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Fotografia naturalistica di Giorgio Perbellini
Il mio primo tortolino!
Approfitto di questa giornata in cui sono a casa con la gola pesantemente infiammata per raccontare quella che è stata una delle migliori uscite fotonaturalistiche degli ultimi anni.
Chi mi segue da tempo, probabilmente saprà che da oramai 4 anni nella prima metà di settembre mi reco costantemente a Merano 2000 in cerca di uno dei migratori più affascinanti che attraversano il nostro territorio: il Charadrius morinellus, meglio conosciuto come il nome comune di piviere tortolino.
Il primo tentativo l’ho fatto in compagnia di Giampiero Favero in occasione della “tre giorni del tortolino“, censimento nazionale dedicato proprio al nordico limicolo; nei due anni successivi, invece, in compagnia dell’immancabile Stefano Andretta. Tentativi andati a vuoto… almeno fino a quest’anno!
Ma andiamo con ordine e vediamo prima la scheda del piviere tortolino.
Il Charadrius morinellus, conosciuto con il nome comune di piviere tortolino o piviere tortolino eurasiatico, è un piccolo uccello limicolo che nidifica in zone a bassa pendenza nella tundra o in zone montane con vegetazione scarsa o assente e presenza di pietraie e rocce affioranti. E’ specie tipicamente migratrice che sverna nelle regioni desertiche dell’Africa settentrionale e del Medio Oriente. Nel nostro Paese è piuttosto raro da vedere: sono conosciuti solo due siti di nidificazione in Italia, mentre può essere osservato abbastanza regolarmente durante il periodo migratorio (tra la fine di agosto e la metà di settembre) anche se le osservazioni sono tuttaltro che semplici dato l’ambiente in cui è solito sostare, mai sotto i 2000-2200 metri di altitudine. Si nutre prevalentemente di insetti (cavallette, coleotteri), ma non disdegna alcune piante tipiche dell’ambiente di alta quota.
A differenza di molti altri rappresentanti dell’avifauna, è piuttosto confidente nei confronti dell’uomo e per questo viene considerata una specie estremamente vulnerabile. Anche per questo motivo non voglio dare indicazioni troppo precise sul luogo di avvistamento…
Dalla breve descrizione fatta qui sopra, forse si capisce quale sia il motivo che i questi ultimi anni mi ha spinto alla sua ricerca. E finalmente, dopo 3 anni anni di uscite andate a vuoto, ho avuto l’enorme piacere di incontrarlo, proprio lì dove io e Stefano ci aspettavamo che fosse. Un unico esemplare giovane, ma l’emozione è stata comunque molto forte.
La giornata del 12 settembre (da appuntare sul calendario!) è iniziata nel migliore dei modi, con un piccolo gruppetto di cince dal ciuffo che ci ha accolto sulla strada non appena scesi dalla cabinovia che da Falzeben porta a Merano 2000. Luce poco adatta a fotografarle, ma ci sono state comunque di buon auspicio!
Salendo di quota abbiamo avuto il secondo – anche se breve – incontro della giornata: una grossa lepre che, subito accortasi della nostra presenza, si è dileguata in mezzo ai rododendri. Quasi impossibile fotografarla, ma già la vista di questi sfuggenti abitanti della montagna, sempre più rari, è qualcosa che riempie il cuore di gioia.
Arrivati finalmente nei pressi della meta, lungo il sentiero ho notato un uccello che si muoveva sull’erba, più grande dei soliti spioncelli e culbianchi che eravamo soliti incontrare. L’ho subito indicato a Stefano che dopo averlo guardato per un attimo col suo binocolo mi ha guardato ed ha esclamato: «Bravo! E’ lui!».
Da quel momento è iniziato un’estenuante “inseguimento” nella speranza, conoscendo la sua innata confidenza, di riuscire ad avvicinarci a sufficienza per fotografarlo. Non volevamo farlo scappare, quindi per qualche ora ci siamo lentamente avvicinati assecondando le sue scorribande in lungo e in largo per i prati senza disturbarlo troppo; l’abbiamo osservato mentre si alimentava con cavallette ed altri piccoli insetti e finalmente dopo un paio di ore eravamo sufficientemente vicini per riuscire a portare a casa delle belle immagini. Ma che fatica!
Intorno alle 14.00 eravamo ormai a 4-5 metri da lui, forse meno e le soddisfazioni non sono mancate. Alla fine della giornata ho portato a casa oltre 400 scatti che piano piano sto cercando di sistemare. Quelli che seguono sono solo una piccola selezione, mentre a breve conto di caricarle sul sito in dimensioni maggiori, anche se sono ancora indeciso se inserirle nella galleria “Avifauna” o creare appositamente una sezione monografica…
Come ho detto all’inizio, ritengo di poter dire con soddisfazione che questa uscita è stata una delle più riuscite… in assoluto probabilmente. Ho portato a casa delle immagini di cui sono finalmente orgoglioso e che mi hanno dato una nuova carica d’entusiasmo che negli ultimi tempi, forse, era andato un po’ in decrescendo. Nell’insieme la checklist delle specie osservate è la seguente:
- Piviere tortolino (Charadrius morinellus)
- Corvo imperiale (Corvus corax)
- Cincia dal ciuffo (Parus cristatus)
- Lepre variabile (Lepus timidus) in abito estivo
- Marmotta (Marmota marmota)
- Spioncello (Anthus spinoletta)
- Culbianco (Oenanthe oenanthe)
- Codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros)
- Cornacchia (Corvus corone)
- Gheppio (Falco tinnunculus)
Ringrazio nuovamente Stefano per le preziose informazioni e per la bellissima giornata trascorsa insieme. E naturalmente… ci vediamo l’anno prossimo tortolino!
Una tre giorni da dimenticare
Era da un anno aspettavo la “tre giorni del tortolino“… un monitoraggio a livello nazionale, organizzato da EBN Italia, sulla presenza nelle nostre montagne del mitico Charadrius morinellus, meglio conosciuto come piviere tortolino.
Tra le molte specie di uccelli migratori che si fermano nel nostro Paese in questo periodo dell’anno, il tortolino è forse una delle più affascinanti; un po’ per l’eleganza di questo piccolo limicolo, un po’ per l’habitat in cui lo si può osservare che richiama i freddi paesaggi nordici dove trascorre l’estate. Rispetto alla maggior parte dei limicoli, infatti, il tortolino in Italia può essere osservato solo ad alte quote, tra i 2000 e i 2400 metri di altitudine dove i pascoli lasciano lo spazio all’ambiente della tundra.
Insieme all’amico Stefano Andretta, sabato mattina (giorno in cui ho dato la mia disponibilità per il monitoraggio) ci siamo diretti alla volta di Merano 2000, uno dei siti scelti per il monitoraggio dove 7 giorni prima proprio Stefano ha potuto osservare e fotografare 2 esemplari (N.B.: per ovvi motivi l’ubicazione precisa non può essere divulgata).
La giornata però non si è rivelata per positiva… anzi, per molti versi è stata proprio da dimenticare! Da subito le condizioni meteo non sono parse essere buone e, vista dal basso, la zona del monitoraggio era letteralmente immersa nella nebbia. Ma le cose strada facendo sono peggiorate… ben presto siamo stati assaliti da un vento gelido che, unito alla nebbia, ci ha fatto vivere un’atmosfera surreale.
Ma le sorprese, purtroppo, non erano ancora finite. A poco più di 10 minuti dalla nostra meta, forse per la stanchezza della settimana appena trascorsa, forse per l’altitudine, forse per le condizioni meteo particolarmente avverse sono stato colto da un attacco di tachicardia (da almeno 250-300 bpm) durato una decina di minuti. Fortunatamente oramai so di avere questo problema e quindi non mi agito più di tanto quando succede…
Inutile dire che i tortolini sono passati in secondo piano, mentre una volta passato il peggio ci siamo diretti al rifugio più vicino dove io sono rimasto a riposare mentre Stefano raggiungeva il luogo del rilevamento, senza peraltro osservare alcun esemplare di tortolino.
Nel corso della giornata ho scattato qualche foto, ma prevalentemente per documentare il maltempo che ci ha accolti…
A risollevarci il morale, ormai sulla strada del ritorno, il ritrovamento quasi casuale di una buona quantità di finferli (o gallinacci) che sono senza dubbio il fungo che preferisco. Ma la giornata si può dire essere stata tuttaltro che positiva…
Attraversando il bosco, un piccolo contentino fotografico è arrivato da questi bei fiori di cardo illuminati da un sole tenue che nel frattempo si è aperto un varco tra le fitte nubi.