tutte le altre: si tratta di Dactylorhiza sambucina. Lo scorso anno dopo metà giugno ne rimanevano già poche tracce, perlopiù alcuni esemplari in frutto, quindi quest’anno non volevo assolutamente perdere l’occasione di fotografarle.
Sapendo, grazie a Facebook, che in Lessinia a cavallo tra Trentino e Veneto la fioritura era già entrata nel vivo, ho proposto la prima uscita già all’inizio di maggio; e non mi sono sbagliato poi di molto… Nonostante la temperatura tutt’altro che primaverile e la presenza nel sottobosco di Hepatica nobilis in fiore (peraltro non comune a questa quota), le prime sambucine erano sbocciate. Poche a dire il vero, cresciute tra una moltitudine di primule e genziane, ma è stato un inizio e per me la prima occasione di vederle dal vivo e fotografarle. In compenso la mattinata non è andata propriamente come avrei voluto a causa di un leggero malessere che mi ha accompagnato per quasi tutto il tempo.
La domenica seguente nuova uscita, in compagnia di Anita, Chiara e Andrea. Una giornata decisamente più proficua e con molte più fiori a disposizione da fotografare.
Questa orchidea possiede una grande variabilità nella colorazione; la forma più diffusa, come si vede anche dalla foto di Instagram sopra, è quella gialla anche se spesso è accompagnata da piante con fiori color magenta.
Quello che stavamo cercando era però la rara forma chusae; purtroppo la ricerca non è andata a buon fine… chissà, forse il prossimo anno!
Aldino non tradisce le aspettative
Tra i posti migliori che conosco per fotografare, Aldino è senza dubbio sul podio. Questo sabato i prati in località Lerch, nei pressi del Geoparc Bletterbach all’interno del Parco Naturale Monte Corno, sono stati la meta della nostra uscita e non hanno assolutamente tradito le aspettative, confermando la posizione del luogo nella mia personale classifica.
Più di tante parole, in questo caso, basta far parlare questa immagine…
La principale attrazione dei prati di Aldino sono sicuramente i fiori, indiscussi protagonisti del paesaggio di questo “parco di larici”. E naturalmente tra quelli più interessanti ci sono numerose specie di orchidee selvatiche, che erano poi il vero obiettivo dell’uscita fotografica. Quest’anno sono particolarmente preso da questo genere di piante e non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione. Ero stato in questo magico posto già nel 2011, ma il giro fatto questa volta (con la preziosa guida di Anita, che con la sua memoria fotografica aveva già carpito tutti i “segreti” della zona da un esperto del Parco Naturale) mi ha permesso di fotografare nuove specie, come già accaduto a Rovereto un paio di settimane orsono.
Ho appena iniziato il lavoro di scrematura degli oltre 400 scatti realizzati. Per il momento vi propongo qui un piccolo collage delle immagini realizzate (ancora senza postproduzione).
Abbiamo nell’ordine (dalla prima riga):
- Dactylorhiza incarnata
- Dactylorhiza incarnata (dettaglio del fiore)
- Gymnadenia conopsea albiflora
- Gymnadenia conopsea
- Listera ovata
- Traunsteinera globosa
- Coeloglossum viride
- Neotinea ustulata
- Dactylorhiza fuchsii
- Platanthera bifolia
- Orchis mascula
- Pseudorchis albida
Oltre a queste, appena pochi metri dal parcheggio abbiamo incontrato alcune piante di Neottia nidus-avis che però erano solo all’inizio della fioritura e quindi non particolarmente attraenti dal punto di vista fotografico. Sempre in zona sono presenti sia Ophrys insectifera (rencemente fotografata a Rovereto) che la bellissima scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus), ma il tempo purtroppo è tiranno e 8 ore in lungo e in largo per tutta l’area sono state già parecchie.
Speravo infine, forse ingenuamente, di riuscire a portare a casa qualche scatto di Dactylorhiza sambucina var. chusae (bellissima, ma rinvenuta qui in un unico esemplare secondo la letteratura), scoprendo però purtroppo che la specie in questione era già sfiorita. Ho comunque ottenuto buoni risultati dall’uscita e non mi posso certo lamentare!
Prossimamente le fotografie di sabato si aggiungeranno a quelle di Rovereto, che da qualche giorno trovano spazio all’interno della gallery “Orchidee spontanee”.
Trionfo di orchidee
Se la scorsa settimana ho cercato in lungo e in largo delle orchidee trovando solo pochi esemplari, questo fine settimana è andata in maniera del tutto diversa. Grazie alla guida di Andrea, che ringrazio, oggi nel raggio di 1 km, in una località in collina sopra la città di Rovereto, ho osservato (e fotografato quasi tutte) ben 12 specie diverse di orchidee spontanee. In ordine di apparizione:
- Limodorum abortivum
- Anacamptis morio
- Orchis militaris
- Cephalantera damasonium
- Listera ovata
- Anacamptis piramidalis
- Himantoglossum adriaticum
- Ophrys apifera
- Gymnadenia conopsea
- Ophrys sphegodes (purtroppo quasi completamente sfiorita)
- Ophrys insectifera
- Ophrys holoserica
Bellissima giornata con una bella compagnia!
A breve le foto… 🙂
In giro per l’Alto Adige in cerca di orchidee
Giornata un po’ strana quella di sabato. Sono partito alle 5.30 con Castelfeder come meta e son finito a girare in lungo e in largo per l’Alto Adige alla ricerca di orchidee.
Ciò che mi ha spinto a tornare inizialmente nel biotopo sopra Ora, come tra l’altro avevo anticipato nel post precedente, era la presenza di alcuni esemplari di Limodorum abortivum, un’orchidea spontanea scovata per la prima volta due settimane fa e di cui ancora non avevo alcuno scatto. All’inizio della settimana Anita mi ha riferito che non erano ancora fiorite, ma speravo che per il weekend sarebbero sbocciate mostrandosi in tutto il loro splendore.
Giunto sul posto poco dopo le 6 del mattino sono stato subito accolto da un’upupa in alimentazione a pochi metri da me. Giusto il tempo per un paio di scatti al volo (poi si è involata) e mi sono quindi diretto nel luogo in cui si trovavano gli esemplari in questione… trovando purtroppo una brutta sorpresa: dei due esemplari presenti uno era sbocciato ed in parte già sfiorito, mentre il secondo è sparito! Con buona probabilità divorato da capre o bovini che, all’interno dell’area del biotopo, in primavera pascolano liberamente :sospiro:
Senza perdermi d’animo ho pensato di farmi un giro nell’area, esplorando anche la zona sud che ancora non conoscevo per vedere se trovavo qualche altro esemplare o comunque qualche altro soggetto interessante. Ma a quel punto sono iniziate le comiche… I bovini al pascolo non erano solo mucche, ma c’erano anche dei maschietti che sembravano avere gli ormoni un po’ in fermento; non mi sono soffermato a controllare se fossero manzi o giovani tori, ma alcuni di loro mi osservavano con interesse ed un paio si avvicinavano a me con la testa bassa. Alché, dopo un primo momento di relativa tranquillità (sono abbastanza abituato a stare in mezzo agli animali), ho pensato bene di scavalcare il recinto che delimita la palude per evitare di avere un incontro poco piacevole :uhm:
Ben presto mi son reso conto che non era possibile rimanere lì a fotografare. Quindi un po’ a malincuore ho caricato tutto in auto ed ho cambiato aria. Che fare a quel punto? Il periodo sarebbe quello giusto per Neotinea tridentata, segnalatami un paio di anni fa dall’amico Silvio nei pressi della chiesetta di San Valentino in Campo in Val d’Ega. Ebbene… nuova meta!
Ho viaggiato lungo la statale fino a Bolzano, dirigendomi quindi verso la stretta valle altoatesina e, risaliti vari tornanti, sono arrivato a San Valentino dove però non ho trovato nulla. Seconda meta a vuoto.
Avrei potuto rimanere lì in cerca di altri soggetti per macro, ma oramai volevo le orchidee! Quindi… terza meta: Postal.
All’inizio della scorsa settimana, salendo in mountain bike verso il Hecherhof in località Freiberg (Montefranco in italiano), lungo la strada (vista la mia ragguardevole velocità media di 3,7 km/h su una pendenza del 25-26%) ho potuto osservare 3 esemplari dell’orchidea che cercavo a Castelfeder (Limodorum abortivum).
Consapevole che gli esemplari in questione non erano esteticamente il massimo e che si trovavano per di più in posizione piuttosto scomoda, ho comunque deciso di farci un salto munito di fotocamera e finalmente sono riuscito a fotografare le “mie” orchidee…
La giornata è infine terminata nella frazione di Narano lungo la strada del Passo Palade, dove so esserci una zona piuttosto limitata con parecchi esemplari di Neottia nidus-avis. Le piante erano presenti e in parte già fiorite, ma deve probabilmente passare ancora qualche giorno prima che si schiudano completamente.
La prossima domenica ho in previsione un’uscita nei dintorni di Rovereto, insieme ad un mio compagno di classe delle elementari, che ha come obiettivo l’osservazione di diverse orchidee che ancora mancano nella mia checklist… speriamo bene 🙂
Le orchidee di Castelfeder
Finalmente anche qui in Alto Adige è arrivata la stagione delle orchidee. E’ un periodo che negli ultimi attendo sempre con impazienza, soprattutto se si considera che su Facebook già nelle prime settimane di gennaio cominciano a girare fotografie scattate nel pieno dell’inverno nelle regioni meridionali. Ma non solo: quest’anno dal Piemonte già a gennaio/febbraio arrivavano bellissime immagini di Barlia robertiana coperta dalla neve, orchidea dalla fioritura molto precoce ma che in Alto Adige è purtroppo assente.
Tra quelle che conosco, e che so dove trovare, le prime a fiorire in zona sono Cephalantera longifolia e Anacamptis morio; di quest’ultima specie una delle stazioni più conosciute è senza dubbio la collina di Castelfeder, situata a sud di Bolzano tra i comuni di Ora, Egna e Montagna.
Si tratta di un posto davvero magico, sede anche di alcune rovine situate proprio sulla cima della collina, tra cui le mura di un antico insediamento romano ed i resti della chiesetta di Santa Barbara risalente all’XI secolo. Il panorama che si gode da Castelfeder, con un’ampia vista su tutta la vallata dell’Adige, è notevole così come l’ambiente, con i suoi laghetti, le rupi e le grandi querce. Qualche settimana fa, dopo un appuntamento in un mobilificio della zona, ci sono stato con la mia famiglia ed anche mio figlio se ne è innamorato, al punto che spesso mi chiede se «andiamo nel posto bello» :zomp:
In uno di questi ultimi weekend, proprio Castelfeder è stato il luogo prescelto per un’uscita fotografica, iniziata di buon mattino con partenza alle 5.00 da Merano. La scelta di partire così presto è stata dettata soprattutto dalla possibilità di avere più tempo a disposizione; appena giunti al parcheggio la luce era molto poca, ma ben presto ha fatto chiaro e giunti sul luogo prescelto la luce era già sufficiente per iniziare a fotografare. Il soggetto? Ovviamente le orchidee…
Il cielo nuvoloso ci ha consentito di avere una luce diffusa e uniforme, evitando i forti contrasti che si hanno invece in una giornata fortemente soleggiata. Per la fotografia macro o comunque gli scatti ai fiori si può quasi definire la situazione ideale, ma questo d’altro canto ha un po’ limitato le possibilità degli scatti ambientati a causa del cielo prettamente grigio. Ciò nonostante ho ottenuto finalmente alcune delle immagini che avevo in mente per queste orchidee.
Interessante infine la presenza, oltre che di A. morio, anche di alcune piante non ancora fiorite di Limodorum abortivum (identificate grazie all’aiuto degli appassionati del G.I.R.O.S.). Con queste orchidee, che ancora non fanno parte della mia checklist delle specie fotografate, l’appuntamento è per la fine di questa settimana. Dopodiché, salvo imprevisti, sarà il turno di Rovereto ed in particolare dei suoi dintorni dove spero di fotografare altre specie che non fanno ancora parte della mia personale “collezione”.
Il buongiorno si vede dal mattino
Se il buongiorno si vede dal mattino, quella di sabato non poteva essere un’uscita a vuoto. E’ stata la prima vera uscita fotografica della stagione, orientata in primis alla fotografia macro; il massimo sarebbe stato riuscire a trovare i macaoni, grandi e splendide farfalle che spesso mi è capitato di vedere lungo i sentieri del Sonnenberg a Naturno, ma visto il lungo digiuno creativo penso che qualunque soggetto sarebbe stato per me meglio di nulla.
Ero d’accordo con Anita per trovarci all’alba e fare un giro a margine del parco naturale del Tessa; arrivato sul posto con un po’ in anticipo mi sono da subito incamminato lungo il Waalweg che attraversa il Monte Sole per una prima esplorazione. Ed ecco subito presentarsi la prima grande ed emozionante sorpresa della giornata: nel bosco di querce, oltre la recinzione che delimita il parco, un rapido movimento tra il fogliame ha attirato la mia attenzione.
Il primo pensiero è ovviamente andato ai caprioli, sicuramente i mammiferi più facili da avvistare nei nostri boschi; ma quando ho focalizzato lo sguardo tra gli alberi si è rivelata, a pochissimi metri da me, una coppia di grosse lepri che, anche se solo per pochi istanti, si è lasciata ammirare intenta nei propri giochi amorosi per poi dileguarsi così com’era comparsa.
Non ho avuto tempo di scattare, pur avendo la fotocamera con il 180mm montato, ma quel fulmineo incontro è stato emozionante senza peraltro scatenare in me quella sorta di “istinto predatorio” che lo scorso anno mi ha spinto a prendere una pausa di rilfessione (vedi post precedenti).
Come detto la ricerca era prevalentemente rivolta ai macaoni ma, nonostante la vista di un solo esemplare in volo quando oramai stavamo per rientrare, la mattinata non è andata affatto male…
Grazie ad Anita, che per prima le ha trovate (definendoli “fiorellini bianchi con le foglie lunghe” ed assistendo subito dopo ad un mio scatto fulmineo), oltre a diversi insettini ho avuto modo di fotografare delle belle e freschissime orchidee del genere Cephalantera (devo ancora capire se si tratta di C. longifolia o di C. damasonium). Dopo tanto tempo con la fotocamera quasi appesa al chiodo, direi che come inizio non c’è male!
Ma le vere protagoniste alla fine sono state due falene, un maschio ed una femmina di Hyphoraia testudinaria (foto 2) che ci hanno occupato buona parte della mattinata ottenendo scatti che hanno da subito riscosso un certo successo sui social network come Facebook e 500px.
Full-immersion fotografica di metà giugno
Sto finalmente trovando il tempo per riordinare il mio materiale fotografico: sto buttando via le foto sfocate, mosse o doppie dal mio archivio per far spazio sull’hard disk e pian piano sto elaborando gli scatti di questi ultimi mesi, tra i quali anche quelli di una giornata fotografica di metà giugno in cui mi sono dedicato esclusivamente alla fotografia. Una giornata davvero faticosa, ma che alla sera, riguardando le foto scattate, mi ha dato delle belle soddisfazioni.
La giornata è cominciata alla mattina di buon’ora, quando con Anita e Mirko ci siamo recati nella zona di Tesimo con l’intento di dedicarci prevalentemente alla fotografia macro, dato anche il fatto che Anita voleva provare il suo nuovo Nikon 105mm f/2.8 Macro VR. Nel pomeriggio, poi, io e Mirko abbiamo partecipato all’evento Alumix organizzato dalla Manifattura Fotografica a Bolzano, dove abbiamo avuto l’opportunità di fare un po’ di scatti all’interno di un’ex struttura industriale ora parzialmente destinata a manifestazioni ed altri eventi culturali.
L’uscita mattutina è stata particolamente interessante e fin dai primi passi mossi in mezzo al bosco sentivo che sarebbe stata una giornata positiva. A poco più di un centinaio di metri dall’auto ci siamo imbattuti in numerose orchidee della specie Neottia nidus-avis, confinate in un’area di poche decine di metri quadrati. Si tratta di una new entry della mia personale checklist delle orchidee spontanee; sicuramente non sono tra le più belle e vistose, ma non potevo perdere l’occasione di fotografarle. E non è l’unica specie di orchidea trovata, perché a poca distanza ci siamo imbattuti anche in alcuni esemplari di Platanthera bifolia, di cui uno particolarmente bello che potete vedere nella galleria “Orchidee spontanee“.
Ma l’emozione più grossa è stato quando, mentre cercavo insetti nell’erba alta, ho visto Mirko arrivare verso di me chiedendomi se ho visto il gufo. Il gufo? Quale gufo? Stava scherzando?
No, non stava affatto scherzando! Ma non si trattava di un gufo, bensì di un giovane allocco (Strix aluco) che probabilmente aveva da poco lasciato il nido. La sua presenza ci è stata rivelata dal rumoroso vociare delle cesene ed altri turtidi impegnati nel mobbarlo. Purtroppo non c’è stata la possibilità fotografarlo come si deve, ma è stato forse uno degli incontri più emozionanti che mi sia capitato negli ultimi anni.
Per quanto riguarda l’Alumix devo praticamente ancora cominciare la post-produzione, ma gli scatti dell’uscita naturalistica mattutina sono già in buona parte online; alcuni li avevo già caricati nell’ultimo aggiornamento, mentre oggi ho aggiunto due nuovi scatti di un bellissimo giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum), di cui vi propongo qui un’anticipazione con uno scatto ambientato che sulla mia pagina Facebook pare sia stato piuttosto apprezzato.
Nel tardo pomeriggio infine, sempre con Mirko, abbiamo chiuso la full-immersion con una visitina all’aeroporto di Bolzano, dove speravamo di trovare qualche soggetto interessante da fotografare. L’aeroporto del capoluogo è un hot-spot molto interessante per l’avifauna e la sera non è difficile imbattersi in specie particolari.
Ma anche qui, alla fine, ci siamo dedicati alla macro; abbiamo infatti trovato alcuni esemplari di Misumena vatia, un interessante aracnide della famiglia dei tomisidi (o ragni granchio) che ha la caratteristica di modificare la sua colorazione in funzione delle piante o dei fiori su cui tende l’agguato alle sue prede. In questo caso è stato però facile individuarli in quanto, nonostante la colorazione giallo canarino, sostavano su dei fiori di cardo. Di lì a breve (una settimana sostengono gli amici del forum naturalistico Natura Mediterraneo) avrebbero dovuto modificare la pigmentazione per mimetizzarsi sulla nuova pianta ospite.
Anche di questi ragni ho inserito due nuovi scatti nella galleria “Aracnidi” e ve ne propongo qui uno in anteprima.
Della stessa giornata ho inserito una nuova immagine anche nella galleria “Farfalle e falene“, mentre qualche altro scatto di repertorio è stato inserito in altre gallerie. Ho ancora diverse immagini, anche vecchie, da sistemare. Chissà che non venga fuori qualche altra chicca di cui mi ero dimenticato 😉
Sullo Stelvio con il Fotoclub
A metà luglio ancora un’uscita organizzata dal Fotoclub Immagine di Merano. Destinazione: i tortuosi tornanti del Passo dello Stelvio.
L’uscita era finalizzata a fotografare il paesaggio, la flora ed eventualmente la fauna che caratterizzano questo angolo della nostra Provincia, cuore del Parco Nazionale dello Stelvio. Non si può purtroppo parlare di Natura incontaminata perché la strada, specie nel periodo estivo quando il passo è aperto al traffico, viene letteralmente assalita da centinaia di veicoli a motore; il panorama che si può però ammirare è mozzafiato, la flora particolarmente ricca e, con un po’ di fortuna, è possibile imbattersi nei diversi rappresentanti della fauna quali caprioli, cervi, marmotte, gipeti, pernici e quant’altro.
Di buon’ora ci siamo dunque ritrovati sotto la sede del club e siamo partiti alla volta dello Stelvio, dove siamo arrivati intorno alle 8.30. Qualche minuto per ambientarsi ed abbiamo poi iniziato con i primi scatti a soggetti floreali: gigli martagoni, elleborine (orchidee selvatiche), semprevivi gialli, nigritelle.
Il tempo è trascorso velocemente, nonostante i primi risultati non fossero particolarmente incoraggianti anche a causa della luce del sole, già piuttosto dura, che creava contrasti e ombre fin troppo marcati.
Dato l’intenso traffico che nel frattempo ci ha raggiunti, verso metà mattina abbiamo deciso di spostarci in una zona un po’ più tranquilla.
Ci trovavamo all’altezza dell’albergo Franzenshöhe ad una altitudine di 2188m s.l.m.; da qui abbiamo quindi imboccato il sentiero n. 14 che, attraversando il ghiacciaio, conduce al rifugio Borletti. Senza però spingerci così avanti, dopo poche decine di metri ci trovavamo finalmente immersi nella Natura del Parco, pur circondati ancora da una forte presenza antropica. A farla da padroni in questo ambiente sono i mughi ed i rododentri, ma erano numerose anche le piante di Gymnadenia odoratissima, piccola orchidea selvatica che si distingue da g. conopsea soprattutto per il forte profumo che ne caratterizza anche il nome.
La mattinata volgeva alla conclusione ed il meteo, che fino a quel momento ci aveva graziato, ha ben presto cambiato idea: all’ora di pranzo siamo stati salutati da numerosi scrosci di pioggia. Ci siamo quindi rifugiati nel bar del Franzenshöhe per qualche fetta di torta ed una bibita in compagnia.
Per certi versi le avverse condizioni meteo hanno inficiato le nostre aspirazioni di fotografare il paesaggio, reso grigio e piatto dal grigio del cielo. Ma di contro per la fotografia macro è stato un bene non avere luci dure a creare contrasti sui petali dei fiori o sulle ali delle farfalle, come si vede nella prossima immagine.
Dopo esserci rifocillati a dovere (sorvolando sui due panini che già mi ero divorato nel corso della mattinata :drop: ) abbiamo scrutato il cielo e discusso brevemente sul da farsi. C’è chi voleva rimanere lì nei dintorni per cercare di fotografare le marmotte che riempivano l’aria con i loro fischi; qualcun altro era invece dell’idea di salire fino al passo; altri ancora per scendere a Trafoi, in località Tre Fontane, dove il tempo sembrava un po’ più clemente.
Il gruppo si è quindi diviso: Anita, Max e Maurizio sono saliti al passo Stelvio dove sono rimasti quasi fino al tramonto, mentre il resto del gruppo è sceso a Trafoi dove le occasioni fotografiche certo non sono mancate.
Neanche dirlo, il mio soggetto principale erano ancora una volta le orchidee: pur mancando le bellissime scarpette di venere (Cypripedium calceolus), da tempo ormai sfiorite, mi sono invece concentrato sulle elleborine violacee (Epipactis rubiginosa), che qui ho scoperto crescere un po’ ovunque sul sedimento che si è formato lungo il torrente che scende lungo la vallata. Risalendo il sentiero che porta alla base delle cascate, tra pietrisco e mughi, queste orchidee sembrano aver trovato il loro habitat ideale!
Sempre in tema di orchidee, sono riuscito finalmente ad avere lo scatto “perfetto” (tra virgolette perché comunque si può sempre migliorare) di Listera ovata, orchidea di colore verde piuttosto complessa da documentare a causa dei fiori davvero molto piccoli. Ed infine, girando nei pressi della chiesetta, ho trovato un fazzoletto di terra ricoperto da sfagno su cui crescono diverse piantine di Pinguicola comune (Pinguicula vulgaris); queste ultime erano evidentemente già sfiorite, ma è un ottimo spunto per il prossimo anno. Senza contare l’effetto pittorico creato dalle foglie di queste piante carnivore nostrane sul manto ricoperto dal muschio…
La giornata per noi è volta al termine verso le 16.30, quando il gruppo sceso a Trafoi ha deciso di rientrare. Ma c’è chi alle 19.00 si trovava ancora lassù, a 2700m di quota, per realizzare un bellissimo timelapse!
Aldino, il regno delle orchidee
In Italia sono state censite quasi 200 diverse specie di orchidee selvatiche (fonte: Wikipedia), di cui almeno un terzo è presente sul territorio altoatesino; purtroppo sono assenti, o quantomeno rare, le vistose orchidee del genere Ophrys.
C’è però una zona della provincia che è particolarmente ricca di specie ed è quella che parte da Castelrotto e scende lungo la Valle dell’Adige fino a Salorno. Nella zona, caratterizzata da terreni calcarei particolarmente adatti alla maggior parte di orchidee, nei diversi periodi sono stati rilevati esemplari di quasi tutte le specie della provincia. E’ per questo che da due anni la Manifattura Fotografica, associazione fotografica di Bolzano guidata da Massimo Pisetta, organizza uscite nella zona di Aldino con la collaborazione delle guide del Geoparc Bletterbach. Nella zona che circonda il canyon è possibile ammirare tra l’altro anche Ophyrs insectifera, una delle poche del genere presenti sul nostro territorio.
Anche quest’anno, purtroppo, malgrado la disponibilità dell’associazione (di cui non sono socio), ho dovuto rinunciare all’uscita programmata; non volevo però perdermi di nuovo l’occasione e così una settimana più tardi, con le preziose indicazioni di Massimo, io e l’amico Paolo abbiamo svolto lo stesso percorso in autonomia.
Obiettivo principale dell’uscita erano le Traunsteinera globosa, in quanto Ophrys insectifera si trovava in un’altra zona dell’altopiano. Siamo comunque riusciti ad individuare diverse specie, tra cui Gymnadenia conopsea, Listera ovata, Traunsteinera globosa e vari esemplari del genere Dactylorhiza oltre naturalmente ad una grande varietà di fiori di cui la zona è particolarmente ricca.
Al di là dei positivi risultati fotografici, la zona merita davvero dal punto di vista paesaggistico e naturalistico. Ci troviamo infatti in luoghi dove la Natura è ancora preservata, a ridosso del Parco Naturale Monte Corno, e l’aria che “si respira” in questi luoghi e molto diversa da quella delle località turistiche più gettonate. Basti pensare che in tutta la mattinata, lungo il sentiero che attraversava i pascoli, non abbiamo incontrato nessuno pur essendo un caldo fine settimana di giugno.
Ma ecco qualche altra immagine della giornata…
Probabilmente girando di più e conoscendo meglio la zona avremmo potuto trovare altre specie, ma già così ho potuto aggiungerne un paio alla mia personale checklist. Prossimamente aggiungerò gli scatti migliori all’interno dell’apposita galleria.