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Fotografia naturalistica di Giorgio Perbellini
Fantasmi nel buio
Ore 4.00 del mattino di mercoledì, la sveglia suona e in meno di 20 minuti sono pronto: zaino fotografico, vestiario mimetico, impermeabile. Fuori pioviggina, ma l’appuntamento è troppo importante per rinunciare. Scendo e nel parcheggio c’è Anita con il suo Vito Marco Polo ad attendermi… si parte alla volta della Val Venosta.
Nonostante non ci sia traffico impieghiamo circa 1 ora e mezza ad arrivare a Trafoi, lungo la strada che porta al Passo dello Stelvio all’interno dell’omonimo parco nazionale.
Sono quasi le 6 del mattino… Anita spegne il furgone, apriamo i finestrini ed in silenzio rimaniamo qualche minuto ad ascoltare. Intorno a noi è tutto completamente buio ad eccezione delle luci del paesino e della chiesa che si trova poche decine di metri più avanti. Indossiamo gli scarponi, l’impermeabile, prepariamo l’attrezzatura e silenziosamente ci incamminiamo verso NaturaTrafoi, il centro visite in questa zona del parco.
Mentre percorriamo quel breve tratto di strada si cominciano a sentire le prime grida. Per me è in assoluto la prima volta e non vi è dubbio che se non sapessi di cosa si tratta sarei portato a pensare che sia il lamento di fantasmi che si aggirano nel buio della notte. Sono vicine, molto vicine, ben più di quanto mi aspettassi. La pioggia, che nel frattempo è arrivata anche qui, e la mancanza della luna per il cielo coperto contribuiscono a creare un’atmosfera ancora più spettrale.
Siamo alle porte del centro visite dove ci attende la guida Kurt che poco prima abbiamo visto arrivare con la sua auto. Nella penombra non riesco a distinguere i suoi tratti somatici per via del cappello verde che indossa per ripararsi dalla pioggia; l’unica cosa che riesco a percepire bene sono le mani segnate da anni di lavoro che reggono la prima di molte altre sigarette che fumerà durante il resto della mattinata. Mi presento sottovoce, Anita lo saluta (si sono già conosciuti la settimana prima) ed insieme prestiamo attenzione ai suoni che provengono dal prato… emozionante!
Ci spostiamo dall’altro lato dell’edificio. Kurt estrae un tubo di plastica a forma di cono e con nostra sorpresa inizia ad emettere gli stessi suoni che provengono dal prato. In men che non si dica si instaura un vero e proprio dialogo tra lui ed uno dei maschi dominanti che lentamente si avvicina a noi. Riusciamo quasi a scorgerlo nel buio, ma in breve si allontana e scende al fiume per risalire il pendio lungo il versante opposto, probabilmente seguito dalle femmine.
Questa è la mia primissima esperienza con il bramito del cervo e, nonostante non sia ovviamente riuscito a scattare nessuna foto in quei pochi minuti, non posso descrivere l’emozione che si prova nel sentire quel richiamo profondo che rieccheggia nel bosco.
La luce del giorno comincia a rischiarare il paesaggio nonostante il cielo plumbeo. Le cime del gruppo dell’Ortles sono parzialmente innevate con le nubi che ne lambiscono le pareti. Intorno a noi è calato il silenzio: i pochi suoni che si sentono sono lo scorrere del torrente ed i primi rumori del paese che si risveglia. Non si riesce ancora bene a distinguere il versante opposto della stretta valle, ma i cervi devono essere lì!
Passa ancora del tempo e finalmente la luce rischiara la vista. Osserviamo con attenzione la mugheta di fronte a noi e vediamo spuntare tra gli alberi spunta una prima femmina di cervo. Poco dopo ne individuiamo altre due ed un giovane. Pascolano lì, di fronte a noi seppur a debita distanza, ma stranamente non si vede nessun maschio; forse controlla il suo harem nascosto dietro ad un larice.
Sono quasi le 8 quando un bel maschio robusto si vede comparire brevemente sopra ad un costone. Sparisce quindi tra gli alberi e riappare poi di fronte a noi fermandosi con lo sguardo rivolto nella nostra direzione. Bellissimo!
Si fa ammirare per pochi secondi per poi sparire di nuovo; Anita riesce a scattargli qualche bella foto, mentre io mi mangerò le mani poco dopo perché la mia Canon 7D a 800 ISO non mi consente di avere la qualità di cui avrei bisogno. Senza contare peraltro che a questa sensibilità ISO e con un diaframma aperto a f/4 i tempi sono appena di 1/40″.
Una femmina si affaccia su di una piccola radura poco più a destra… sarà seguita dal maschio? Guardiamo bene attraverso i nostri obiettivi e scorgiamo il palco (o il “trofeo”, come lo chiama Kurt) tra i rami di un albero… eccolo di nuovo. Finalmente riesco a fotografarlo anch’io anche se sembra si diverta a giocare a nascondino.
Il concerto riprende e nuovamente la voce dei grossi maschi dominanti riempie l’aria.
Rimaniamo a Trafoi fino alle 11; Kurt, la guida, è sempre lì a farci compagnia e dimostra il suo incrollabile entusiamo nonostante possa godere di questo spettacolo della natura da moltissimi anni. «Porzelana!», esclama ripetutamente, «Quello è l’8! Ma dove è il 12?» (riferendosi alle punte del palco). E nel frattempo risponde a tutte le nostre domande sulle abitudini dei cervi, sulle loro caratteristiche fisiche, sul modo di avvicinarli, raccontandoci anche alcuni aneddoti di esperienze da lui vissute nel periodo del bramito.
Tirando le somme, al termine della mattinata (quasi sempre accompagnata da una leggera pioggerellina) avevamo visto con buona probabilità tutti i maschi presenti nella zona: 4 o 5, di cui uno molto giovane ancora al di fuori della giostra degli amori ma anche il tanto sospirato “12 punte” che si è fatto vedere proprio quando stavamo per andare via.
Esperienza bellissima, ma la speranza ora è quella di riuscire a fotografarli più da vicino allo stato selvatico (a differenza di molti scatti che, ci conferma lo stesso Kurt, sono fatti nei recinti). Il tempo del bramito si è quasi concluso… nel fine settimana faremo un ultimo tentativo, altrimenti l’appuntamento sarà rimandato al prossimo anno, magari con un pochino di esperienza in più.
Autunno in Val Senales
Fa un po’ strano parlare di autunno a inizio febbraio, ma chi mi segue saprà che i miei tempi non sono più quelli di una volta quando, dopo un’uscita fotografica, il giorno stesso pubblicavo nel mio blog il resoconto della giornata. Ad ogni buon conto nei giorni scorsi, dopo averle lasciate sedimentare per un paio di mesi nell’hard disk del mio Macbook, ho ripreso in mano le fotografie scattate in compagnia di Anita a metà ottobre in Val Senales poco sopra il lago di Vernago.
La giornata è iniziata in modo strano… le previsioni meteo non erano ottimali, cosa peraltro non nuova dato che il 2014 è stato uno degli anni più piovosi che io abbia vissuto in vita mia. Tutt’intorno a Merano le nuvole avvolgevano le montagne e lungo la strada della val Venosta la situazione non era migliore. Anita però era ottimista ed arrivati a destinazione ho dovuto darle ragione; mi aspettavo nebbia e pioggia mentre, al contrario, il tempo era decisamente migliore rispetto a Merano dove, a quanto mi è stato detto, si sono verificati diversi acquazzoni.
Dopo una ventina di minuti sotto una pioggerella quasi impercettibile, qualche accenno di azzurro si è fatto spazio tra le nuvole, regalandoci alla fine una mattinata piacevole e asciutta.
Nel mio zaino trovavano posto il 300mm, il grandangolo e il “tuttofare” 24-105. L’obiettivo principale era quello di fotografare la fauna locale: ci aspettavamo di trovare camosci, caprioli, marmotte (nonostante la stagione stesse ormai per giungere al termine), picchi ed in generale qualsiasi altro abitante dei boschi che l’ambiente avrebbe potuto offrirci.
Il posto, immerso nel Parco Naturale del Tessa, è particolarmente adatto agli incontri con gli animali, ma non abbiamo avuto troppa fortuna. Comunque lungo il cammino, su uno stretto sentiero che contempla dall’alto il Lago di Vernago, il silenzio del bosco era continuamente interrotto dal canto degli uccelli, alcuni conosciuti (picchi, cince, fringuelli, nocciolaie, …) ed altri a me completamente ignoti. Poi un incontro a distanza con un capriolo ed uno scoiattolo e le sue evoluzioni a pochi metri da noi.
Non ero mai stato in questa zona prima d’ora e ne sono rimasto piacevolmente colpito; il posto è affascinante e ci tornerei volentieri anche con la famiglia, anche se forse il tragitto (poco più di un km quello che abbiamo percorso) non è molto adatto per i bambini in quanto il sentiero è abbastanza stretto e taglia il pendio costeggiando a tratti un ripido versante (non molto pericoloso, ma c’è il rischio di ruzzolare per un bel po’).
Dopo circa 4 ore la nostra uscita è giunta al termine, ma prima di rientrare a Merano ci siamo fermati al maso Finailhof dove, oltre a gustare un ottimo piatto freddo tirolese, per assurdo ho scattato la maggior parte delle foto della giornata. Immerso in un paesaggio incantevole, reso ancora più affascinante dai colori autunnali, il Finailhof ospita numerosi animali quali mucche, capre, galline moroseta, faraone, maiali e gatti… un vero paradiso per i bambini e per chi vuole godersi un po’ della vita rurale.
E mentre fotografavo i gatti che si aggiravano intorno a noi in cerca di coccole (e magari di qualche bocconcino), la piccola Annika mi guardava incuriosita sbirciando dall’uscio della porta.
La giornata si è infine conclusa con una visita alle rive del Passirio dove, sotto la pioggia, abbiamo passato circa un’ora e mezza per seguire le evoluzioni del merlo acquaiolo e di alcune ballerine gialle.
Viaggio in Scozia – giorno 8
Pioggia, pioggia, pioggia. Quella di oggi è sicuramente stata la giornata più piovosa, con pochissimi momenti di tregua. Uno di questi è stato durante la visita al castello di Blair che, nonostante la nazionalità scozzese dell’ex primo ministro inglese, con Tony Blair non ha nulla a che fare.
Il castello, raggiunto dopo poco più di un’ora di viaggio, ci ha impressionato sia dentro che fuori: all’interno c’è una collezione di armi incredibile, tutte appartenute all’esercito dei duchi di Atholl (i duchi di Atholl sono gli unici in tutto il Regno Unito a poter disporre di un proprio esercito personale), oltre a stanze e quadri stupendi; all’esterno invece c’è un parco enorme e stupendo, inserito in un’enorme tenuta in cui trova spazio perfino un campeggio!
Il giro è proseguito per il paese di Dunkeld dove ci attendeva la visita alla cattedrale che è parzialmente in rovina, ma che nella parte ancora in piedi viene utilizzata per le quotidiane funzioni. All’interno della chiesa abbiamo assistito all’esebizione di una cantante in “Amazing grace“… ed in quel contesto ci ha fatto letteralmente venire la pelle d’oca. Immancabili, anche se un po’ macabre, le foto al circostante cimitero con relative croci celtiche.
Ulteriore tappa a Stirling, dove abbiamo visitato il castello che rispetto a quanto visto fino ad oggi un po’ ci ha deluso: da fuori è molto bello e caratteristico, ma gli interni sono spartani e parzialmente in fase di restauro. Dalle mura si apre la vista sulla città e sul monumento dedicato al famoso William Wallace.
Finalmente nel pomeriggio siamo arrivati ad Edimburgo, una città che ci ha tolto il fiato per la sua bellezza già dal giro panoramico che abbiamo fatto in pullman, prima di arrivare in albergo. Per il momento non ho scattato foto perché domani mattina Anna ci porterà a visitare il castello e poi avremo la giornata libera per ammirare le bellezze della città!
A proposito di albergo… alla fine del nostro viaggio abbiamo raggiunto il top! La stanza è grandissima, il bagno spazioso ed il servizio merita davvero le 4 stelle. Questa catena dei Mac Donald Hotels (la stessa dell’albergo ad Aviemore) è decisamente valida.
In compenso siamo un po’ preoccupati per il viaggio di ritorno… Già ieri in autobus si vociferava, ma non avevamo ben capito a cosa si riferivano alcuni nostri compagni di viaggio. Oggi, invece, accendendo la tv abbiamo saputo degli attentati sventati agli aeroporti di Londra e Glasgow… speriamo bene!
Viaggio in Scozia – giorno 4
Nonostante la stanza nelle “segrete” dell’hotel Dunollie, la scorsa notte abbiamo dormito bene, complice la stanchezza della lunghissima giornata. Oggi, per fortuna, abbiamo una stanza dignitosa anche se – apro una parentesi – abbiamo notato che in Scozia ogni albergo ha le medesime caratteristiche:
- i pavimenti sono sempre rivestiti da umida moquette
- i rubinetti del bagno sono divisi… i miscelatori non esistono!
- non esiste il bidet
- lo sciacquone del bagno va premuto 3 secondi (e con 3 dita), altrimenti non va…
E pensare che, secondo quanto ci ha detto Anna, la guida, sono stati proprio gli scozzesi ad inventare il water closet, altrimenti conosciuto come W.C.!
Ma passiamo al racconto della giornata…
Questa mattina abbiamo per prima cosa fatto il giro dell’intera Isola di Skye, il cui paesaggio tutto sommato è molto simile al resto della Scozia che fin qui abbiamo visto. Ci siamo fermati per un po’ di spese nella cittadina di Portree dove peraltro abbiamo familiarizzato con la pioggia scozzese: fina fina, ma talmente fitta che come inizia a piovere sei già bagnato dalla testa ai piedi.
Per il pranzo ci siamo fermati vicino al ponte che collega Skye alla terraferma e nel pomeriggio è stata la volta del Eilean Donan Castle, sul Loch Duich, diventato famoso per alcune scene del film Highlander che proprio qui sono state girate. Ad accoglierci c’era un suonatore di cornamusa vestito con il tradizionale costume scozzese (il kilt), mentre poco prima di andar via siamo rimasti un po’ tutti basiti quando 2 caccia britannici sono passati a non più di 50 metri d’altezza vicino al castello! 😯
Più tardi, poi, è stata la volta del famosissimo Loch Ness, dove non abbiamo visto il famoso mostro, ma le rovine del castello di Urquarth rese ancora più affascinanti da un arcobaleno che ci ha regalato delle belle emozioni…
Insofferenza…
Non è possibile! 2 settimane fa stavo male, non son andato a lavorare per 3 giorni e son dovuto rimanere chiuso in casa con un tempo fuori più che decente. Adesso che mi son preso una settimana di ferie… ovviamente piove!! Non che questo tempo non mi piaccia (adoro la pioggia), ma avevo tanti progetti per questi giorni che rischiano invece di rimanere sepolti.
Ad esempio domani avevo intenzione di prendere gli scarponi ed andarmene da solo a fare un giro, con tanto di zaino fotografico in spalla, per andare a fotografare le marmotte, ma le previsioni (vedi a lato) non mi danno grandi speranze. E per il resto della settimana… beh, giudicate voi!
Comincio a diventare insofferente… ho troppa voglia di uscire, troppe immagini già fissate nella mia testa! Speriamo che le previsioni siano sbagliate, anche se a guardare il cielo non ho molte speranze…
Niente bis :-(
Questa notte è piovuto… adesso non piove più, ma il capanno (che è fatto con una specie di telo di stoffa pesante) dev’essere imbevuto d’acqua e il terreno bagnato. E’ rimandato tutto al prossimo weekend. In compenso mi son fatto una bella dormita fino alle 11! :suspect: